La falsa contrapposizione tra scienza e fede. Creazione ed evoluzione concetti complementari
Nell’articolo “La falsa contrapposizione tra scienza e fede. Creazione ed evoluzione concetti complementari“ pubblicato sull’Osservatore Romano purtroppo già fin dall’inizio inizia a non essere ben chiara (né sincera) l’autonomia concessa alla scienza (“il riconoscimento da parte della Chiesa della legittima autonomia della scienza quando si muove nel suo campo e con i suoi metodi“) che non resiste per più di […]
Nell’articolo “La falsa contrapposizione tra scienza e fede. Creazione ed evoluzione concetti complementari“ pubblicato sull’Osservatore Romano purtroppo già fin dall’inizio inizia a non essere ben chiara (né sincera) l’autonomia concessa alla scienza (“il riconoscimento da parte della Chiesa della legittima autonomia della scienza quando si muove nel suo campo e con i suoi metodi“) che non resiste per più di mezza riga di testo (“le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Iddio”); e senza nemmeno sentire l’esigenza di dare alcuna spiegazione sulla subordinazione della scienza alla filosofia e poi alla teologia, già confermata chiaramente anche da GP2 nel documento del 1996 in cui pur ammetteva (e F.Facchini qui lo conferma, in contrasto con il Card.Schonborn) di riconoscere finalmente che quella di Darwin non era solo un’ipotesi, ma era una teoria valida per spiegare l’evoluzione degli esseri viventi da un organismo primitivo.
Dopo aver negato l’autonomia della scienza .. la si mette anche in guardia (“va riconosciuta da parte della scienza analoga autonomia agli insegnamenti della fede”); sembra corretto e utile che da un po’ di tempo qualcuno provi a fare analisi di tipo naturalistico anche sulle diverse religioni.
Non è chiaro più avanti il motivo per cui si distingua fra la “teoria dell’evoluzione” (accettata da GP2 nel 1996) e il fatto dell’“evoluzione”, ammessa molto chiaramente anche nel 2004 dall’attuale papa, che non vuole accettare, dopo 150 anni di conferme, la teoria dell’evoluzione; in questo modo però si evidenzia, per chi lo capisce, il contrasto fra le posizioni dei due ultimi papi uno dei quali non cita la teoria dell’evoluzione, forse cercando di impedire che “spetti alla scienza indagare sulla formazione dell’universo e della vita, compresa la forma umana”. Da apprezzare e appoggiare un invito rivolto presumibilmente al Papa, anche se quello di F.Collins riferito al Papa da P.Cantalamessa era più chiaro e perfino quasi minaccioso: “Non sarebbe corretto rifiutare una teoria scientifica – ad esempio il darwinismo – perché non si condividono le deduzioni che alcuni vorrebbero trarne in campo filosofico” C’è poi addirittura una citazione importante e rarissima della lettera spedita nel 1988 da GP2 all’astronomo gesuita P.Coyne, cosi sintetizzata: “il Papa si soffermava sulle possibilità e sul significato di un dialogo fecondo tra scienza e teologia”; in realtà il Papa faceva notare invece come queste possibilità fossero ben scarse senza importanti cambiamenti nella cultura della chiesa (“dobbiamo superare ogni tendenza regressiva che porti verso forme di riduzionismo unilaterale, di paura e di autoisolamento”) e nel modo di vedere la scienza: “Gli sviluppi odierni della scienza provocano la teologia molto … profondamente … questi sviluppi offrono alla teologia una risorsa potenziale importante … perché non potremmo sperare che le scienze di oggi, unitamente a tutte le forme del sapere umano, possano corroborare e dar forma a quelle parti della teologia riguardanti i rapporti tra natura, umanità e Dio?”. E’ impressionante notare come in quel documento di 20 anni fa si sottolineassero i pregi e non i “limiti della scienza” anche se lascerebbero spazio alla teologia che, come invece leggiamo in questo documento, sembrerebbe trarre vantaggio dal fatto che ”le scienze empiriche … non possano rispondere a tutti gli interrogativi che si pongono circa la realtà che ci circonda”.
