Le armi segrete del varano

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Catturato per la prima volta nel 1912 da Peter Ouwens ma presente da tempo immemore nelleleggende dell’arcipelago indonesiano, il varano di komodo (Varanus komodoensis) è uno dei più temibili rettili viventi, ma solo da pochi giorni si è compreso del tutto come faccia a catturare le sue prede.In un recente studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, […]

Catturato per la prima volta nel 1912 da Peter Ouwens ma presente da tempo immemore nelle
leggende dell’arcipelago indonesiano, il varano di komodo (Varanus komodoensis) è uno dei più temibili rettili viventi, ma solo da pochi giorni si è compreso del tutto come faccia a catturare le sue prede.

In un recente studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, Bryan Fry dell’università di Melbourne riporta i risultati di una ricerca da lui condotta che svela come siano delle tossine secrete da specifiche ghiandole e quindi veicolate tramite la saliva a permettere al varano di stordire e indebolire le proprie prede. La tecnica attuata da questa gigantesca lucertola, difatti, consiste nel mordere le proprie vittime e lasciare subito la presa, in attesa paziente che queste, indebolite e sotto shock, siano pronte per essere finite. Fino alla pubblicazione di questa ricerca l’opinione più diffusa tra gli zoologi era che il morso del Varano fosse particolarmente potente, o che ad esso si unisse l’azione degli svariati batteri patogeni che colonizzano la bocca del varano, ora si conosce la verità.

Lo studio di Fry ha dimostrato come la struttura del cranio di questo animale non gli permetta di mordere con molta forza, di sicuro molto inferiore a quella del coccodrillo che in precedenza si riteneva dotato di un morso simile. Cosa più importante, si sono riuscite a individuare tramite tecniche di imaging a risonanza magnetica le piccole ghiandole velenifere che secernono le tossine. Prelevate alcune di queste ghiandole da un varano affetto da patologia terminale ospite di uno zoo, infine, si sono estratti e sottoposti a spettrografia di massa alcuni campioni del veleno, che è risultato essere un cocktail di tossine. Una in particolare è molto simile a quella prodotta da alcuni serpenti e dalla lucertola Gila monster, e causa drastico calo della pressione, rilassamento delle pareti dei vasi sanguigni e riduzione della capacità di aggregazione delle piastrine, portando la
vittima in un forte stato di shock.

Il varano di komodo, una delle specie esotiche più suggestive che probabilmente ha il primato per quanto riguarda il numero di leggende ispirate a marinai e viaggiatori (non a caso è detto anche “drago”), da oggi detiene un nuovo record: è ufficialmente il più grande rettile velenoso vivente.

Marco Michelutto


Riferimenti:
Bryan G.  Fry, Stephen  Wroe, Wouter  Teeuwisse, Matthias J. P.  van Osch, Karen  Moreno, Janette  Ingle, Colin  McHenry, Toni  Ferrara, Phillip  Clausen, Holger  Scheib, Kelly L.  Winter, Laura  Greisman, Kim  Roelants, Louise  van der Weerd, Christofer J.  Clemente, Eleni  Giannakis, Wayne C.  Hodgson, Sonja  Luz, Paolo  Martelli, Karthiyani  Krishnasamy, Elazar  Kochva, Hang Fai  Kwok, Denis  Scanlon, John  Karas, Diane M.  Citron, Ellie J. C.  Goldstein, Judith E.  Mcnaughtan, Janette A.  Norman. A central role for venom in predation by Varanus komodoensis (Komodo Dragon) and the extinct giant Varanus (Megalania) priscus. PNAS published online before print May 18, 2009, doi:10.1073/pnas.0810883106