L’equilibrio prede-predatori: il sito di Pyre racconta ancora
Un nuovo studio su denti fossili dal sito di Payne ha
permesso di ricostruire gli equilibri del relativo ecosistema in cui erano coinvolti anche i paleoautoctoni neandertaliani
Payre, dipartimento dell’Ardèche, regione Rodano-Alpi, Francia, Europa occidentale. Paleolitico medio.
Ancora i denti sono i protagonisti di uno studio effettuato questa volta su reperti provenienti dal sud-est della Francia, dal sito di Payre (posizione e stratigrafia) e i cui risultati sono stati pubblicati su Journal of Human Evolution. Una piccola nota di “merito” va al sito, già noto per l’abbondanza di ritrovamenti archeologici e paleoantropologici tanto da essere di notevole rilievo nello studio della cronologia del Paleolitico medio.
In base alla ricostruzione della distribuzione degli ungulati nel paesaggio circostante il sito di Payre sulla base del carbonato dello smalto e rispetto alla distribuzione delle risorse litiche, si è scoperto che cavalli, rinoceronti e grandi bovidi si nutrivano nella Valle del Rodano, cervi e grandi bovidi sugli altipiani calcarei. Tahr e camosci pascolavano invece sui versanti montani. Le principali prede degli uomini di Neanderthal erano rappresentate da cavalli, cervi e grandi bovidi (immagine).
Nello specifico, sono stati analizzati gli isotopi di carbonio e di ossigeno contenuti nello smalto dei denti sia di Homo neanderthalensis, sia degli animali erbivori e carnivori coesistenti. Il fine è stato quello di cercare di ricostruire al meglio la relativa paleoecologia in termini di caccia, sussistenza e sfruttamento delle risorse.
I risultati della ricerca mostrano che gli erbivori non presentano nel tempo grandi variazioni degli isotopi, il che indica una dieta conservativa indipendentemente dalle variazioni climatiche ed ambientali. La conseguente deduzione è che, sfruttando le risorse del luogo, abbiano utilizzato sistemi di sussistenza stabili nel tempo.
Considerando che uno studio precedente effettuato sull’usura dei denti degli erbivori abbia dimostrato che essi siano rimasti nonostante avessero avuto la possibilità di migrare verso altri pascoli, sommando i risultati delle ricerche coinvolte si deduce che nell’area doveva essersi stabilito un “ecoequilibro” habitat-prede-predatori, tra i quali spiccano i neandertaliani e i concorrenti lupi.
Ernesto Pozzoni
Immagine da Wikimedia Commons