L’evoluzionismo prima di Darwin
Recensione di Federico Focher del libro ‘Darwin’s Ghosts’ di Rebecca Stott
Titolo: Darwin’s Ghosts
Autore/i: Stott Rebecca
Editore: Bloomsbury/Spiegel & Grau
Pagine: 416 Prezzo: € 27.00
Nei manuali di storia della scienza, anche per motivi didattici, si è portati a semplificare e ad associare una scoperta scientifica a un determinato nome – eliocentrismo-Copernico, evoluzionismo-Darwin – sorvolando sul fatto che una scoperta è spesso il frutto maturo che viene colto da una pianta che ha però radici profonde. Con ciò non si intende togliere il merito della definitiva scoperta al personaggio legittimamente entrato nella storia, ma mettere in evidenza le indicazioni, talvolta confuse e contraddittorie, di generazioni di scienziati che hanno preceduto l’esito finale. Alla ‘scoperta’ concorrono, inoltre, fattori ambientali, possibilità economiche o condizioni psicologiche e culturali.
È sicuramente questo il caso della selezione naturale come meccanismo alla base dell’evoluzione degli organismi viventi. Charles Darwin è universalmente considerato il padre dell’evoluzionismo, ma, come lui stesso ammise, le idee sull’origine delle specie hanno avuto una lunga gestazione che si può far risalire fino ad Aristotele. Nello schizzo storico che precede l”Origine delle specie’, infatti Darwin, passa velocemente in rassegna i ‘filosofi naturali’ del passato che gli avevano permesso di costruire la propria teoria, notando che di molti di essi si era persa quasi memoria.
A riportare in luce i nomi e le vicende di alcuni di questi grandi naturalisti e filosofi del passato è oggi Rebecca Stott nella sua opera ‘Darwin’s Ghosts’. In questo libro, la scrittrice e storica della scienza inglese esplora le origini intellettuali della teoria dell’evoluzione, proponendo le biografie scientifiche di alcuni ‘precursori’ e contemporanei di Darwin. E così ci imbattiamo in Aristotele nelle isole dell’Egeo, fantastichiamo di uomini-pesce con De Maillet all’ombra delle piramidi, guardiamo ammirati la rigenerazione dell’hydra con Trembley; discutiamo con Diderot nella Parigi dei Lumi e nel salotto dell’ateo d’Holbach. E ci stupiamo che un paleontologo eccellente come Cuvier non si sia accorto di avere sotto il naso, anche grazie al proprio lavoro, il frutto scientifico tanto cercato.
Più di lui se n’accorsero i colleghi Étienne Geoffroy Saint-Hilaire e Jean-Baptiste Lamarck, che in modo più o meno chiaro intuirono che l’unità del piano organizzativo degli esseri viventi poteva essere una chiara indicazione della parentela genealogica degli organismi e della loro evoluzione divergente. Tra i ‘fantasmi’ del passato, Stott annovera anche al-Jahiz, il naturalista di Bassora, del IX secolo e il nostro Leonardo da Vinci.
Particolarmente interessanti i capitoli su Erasmus Darwin, nonno di Charles, che celò le sue idee evoluzionistiche rivoluzionarie sotto il sensuale velo della poesia, su Robert Chambers, l’anonimo autore del tanto discusso best-seller ‘Vestiges of the Natural History of Creation’, e su Alfred Russel Wallace, che nel 1858, un anno prima della pubblicazione dell”Origine delle specie’ gettò nel panico Darwin con la sua scoperta indipendente della selezione naturale.
Rebecca Stott, dosando le sue doti di narratrice e di storica della scienza, confeziona un’opera di piacevolissima lettura, ricca di informazioni storiche e di giudizi, Darwin e il suo amico Wallace devono il loro successo scientifico non solo al fatto di essere saliti sulle spalle di tanti giganti del passato, ma anche al fatto di aver goduto di un ambiente sociale tecnologicamente più avanzato e di una libertà di ricerca e di espressione preclusa o pagata a caro prezzo da tanti loro predecessori.
Federico Focher