L’abilità dei corvi
Può stupire il fatto che specie prive di mani siano in grado di utilizzare degli strumenti per aiutarsi nello svolgere compiti complessi, ma se è vero che la nostra mano è particolarmente adatta allo scopo lo stesso si può dire del becco di molti uccelli, un vero e proprio strumento di precisione utilizzato per molto più che il semplice foraggiamento […]
Può stupire il fatto che specie prive di mani siano in grado di utilizzare degli strumenti per aiutarsi nello svolgere compiti complessi, ma se è vero che la nostra mano è particolarmente adatta allo scopo lo stesso si può dire del becco di molti uccelli, un vero e proprio strumento di precisione utilizzato per molto più che il semplice foraggiamento (anche se in natura solo i corvi della Nuova Caledonia sono stati osservati usare spontaneamente degli utensili). In proposito su Pikaia si è già parlato delle notevoli capacità manifestate in contesto sperimentale dai corvi comuni (Corvus frugilegus) e un nuovo studio pubblicato su Current Biology da Christopher David Bird dell’università di Cambridge e Nathan John Emery della Queen Mary University di Londra porta nuovi esempi delle straordinarie capacità di questa specie.
Nella prima parte dell’esperimento a questi corvi (già impegnati in passati in esperimenti di questo genere, anche se in prove diverse) sono stati presentati dei cilindri riempiti con diverse quantità d’acqua sulla quale galleggiava una succosa larva di falena, e come nella famosa fiaba di Esopo il cilindro era troppo stretto e il livello dell’acqua troppo basso per poterlo raggiungere col becco. Una volta che a questi uccelli sono stati forniti dei sassolini però, proprio come nella fiaba, li hanno prontamente fatti cadere nel contenitore per alzare il livello dell’acqua fino a poter ghermire la larva (due esemplari sono riusciti in questo al primo tentativo, gli altri due “solo” al secondo). In queste prove i corvi non si limitavano a provare a raggiungere il cibo dopo ogni sassolino fatto cadere nel tubo, ma in qualche maniera si rendevano conto di quando lo scopo era stato raggiunto e recuperavano la larva solo allora, anche al variare del livello iniziale dell’acqua. In due successivi esperimenti si è lasciato scegliere ai corvi tra sassolini di diverse dimensioni e tra un cilindro contenente acqua e uno contenente segatura: ci sono voluti solo pochi tentativi perché imparassero a usare le pietre di dimensioni maggiori (che ovviamente spostano più acqua e quindi permettono di ottenere la ricompensa più velocemente), e da subito hanno preso a evitare la segatura.
I due autori fanno notare come nulla provi o indichi che questi animali siano in possesso di una qualche forma di autoconsapevolezza di ciò che fanno, ma l’abilità e la rapidità dimostrate nel risolvere questi test dimostrano secondo loro una certa comprensione del funzionamento del mondo fisico e degli strumenti che gli vengono chiesti di utilizzare. Perlomeno per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti non sono molte le specie o i gruppi animali in cui sono state ritrovate queste abilità, e tra i non mammiferi i corvi sono praticamente unici, e sembra quindi che questi tratti si siano evoluti indipendentemente in più taxa. Infine, il motivo per cui questa specie di corvi non fa uso di strumenti in natura risiede secondo Bird nella mancanza di necessità che, per tornare alla fiaba, è la madre di tutte le invenzioni.
Marco Michelutto
Riferimenti:
Christopher David Bird, Nathan John Emery, Rooks Use Stones to Raise the Water Level to Reach a Floating Worm. Current Biology, 2009
Nella prima parte dell’esperimento a questi corvi (già impegnati in passati in esperimenti di questo genere, anche se in prove diverse) sono stati presentati dei cilindri riempiti con diverse quantità d’acqua sulla quale galleggiava una succosa larva di falena, e come nella famosa fiaba di Esopo il cilindro era troppo stretto e il livello dell’acqua troppo basso per poterlo raggiungere col becco. Una volta che a questi uccelli sono stati forniti dei sassolini però, proprio come nella fiaba, li hanno prontamente fatti cadere nel contenitore per alzare il livello dell’acqua fino a poter ghermire la larva (due esemplari sono riusciti in questo al primo tentativo, gli altri due “solo” al secondo). In queste prove i corvi non si limitavano a provare a raggiungere il cibo dopo ogni sassolino fatto cadere nel tubo, ma in qualche maniera si rendevano conto di quando lo scopo era stato raggiunto e recuperavano la larva solo allora, anche al variare del livello iniziale dell’acqua. In due successivi esperimenti si è lasciato scegliere ai corvi tra sassolini di diverse dimensioni e tra un cilindro contenente acqua e uno contenente segatura: ci sono voluti solo pochi tentativi perché imparassero a usare le pietre di dimensioni maggiori (che ovviamente spostano più acqua e quindi permettono di ottenere la ricompensa più velocemente), e da subito hanno preso a evitare la segatura.
I due autori fanno notare come nulla provi o indichi che questi animali siano in possesso di una qualche forma di autoconsapevolezza di ciò che fanno, ma l’abilità e la rapidità dimostrate nel risolvere questi test dimostrano secondo loro una certa comprensione del funzionamento del mondo fisico e degli strumenti che gli vengono chiesti di utilizzare. Perlomeno per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti non sono molte le specie o i gruppi animali in cui sono state ritrovate queste abilità, e tra i non mammiferi i corvi sono praticamente unici, e sembra quindi che questi tratti si siano evoluti indipendentemente in più taxa. Infine, il motivo per cui questa specie di corvi non fa uso di strumenti in natura risiede secondo Bird nella mancanza di necessità che, per tornare alla fiaba, è la madre di tutte le invenzioni.
Marco Michelutto
Riferimenti:
Christopher David Bird, Nathan John Emery, Rooks Use Stones to Raise the Water Level to Reach a Floating Worm. Current Biology, 2009