La vicenda di Giuseppe Camillo Giordano

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Recensione di Peter Zeller (UNIFG) di “La vicenda di Giuseppe Camillo Giordano. Frammenti d’erbario di un botanico romantico” di Gianni Palumbo

Titolo: La vicenda di Giuseppe Camillo Giordano. Frammenti d’erbario di un botanico romantico”
Autore: Gianni Palumbo
Anno di pubblicazione 2014
Editore: Adda Editore
Collana: Naturalia 2
Formato: 17×24, brossura con alette
Illustrazioni: b/n e colore
Pagine: 180
Questo secondo volume della collana “Naturalia” voluta dall’editore Giacomo Adda si inserisce con grande naturalezza nel discorso che i suoi proponenti (a cominciare dallo scrivente) desideravano avviare: riportare alla luce attraverso il recupero paziente ed accurato delle testimonianze, degli scritti, dei “frammenti” (a volte solo quelli), la memoria di una stagione di ricerca e osservazioni che fu per la scienza fra fine ‘800 e inizi ‘900 un’epoca felice, anche se dovette confrontarsi con la scarsità dei mezzi e l’indifferenza, se non l’ostilità, di un ambiente chiuso ai nuovi fermenti e alle nascenti prospettive. Questo significò per tanti studiosi meridionali che avevano eletto in Napoli il loro ideale punto di riferimento l’essere esposti ad un destino di maggiori difficoltà, talora di incomprensioni, mentre la memoria della loro opera si faceva evanescente perché non adeguatamente coltivata e apprezzata. 
Giuseppe Camillo Giordano, botanico lucano, è sotto questo aspetto emblematico: la passione per la ricerca, il desiderio di informazione che lo porta a realizzare una lussuosa biblioteca (“attraverso la quale poter immaginare il fecondo complesso articolato mondo scientifico che pulsava intorno alla botanica e alle scienze del XIX secolo”), i rapporti con gli studiosi illustri del suo tempo, ne fanno un importante caso di studio. A questa impresa si è dedicato con entusiasmo, accuratezza e sacrificio il naturalista Gianni Palumbo che non ha trascurato nessun indizio per riportare alla luce il percorso e l’opera di Giordano, rivisitando i luoghi, gli archivi, i frammenti d’erbario, piccole ma significative tracce di quella “collezione completa” che egli non dispera un giorno di ritrovare. 
Ritornano nelle sue pagine il sapore e quasi le fragranze di quelle escursioni botaniche che il naturalista praticava in una Basilicata aspra e selvaggia dove ci si doveva avventurare con la carrozza a caccia di rarità. Se Giordano è stato sinora valutato con rispetto ma marginalmente c’è tuttavia da chiedersi quanto al suo oblio non abbiano contribuito proprio le difficili condizioni della sua vicenda, la chiusura dell’ambiente, la brevità della vita. Alle origini della vicenda delle scienze naturali troviamo in realtà, l’entusiasmo e il lavoro di tanti appassionati “dilettanti”, talvolta oscuri, talaltra poco noti, in alcuni casi assurti a grande fama; ma è una storia in parte ancora da scrivere ed è assai difficile separare i contributi, ripartire i meriti, ridisegnare le reti. Per questo ben vengano ricostruzioni come questa che cominciano a rendere giustizia all’impegno e alla passione di un ricercatore che fu comunque pioniere nello studio del suo territorio e, come qualcuno ha ricordato, importante briologo. 
Infine di Camillo Giordano va ricordato il preminente interesse per l’opera di Darwin che lo colloca fra le poche figure che nel Meridione si fecero in qualche modo tramiti di quelle ricerche. Come ci ha raccontato Palumbo, tutte le opere del grande naturalista sono presenti nella biblioteca di Giordano e legittimamente se ne può anche arguire una certa simpatia. Ma per questa ed altre scoperte rinvio al testo ed alle sue ricche illustrazioni nella convinzione che un altro significativo tassello dell’immenso mosaico della scienza postunitaria è stato posto. 
Peter Zeller
Ricercatore di Storia della scienza e delle tecniche Università di Foggia