L’importanza dei volti per gli scimpanzé
I visi sono tra le prime immagini che ci si presentano alla vista quando nasciamo e quelle a cui noi umani prestiamo più attenzione, che difatti siamo abilissimi a notare cambiamenti nelle facce altrui e da queste veniamo distratti in maniera rilevante se vengono usate come elementi di “disturbo” in esperimenti che misurino la nostra abilità nel trovare visivamente degli […]
I visi sono tra le prime immagini che ci si presentano alla vista quando nasciamo e quelle a cui noi umani prestiamo più attenzione, che difatti siamo abilissimi a notare cambiamenti nelle facce altrui e da queste veniamo distratti in maniera rilevante se vengono usate come elementi di “disturbo” in esperimenti che misurino la nostra abilità nel trovare visivamente degli oggetti. La rilevanza che i visi hanno nella nostra percezione è facilmente spiegabile evolutivamente, poichè siamo una specie che ha fatto delle relazioni tra individui uno dei suoi punti di forza. Proprio per questo motivo non giunge del tutto inaspettata la scoperta fatta da Masaki Tomonaga e Tomoko Imura del centro di ricerca sui primati dell’università di Kyoto, pubblicata su Frontiers in Zoology, che anche gli scimpanzé percepiscano le facce in maniera preferenziale rispetto agli altri oggetti, considerato inoltre che studi recenti avevano già mostrato come questi animali utilizzassero aree cerebrali simili a quelle usate da noi umani per registrare le informazioni sui volti.
L’esperimento ha coinvolto tre giovani scimpanzé di età compresa tra i 5 e i 6 anni, invitati semplicemente a “giocare” con i ricercatori e degli schermi touch screen. I giochi in realtà erano due: in uno venivano mostrate due immagini appaiate che dopo pochi istanti scomparivano, e nell’altro l’immagine mostrata era una sola con uno spazio vuoto a fianco; in entrambi i casi subito dopo la scomparsa delle immagini compariva un bersaglio da uno dei due lati. Ricompensati quando toccavano il bersaglio, gli scimpanzé hanno mostrato tempi di reazione consistentemente più veloci quando questi appariva nello spazio precedentemente occupato da un viso di scimpanzé o di uomo piuttosto che in immagini di altro tipo, e questo effetto è apparso mitigato quando le facce venivano presentate capovolte, che anche in noi umani sono stimoli meno potenti di quelle orientate nella giusta direzione. Inoltre, stimoli potenzialmente efficaci come fonti di cibo particolarmente ricercate (in questo caso immagini di banane) ottengono risultati di gran lunga inferiori, praticamente identici a quelli di qualsiasi altra immagine.
L’esperimento mostra quindi abbastanza chiaramente l’importanza dello stimolo visivo rappresentato da una faccia per gli scimpanzé, che similmente agli umani hanno una vita sociale complessa e proprio nell’intrico delle relazioni tra conspecifici spendono buona parte delle loro energie e ripongono una consistente fetta delle loro strategie di sopravvivenza. Insomma, nessuna sorpresa che animali con una vita sociale per certi versi tanto simile alla nostra siano dotati di “interessi” simili, ma semmai l’ennesima conferma di quanto abbiamo in comune con questi animali.
Marco Michelutto
Riferimenti:
Masaki Tomonaga and Tomoko Imura. “Faces capture the visuospatial attention of chimpanzees (Pan troglodytes): evidence from a cueing experiment.” Frontiers in Zoology, (in press)