Con questa premessa è facile che qualcuno voglia confrontare l’utilità delle risposte basate sulla scienza e sulla teologia. Ci sono poi frasi che troviamo ripetute anche dai profeti dell’Intelligent Design, come Behe, a cui il metodo scientifico va stretto e vorrebbero anche loro una ragione un po’ allargata: “La struttura della materia, l’armonia delle leggi e delle proprietà degli esseri viventi rimandano a una ragione creatrice e ordinatrice. Ciò può essere affermato come conclusione logica, anche se non ha i caratteri di una dimostrazione scientifica”.
Il Papa a Regensburg aveva fatto capire che invece la “robustezza” delle “dimostrazioni scientifiche” lo preoccupava, essendo alla base della debolezza attuale della filosofia e della teologia, e disse che si sarebbe impegnato a criticarle per far rifiorire queste discipline fondamentali per il benessere delle religioni. Sul problema, poi affrontato, della creazione, F.Facchini suggerisce correttamente di escludere dalle discussioni sull’evoluzione; forse sarebbe allora più corretto, più che un confronto con la scienza, che per ora ha proposte serie solo per quanto riguarda l’evoluzione e i suoi meccanismi, un confronto con le altre religioni, che sono ben più preparate a discuterne.
Strano a questo proposito l’invito (contenuto nel programma del convegno) a presentare comunicazioni sulla creazione “ab nihilo” al prossimo convegno in Vaticano in novembre sull’evoluzione dell’universo e della vita (“SCIENTIFIC INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE”). Probabilmente l’abate Spallanzani non potrà presentare i risultati delle sue ricerche, ma sarà presente Cavalli Sforza e potrà raccontare qualcosa anche sulle precedenti ricerche di Redi e sulle successive conferme di Pasteur … [i secoli passano inutilmente? Bisogna invitare anche Randi ai convegni?]
Molte affermazioni presenti nell’articolo spesso purtroppo non vengono spiegate; sarebbe molto utile nel caso qualcuno, magari uno scienziato, fosse curioso di sapere perché si è certi di quello che si dice, quali prove ci sono. Probabilmente chiunque vorrebbe sapere perché: · “La struttura della materia, l’armonia delle leggi e delle proprietà degli esseri viventi rimandano a una ragione creatrice e ordinatrice” · “il concetto di creazione, che, come si è visto, non è una categoria scientifica, ma filosofica e teologica.” [viene quindin insegnata filosofia ai bambini di tre anni!?] · “l’uomo, non è riducibile a un primate superiore” · “la religione può purificare la scienza dall’idolatria” · “il mondo, anche quello che si è venuto formando nel tempo per processi evolutivi, abbia un senso nel suo insieme e risponda a un disegno del Creatore” Apprezzabile comunque il tentativo di separare il più possibile creazione da evoluzione; della prima si occuperebbe la teologia e della seconda la scienza. E senza interferenze e critiche ideologiche rive di un precedente lavoro sperimentale. Allora è quindi probabilmente un auspicio mascherato quello contenuto nella frase “il magistero della Chiesa ha evitato ed evita la spiegazione delle modalità con cui può essersi realizzata nel tempo l’evoluzione, le sue cause e i suoi meccanismi. Spetta alla scienza indagare sulla formazione dell’universo e della vita, compresa la forma umana”. Se, nonostante i tempi dei verbi usati, questa è la situazione che vivremo in futuro, o se queste saranno le conclusioni che F.Facchini anticipa del prossimo convegno del marzo 2009 organizzato da mons.Ravasi, non si può che essere contenti. L’esperienza passata è infatti diversa e si è visto uno strano interesse incontrollabile alle critiche alle “spiegazioni delle modalità”, basti pensare all’insofferenza viscerale verso il ruolo del caso, nonostante l’abate Mendel abbia dato un notevole contributo a dimostrarne l’importanza come meccanismo evolutivo.
