La strana coda dei dinosauri di Trieste

La scarsa disponibilità di acqua dolce in un ambiente carsico del tardo Cretacico fu responsabile dell’origine di una lunga e particolare coda nei dinosauri adrosauroidi ritrovati nelle rocce del Carso

Nei primi anni Novanta del secolo scorso vennero ritrovati sul carso triestino i primi resti fossili di una nuova specie di dinosauro fino ad allora ignota. Si trattava di una specie di piccolo erbivoro ornitisco strettamente imparentata con gli adrosauri, ma sufficientemente differente dai membri di questa famiglia da venir considerato un adrosauroidie. Alla scoperta di un primo individuo quasi completo nel 1994 ne seguirono altre, portando alla classificazione di una nuova specie battezzata Tethyshadros insularis.

Ritrovati nelle laminiti calcaree cretacee del giacimento paleontologico del Villaggio del Pescatore, in provincia di Trieste, questi dinosauri evidenziavano, già dai primi studi, caratteristiche uniche, tra cui le ridotte dimensioni, che fecero pensare a un caso di nanismo insulare. Questo ed altri tratti distintivi furono infatti attribuiti inizialmente all’insularità della specie, in quanto essa viveva in una delle isole dell’arcipelago esistente circa 70 milioni di anni fa al posto dell’attuale continente europeo. Tra tutte spiccavano soprattutto le importanti dimensioni della coda, lunga quasi il 56% dell’intero corpo e terminante come una sorta di frusta.

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, condotto dal dott. Fabio Marco Dalla Vecchia, curatore del Museo Speleo-paleontologico di Monfalcone, queste particolari dimensioni della coda, assieme alla struttura delle zampe posteriori, dipenderebbero invece dall’adattamento di questa specie alle caratteristiche tipiche dell’ambiente in cui viveva.

Questi dinosauri vivevano sulla parte emergente di una piattaforma carbonatica poco profonda, parte di un ambiente carsico similare a quello di oggi ma con un clima tropicale e umido, considerato che tutta la regione si trovava allora molto più vicina all’Equatore. A condizionare fortemente gli ambienti carsici è la costante scarsità di acqua dolce in superficie, dovuta alla fitta rete idrografica sotterranea che si forma tramite fratture naturali e aperture nella roccia calcarea, ampliate dall’azione erosiva chimica e meccanica dell’acqua.

Lo studio suggerisce che la particolare morfologia della coda potesse essere un adattamento all’ambiente arido in cui viveva. Lo spostamento all’indietro del primo arco emale e l’allungamento concomitante dell’ischio indurrebbero uno spostamento anche dell’apparato escretore e degli organi copulatori. Ne risulterebbe così anche un allungamento del tratto terminale dell’intestino e della cloaca dando a questi dinosauri la possibilità trattenere più a lungo i liquidi nel colon per riassorbirne l’acqua contenuta. Questo si affiancherebbe ad uno spostamento anche degli organi riproduttivi con un allungamento degli ovidotti nelle femmine (supponendo che ne avessero due come i coccodrilli) che indicherebbe la disponibilità di più spazio per un maggior numero di uova fecondate. Un complesso di variazioni che suggerirebbero la propensione a far crescere la prole principalmente durante le stagioni con maggiore disponibilità d’acqua.

All’ interazione con l’ambiente si dovrebbero poi anche tutte le caratteristiche morfologiche che influenzavano la sua particolare locomozione, che era prevalentemente quadrupede, ma occasionalmente anche bipede. La lunga coda dava probabilmente a questa specie l’equilibrio necessario per muoversi anche sulle sole zampe posteriori, ricordando più un teropode che un adrosauro. Si nota in essa un irrigidimento parziale dato dalla presenza nella parte prossimale di tendini calcificati al quale si affiancano femori più corti delle tibie e dimensioni del piede relativamente grandi rispetto alla zampa. Una coda irrigidita, assieme alla struttura delle zampe posteriori e potenti muscoli caudofemorali gli avrebbero così conferito la capacità di muoversi agilmente anche su terreni carsici, tipicamente accidentati. Un tipo di terreni contrassegnati dal continuo emergere di rocce irregolari dal suolo, dislivelli e cavità che potevano ospitare cenote, principali fonti d’acqua dolce disponibili per molti mesi l’anno che è probabile abbiano infine fornito ai resti di questi dinosauri anche l’ambiente perfetto per fossilizzare.

Fonte:
Fabio M. Dalla Vecchia. The unusual tail of Thetyshadros insularis (Dinosauria, Hadrosauroidea) from the Adriatic island of the European archipelago. Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, published online on August 5, 2020

Immagine credit: M. Auditore, Fabio Marco Dalla Vecchia