Neandertal, che passione! Le novità degli studi condotti sui fossili umani di Riparo Mezzena, Verona
Sono moltissime le sessioni proposte dal gotha dell’archeologia europea ma per l’Italia riveste particolare importanza la sessione dedicata al periodo che vede la trasformazione dell’Eurasia in un territorio sempre più freddo e ostile come testimoniato dall’inasprimento climatico imposto dall’ultima glaciazione. Infatti la posizione geografica della penisola italiana la colloca in un contesto favorevole rispetto ai territori a Nord delle Alpi. […]
Sono moltissime le sessioni proposte dal gotha dell’archeologia europea ma per l’Italia riveste particolare importanza la sessione dedicata al periodo che vede la trasformazione dell’Eurasia in un territorio sempre più freddo e ostile come testimoniato dall’inasprimento climatico imposto dall’ultima glaciazione. Infatti la posizione geografica della penisola italiana la colloca in un contesto favorevole rispetto ai territori a Nord delle Alpi. L’Europa mediterranea di cui l’Italia fa parte si è dimostrata essere un’ottima area rifugio per le ultime popolazioni nendertaliane. Lo testimoniano i ricchi contesti delle grotte presso Gibilterra, quelle del promontorio del Circeo e spostandosi verso sud est quelle dell’area del Salento e della Grecia. Ma anche la pianura padana orientale e i Monti Lessini, in particolare, seppure più settentrionali, giocano un ruolo chiave.
Nel Simposio – organizzato da Laura Longo, Conservatore di Preistoria del Museo di Storia Naturale – intitolato “Up-dating the Reasoning on Middle to Upper Palaeolithic Biological and Cultural shift in Eurasia” che ha visto la partecipazione di più di venti relatori, tra i più prestigiosi ricercatori del settore, si è discusso proprio delle ultime novità in fatto di ultimi neandertaliani e del loro possibile incontro con i primi uomini anatomicamente moderni. Dall’Africa alla Siberia verranno presentati i dati aggiornati delle più significative ricerche attualmente in corso sull’Uomo di Neandertal e sul suo rapporto (chissà …magari coesistenza per un certo periodo) con la forma umana moderna, la nostra specie.
Nuove datazioni: tendono a dimostrare che il Neandertal è sopravvissuto molto più a lungo di quello che si pensava. Nuovi dati genetici: sembrerebbe proprio che l’uomo sapiens moderno e l’Uomo di Neandertal non avessero molto in comune, cosa che renderebbe impossibile l’affascinante, ma poco probabile, ipotesi del meticciamento. E i dati sulla paleonutrizione che ci vengono dalle analisi degli isotopi, quali l’Azoto e il Carbonio, o lo Zolfo.
Verona gioca un ruolo fondamentale in tutto questo grazie ai suoi fossili umani. In particolare le nuove analisi condotte dall’equipe internazionale – nell’ambito del progetto “Fossili umani veronesi” coordinato da L. Longo del Museo di Storia Naturale – gettano nuova luce sui rapporti intercorsi tra gli ultimi neandertaliani che sono sopravvissuti sui Monti Lessini – in particolare al Riparo Mezzena, sopra Avesa – fino a circa 33.000 anni fa, quando nel territorio veronese già facevano le loro scorribande gli uomini anatomicamente moderni. Queste nuove datazioni sono state condotte da Elisabetta Boaretto, del Weizmann Institute di Gerusalemme, che ha lavorato con il DNA prelevato dal medesimo frammento di fossile umano su cui David Caramelli, dell’Università di Firenze, ha estratto le sequenze di DNA mitocondriale ma sopratutto di DNA nucleare (escludendo così ogni parentela con il sapiens moderno).
L’ultimo pezzo del frammento è servito a Marcello Mannino, del Max Planck Institute di Liepzig, per elaborare il DNA mitocondriale e trarre informazioni preziose dagli Isotopi, utilissimi per capire il tipo di dieta degli ultimi neandertaliani, rifugiatisi nelle accoglienti e assolate vallate dei Monti Lessini. Le difficoltà incontrate dagli ultimi neandertaliani, evidenti nelle patologie che la mandibola femminile di Mezzena presenta, verranno illustrate da Silvana Condemi, del CNRS di Marsiglia. Dello studio delle faune si occupano Ursula Thun e Benedetto Sala, dell’Università di Ferrara. “Io e il mio collega Paolo Giunti ci occupiamo di capire come lavorassero la selce per realizzare tutte le trasformazioni e le operazioni utili alla sopravvivenza in condizioni non proprio comodissime” dice Longo. “Un lavorone coordinare tutti questi studiosi sparsi in mezzo mondo…” ma per Laura Longo, che nel frattempo è appena rientrata dal Caucaso dove fa parte dell’equipe internazionale che studia l’Uomo di Dmanisi, il più antico ominide arrivato in Europa quasi 2 milioni di anni fa, si tratta di una “grande fortuna”.
Il Museo di Verona grazie a queste ricerche è tornato ad essere al centro della scena accademica mondiale in fatto di paleoantropologia e non a caso i più importanti studiosi di questo tema hanno risposto con entusiasmo alla “chiamata” di Laura Longo per incontrarsi e discutere delle “novità preistoriche” a Riva del Garda. Infatti i nuovi dati emersi dal proseguimento del progetto “Fossili umani veronesi” hanno permesso di proporre uno scenario possibile per comprendere il cruciale periodo del passaggio di testimone tra gli ultimi neandertaliani e gli uomini anatomicamente moderni che li hanno sostituiti. “Niente di cruento” afferma Longo “ma i dati estrapolati dagli studi in corso sui fossili umani di Riparo Mezzena sembrano condurre coerentemente verso l’ipotesi – in discussione – che tra i 36 e 33.000 anni fa sui Monti Lessini si sia consumata la fine dei Neandertaliani. Una specie umana che ha avuto un successo enorme, è durata quasi 200.000 anni, attraversando diverse fasi climatiche – a volte vere e proprie crisi climatiche – e che nonostante il miglioramento delle condizioni ambientali durante l’interpleniglaciale Wurmiano (stadio isotopico 3) si sono rifugiati in aree molto ospitali come i Monti Lessini, ricchi di grotte e ripari, animali da cacciare, e tanta, tantissima selce di ottima qualità. Ma condizioni così favorevoli facevano gola anche ai nuovi arrivati, i tecnologicamente più sofisticati uomini moderni, che entrano in competizione con i neandertaliani che necessitavano di un areale molto ampio per le loro strategie di sussistenza. I nuovi arrivati possono essere stati concausa dell’estinzione dell’Uomo di Neanderthal.”
Il quadro delle ultime ricerche verrà fissato sulla carta stampata appena possibile, visto che la Conservatrice del Museo ha già incassato il “si stampi” di un’importante rivista a diffusione mondiale come Quaternary International della casa editrice Elsevier (leader mondiale per l’editoria scientifica). In questo modo sarà disponibile anche per il grande pubblico che potrà continuare a seguire la saga degli ultimi neandertaliani. Ma altre cose bollono in pentola… state collegati
Per ulteriori informazioni e materiali contattare:
Dr., PhD Laura Longo – Email: Longo10@unisi.it / Tel. 347 3638792
Convenor del Simposio
“Up-dating the Reasoning on Middle to Upper Palaeolithic Biological and Cultural shift in Eurasia”
EAA Annual Meeting – Riva del Garda, 15-20 settmbre 2009-09-11