Curiosa ma anche preoccupante l’ultima frase “La creazione viene affermata, nella Bibbia, come nel magistero, specialmente nel catechismo della Chiesa Cattolica, ma non si dice come sia avvenuta”. E’ forse la frase finale più adatta per un articolo che coraggiosamente cita la lettera a P.Coyne – sull’inadeguatezza e l’impreparazione della chiesa che impedisce di trarre vantaggio (sempre che interessi e sia utile) dal confronto con la scienza – e perfino la separazione prevista dai “non overlappinga magisteria” di Stephen J. Gould. In effetti le utime parole, come sospese nel vuoto, evocano il ricordo dei bei tempi in cui ci si accontentava dei PERCHE’ senza i COME … Galileo non era ancor nato … il metodo scientifico non aveva ancora dimostrato quanto fosse facile e vantaggioso spiegare i PERCHE’ solo dopo aver dimostrato i COME. [Si può qui ricitare le speranze (e non solo le critiche) presenti nella lettera di GP2 a P.Coyne? “perché non potremmo sperare che le scienze di oggi, unitamente a tutte le forme del sapere umano, possano corroborare e dar forma a quelle parti della teologia riguardanti i rapporti tra natura, umanità e Dio?”. O è meglio citare Lc:9,60?] Tratto da L’ANTIEVOLUZIONISMO IN ITALIA, il blog di Daniele Formenti
Non è chiaro più avanti il motivo per cui si distingua fra la “teoria dell’evoluzione” (accettata da GP2 nel 1996) e il fatto dell’“evoluzione”, ammessa molto chiaramente anche nel 2004 dall’attuale papa, che non vuole accettare, dopo 150 anni di conferme, la teoria dell’evoluzione; in questo modo però si evidenzia, per chi lo capisce, il contrasto fra le posizioni dei due ultimi papi uno dei quali non cita la teoria dell’evoluzione, forse cercando di impedire che “spetti alla scienza indagare sulla formazione dell’universo e della vita, compresa la forma umana”. Da apprezzare e appoggiare un invito rivolto presumibilmente al Papa, anche se quello di F.Collins riferito al Papa da P.Cantalamessa era più chiaro e perfino quasi minaccioso: “Non sarebbe corretto rifiutare una teoria scientifica – ad esempio il darwinismo – perché non si condividono le deduzioni che alcuni vorrebbero trarne in campo filosofico” C’è poi addirittura una citazione importante e rarissima della lettera spedita nel 1988 da GP2 all’astronomo gesuita P.Coyne, cosi sintetizzata: “il Papa si soffermava sulle possibilità e sul significato di un dialogo fecondo tra scienza e teologia”; in realtà il Papa faceva notare invece come queste possibilità fossero ben scarse senza importanti cambiamenti nella cultura della chiesa (“dobbiamo superare ogni tendenza regressiva che porti verso forme di riduzionismo unilaterale, di paura e di autoisolamento”) e nel modo di vedere la scienza: “Gli sviluppi odierni della scienza provocano la teologia molto … profondamente … questi sviluppi offrono alla teologia una risorsa potenziale importante … perché non potremmo sperare che le scienze di oggi, unitamente a tutte le forme del sapere umano, possano corroborare e dar forma a quelle parti della teologia riguardanti i rapporti tra natura, umanità e Dio?”. E’ impressionante notare come in quel documento di 20 anni fa si sottolineassero i pregi e non i “limiti della scienza” anche se lascerebbero spazio alla teologia che, come invece leggiamo in questo documento, sembrerebbe trarre vantaggio dal fatto che ”le scienze empiriche … non possano rispondere a tutti gli interrogativi che si pongono circa la realtà che ci circonda”.
Con questa premessa è facile che qualcuno voglia confrontare l’utilità delle risposte basate sulla scienza e sulla teologia. Ci sono poi frasi che troviamo ripetute anche dai profeti dell’Intelligent Design, come Behe, a cui il metodo scientifico va stretto e vorrebbero anche loro una ragione un po’ allargata: “La struttura della materia, l’armonia delle leggi e delle proprietà degli esseri viventi rimandano a una ragione creatrice e ordinatrice. Ciò può essere affermato come conclusione logica, anche se non ha i caratteri di una dimostrazione scientifica”.
Il Papa a Regensburg aveva fatto capire che invece la “robustezza” delle “dimostrazioni scientifiche” lo preoccupava, essendo alla base della debolezza attuale della filosofia e della teologia, e disse che si sarebbe impegnato a criticarle per far rifiorire queste discipline fondamentali per il benessere delle religioni. Sul problema, poi affrontato, della creazione, F.Facchini suggerisce correttamente di escludere dalle discussioni sull’evoluzione; forse sarebbe allora più corretto, più che un confronto con la scienza, che per ora ha proposte serie solo per quanto riguarda l’evoluzione e i suoi meccanismi, un confronto con le altre religioni, che sono ben più preparate a discuterne.
