La scomparsa dei Neandertal: e se fossero stati i vulcani?

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Che fine hanno fatto i Neandertal? Una delle domanda più difficili da rispondere e tra quelle più dibattute ancora oggi potrebbe ricevere una risposta parziale dalla ricerca pubblicata su Current Anthropology da Golovanova e colleghi: un periodo di intensa attività vulcanica intorno a 40.000 anni fa potrebbe difatti spiegare almeno per quanto riguarda l’area europea come mai i nostri “cugini” […]


Che fine hanno fatto i Neandertal? Una delle domanda più difficili da rispondere e tra quelle più dibattute ancora oggi potrebbe ricevere una risposta parziale dalla ricerca pubblicata su Current Anthropology da Golovanova e colleghi: un periodo di intensa attività vulcanica intorno a 40.000 anni fa potrebbe difatti spiegare almeno per quanto riguarda l’area europea come mai i nostri “cugini” abbiano lasciato il posto ai primi sapiens giunti nel Vecchio Continente. Non è la prima volta che cause ambientali vengono invocate a riguardo, e se è vero che in passato si è spesso ritenuto che non vi fossero sufficienti dati a sostegno di questa ipotesi questo studio potrebbe cambiare le carte in tavola.

 

La cava di Mezmaiskaya, situata a nordest del mar nero nel caucaso nordoccidentale, è al centro del modello proposto dal team di scienziati dell’università di San Pietroburgo per spiegare l’estinzione dei Neandertal europei; proprio in questo siti difatti si trovano evidenti traccie di una notevole attività vulcanica e dell’impatto che questa può avere avuto sui Neanderthal e sul loro habitat. Due differenti strati di cenere vulcanica presenti in sito, risalenti a 40.000 anni fa, segnano difatti il passaggio (rilevato dalla differenza nella concentrazione dei pollini) a un clima decisamente più freddo e secco: dopo la seconda di queste due eruzioni, inoltre, non vi è più alcuna traccia di presenza Neandertal. Questi due strati corrispondono cronologicamente a eruzioni vulcaniche avvenute in Campania nelle montagne del Caucaso sempre attorno ai 40.000 anni fa, e se questa intensa e contemporanea attività vulcanica avesse dato luogo a un “inverno vulcanico” per via delle nubi formate dalle ceneri? Questa è l’ipotesi del gruppo di ricercatori, che credono sia avvenuto proprio un drastico mutamento nel clima e di conseguenza nelle fonti di approvvigionamento, animali e piante, dei Neandertal.

 

Per poter concludere però che nell’area europea la causa più rilevante dell’estinzione Neandertal sia questa intensa attività vulcanica bisogna dare conto della presenza di resti attribuiti a questa specie di molti millenni posteriori, motivo per il quale in passato si era tendenzialmente esclusa questa ipotesi pur se già si sapeva delle frequenti eruzioni avvenute intorno a 40.000 anni fa. Gli autori di questa ricerca affrontano questo punto facendo notare come gli esemplari più recenti, Vindijia e Mezmaiskaya, abbiano mostrato problemi di contaminazione e siano di datazione incerta; anche gli altri esemplari risalenti al periodo 40.000-30.000 anni fa richiedono quindi per gli autori nuove verifiche e migliori datazioni.

 

Dopo tante speculazioni sulla lotta tra i Neandertal e la nostra specie, dopo aver tirato in ballo addirittura la caccia dei primi a opera dei secondi, dopo aver congetturato su chi fosse più intelligente, forte, abile a sopravvivere, dopo tutto questo ci si deve infine “accontentare” di una spiegazione ecologica, perlomeno per l’area europea? Lo studio ovviamente non è conclusivo, e molti specialsiti, tra cui per esempio Zilhao, si dicono dubbiosi, tuttavia quest’ipotesi che era stata più o meno accantonata in tempi recenti va perlomeno ripresa in considerazione.

 

Marco Michelutto

 

 

Riferimenti:

Liubov Vitaliena Golovanova, Vladimir Borisovich Doronichev, Naomi Elancia Cleghorn, Marianna Alekseevna Koulkova, Tatiana Valentinovna Sapelko, and M. Steven Shackley. “Significance of Ecological Factors in the Middle to Upper Paleolithic TransitionCurrent Anthropology”, 2010; 51 (5): 655 DOI: 10.1086/656185