L’uguaglianza di genere trasforma l’organizzazione sociale

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L’uguaglianza tra i sessi potrebbe essere una delle cause della peculiare costituzione dei gruppi sociali a basso legame di consanguineità nelle comunità di cacciatori e raccoglitori attuali e, indirettamente, un fattore responsabile dell’emersione di tratti tipicamente umani come la cooperazione diffusa e la capacità di accumulare nel tempo conoscenze e tecniche nuove

Nelle comunità nomadi di cacciatori e raccoglitori odierni gli individui cooperano diffusamente in gruppi non uniti da legami di parentela. Come è emersa una tale organizzazione sociale? Tentare di rispondere a questa domanda significa non solo comprendere la costituzione di questa struttura sociale, ma anche cercare plausibilmente di inferire da queste ragioni l’origine di alcuni aspetti del passato di Homo sapiens, la cui storia evolutiva recente è stata in gran parte caratterizzata da uno stile di vita di caccia e raccolta. Si suppone, infatti, che l’organizzazione sociale delle comunità esistenti di cacciatori e raccoglitori possa essere simile a quella dei cacciatori raccoglitori di un tempo e, dunque, consenta di rispondere almeno in parte a come siano emerse alcuni tratti tipicamente umani, come l’ipercooperazione e la capacità di accumulare nel tempo conoscenze e tecniche nuove.

All’interno del progetto Hunter-Gatherers’ resilience finanziato da Leverhulme Trust, un gruppo di antropologi della University College of London (UCL) ha cercato di far luce sulle ragioni che hanno portato al consolidamento di una rete sociale fluida costituita da unità familiari relativamente autonome, in cui le coppie e i figli si spostano tra gruppi senza risiedere con consanguinei né da parte paterna né da parte materna. Benché tale organizzazione sia ritenuta il contesto sociale più idoneo all’emersione di tratti prosociali tipicamente umani, le ragioni del suo consolidamento rimanevano poco chiare. Perché, a fronte del potenziale vantaggio costituito dalla vicinanza dei consanguinei nella crescita dei figli, questi individui coabitano con estranei?

Nel corso degli ultimi due anni, i ricercatori hanno collezionato dati sulle genealogie parentali tra gruppi, sulle modalità di spostamento tra accampamenti e sugli schemi di popolamento di aree prima disabitate. Queste osservazioni sul campo hanno prodotto materiali per una modellizzazione a computer che ha permesso di evidenziare secondo quale tipo di parentela gli individui sono legati gli uni agli altri nei gruppi delle diverse comunità studiate, ma soprattutto ha fornito materiale per sviluppare una simulazione attendibile su cosa accade quando alcuni individui si trovano a popolare un’area disabitata. Si tratta di un ‘agent-based model’, un modello computazionale di simulazione di azioni e interazioni tra agenti autonomi, i cui schemi sono stati forniti dalle osservazioni raccolte tra le comunità di cacciatori e raccoglitori Agta nelle Filippine e Mbendjele BaYaka nella foresta equatoriale del Congo settentrionale, in comparazione con la comunità agricola filippina dei Paranan.

Secondo il modello, quando un solo sesso ha influenza sulla scelta dei membri che faranno parte del proprio accampamento – come nel caso della comunità agricola maschio-dominante dei Paranan – il grado di parentela all’interno del gruppo è alto. Al contrario, quando uomini e donne hanno pari influenza nel processo decisionale che porta alla composizione dell’accampamento – come nel caso delle altre comunità sussistenti di caccia e raccolta esaminate – questo livello è molto più basso. Dalla simulazione si evince chiaramente come una presunta mancanza di interesse a vivere con i propri parenti non sia la causa del basso legame tra consanguinei all’interno dei gruppi. Al contrario, l’intenzione di vivere con quanti più parenti possibili è presente ma –come mostrato dal modello– l’influenza paritaria di entrambi i sessi conduce ad un effetto contrario. Un apparente paradosso aggiunto ai molti della storia evolutiva umana recente secondo cui proprio la tendenza a rimanere circondati dai parenti più prossimi da parte sia degli uomini sia delle donne ha indirettamente generato una trasformazione dell’organizzazione sociale che ha finito per costituire coabitazioni tra non-consanguinei. «L’uguaglianza dei sessi suggerisce uno scenario in cui la cooperazione tra gli individui non imparentati può evolvere in assenza di accumulazione di ricchezza, di disuguaglianze riproduttive e di guerra tra gruppi». Uno scenario evolutivo interessante su cui continuare a ragionare. Come uomini e donne abbiano acquisito pari potere decisionale è, infatti, un’altra storia.


Riferimenti:
Dyble, G. D. Salali, N. Chaudhary, A. Page, D. Smith, J. Thompson, L. Vinicius, R. Mace, A. B. Migliano, Sex equality can explain the unique social structure of hunter-gatherer bands, Science 348, 796 (2015) DOI: 10.1126/science.aaa5139

Crediti immagine: Andrea Romano