Strano a questo proposito l’invito (contenuto nel programma del convegno) a presentare comunicazioni sulla creazione “ab nihilo” al prossimo convegno in Vaticano in novembre sull’evoluzione dell’universo e della vita (“SCIENTIFIC INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE”). Probabilmente l’abate Spallanzani non potrà presentare i risultati delle sue ricerche, ma sarà presente Cavalli Sforza e potrà raccontare qualcosa anche sulle precedenti ricerche di Redi e sulle successive conferme di Pasteur … [i secoli passano inutilmente? Bisogna invitare anche Randi ai convegni?]
Molte affermazioni presenti nell’articolo spesso purtroppo non vengono spiegate; sarebbe molto utile nel caso qualcuno, magari uno scienziato, fosse curioso di sapere perché si è certi di quello che si dice, quali prove ci sono. Probabilmente chiunque vorrebbe sapere perché: · “La struttura della materia, l’armonia delle leggi e delle proprietà degli esseri viventi rimandano a una ragione creatrice e ordinatrice” · “il concetto di creazione, che, come si è visto, non è una categoria scientifica, ma filosofica e teologica.” [viene quindin insegnata filosofia ai bambini di tre anni!?] · “l’uomo, non è riducibile a un primate superiore” · “la religione può purificare la scienza dall’idolatria” · “il mondo, anche quello che si è venuto formando nel tempo per processi evolutivi, abbia un senso nel suo insieme e risponda a un disegno del Creatore” Apprezzabile comunque il tentativo di separare il più possibile creazione da evoluzione; della prima si occuperebbe la teologia e della seconda la scienza. E senza interferenze e critiche ideologiche rive di un precedente lavoro sperimentale. Allora è quindi probabilmente un auspicio mascherato quello contenuto nella frase “il magistero della Chiesa ha evitato ed evita la spiegazione delle modalità con cui può essersi realizzata nel tempo l’evoluzione, le sue cause e i suoi meccanismi. Spetta alla scienza indagare sulla formazione dell’universo e della vita, compresa la forma umana”. Se, nonostante i tempi dei verbi usati, questa è la situazione che vivremo in futuro, o se queste saranno le conclusioni che F.Facchini anticipa del prossimo convegno del marzo 2009 organizzato da mons.Ravasi, non si può che essere contenti. L’esperienza passata è infatti diversa e si è visto uno strano interesse incontrollabile alle critiche alle “spiegazioni delle modalità”, basti pensare all’insofferenza viscerale verso il ruolo del caso, nonostante l’abate Mendel abbia dato un notevole contributo a dimostrarne l’importanza come meccanismo evolutivo.
Curiosa ma anche preoccupante l’ultima frase “La creazione viene affermata, nella Bibbia, come nel magistero, specialmente nel catechismo della Chiesa Cattolica, ma non si dice come sia avvenuta”. E’ forse la frase finale più adatta per un articolo che coraggiosamente cita la lettera a P.Coyne – sull’inadeguatezza e l’impreparazione della chiesa che impedisce di trarre vantaggio (sempre che interessi e sia utile) dal confronto con la scienza – e perfino la separazione prevista dai “non overlappinga magisteria” di Stephen J. Gould. In effetti le utime parole, come sospese nel vuoto, evocano il ricordo dei bei tempi in cui ci si accontentava dei PERCHE’ senza i COME … Galileo non era ancor nato … il metodo scientifico non aveva ancora dimostrato quanto fosse facile e vantaggioso spiegare i PERCHE’ solo dopo aver dimostrato i COME. [Si può qui ricitare le speranze (e non solo le critiche) presenti nella lettera di GP2 a P.Coyne? “perché non potremmo sperare che le scienze di oggi, unitamente a tutte le forme del sapere umano, possano corroborare e dar forma a quelle parti della teologia riguardanti i rapporti tra natura, umanità e Dio?”. O è meglio citare Lc:9,60?] Tratto da L’ANTIEVOLUZIONISMO IN ITALIA, il blog di Daniele Formenti