Ominini cacciatori di castori
400000 anni fa, i castori erano cacciati in maniera mirata da antichi ominini, sia per il cibo che per la pelliccia
In tempi più recenti il castoro veniva catturato con l’ausilio di trappole, mentre i reperti di questo sito mostrano una caccia mirata che permetteva lo sfruttamento regolare di questa risorsa. Queste le conclusioni dei ricercatori dell’Università di Leida in un articolo pubblicato su Scientific Reports.
Il castoro come risorsa
I castori, con tutta probabilità, erano animali fondamentali per l’ ”economia” di questi ominini del Paleolitico medio. Dalla distribuzione dei segni di taglio con strumenti di pietra sulle carcasse, infatti, sembra che fossero utilizzati sia per la carne che per la pelliccia. Le specie identificate nel sito sono Castor fiber, il castoro eurasiatico, e il castoridae gigante estinto chiamato Trogontherium cuvieri. Si trattava perlopiù di giovani adulti: in genere questi vengono espulsi o allontanati dal nucleo familiare non appena raggiungono un certo grado di maturità, e questo avrebbe fornito agli ominini una fonte costante di prede. Secondo gli autori, lo stile di vita semi-acquatico di questi animali non è compatibile con una caccia occasionale e casuale. Dobbiamo quindi immaginare che gli uomini arcaici devono aver passato molto tempo a studiare il comportamento di questi animali, e dopo molti tentativi (falliti) abbiano affinato le tecniche di caccia specializzandosi nella cattura di individui giovani adulti.Una dieta più varia di quanto immaginavamo
Grazie a questa e ad altre ricerche si sta incominciando a capire che gli ominini negli ultimi 800.000-1.000.000 di anni contavano su una molteplicità di risorse, alimentari e non, per il loro sostentamento. Negli ultimi anni è stato confermato che già 800.000 anni fa cuocevano gli alimenti, pescavano una moltitudine di specie marine ed erano capaci, soprattutto Neanderthal, di processare le risorse vegetali circostanti, come testimoniato dal sito preistorico dei Balzi Rossi nel quale sono stati rinvenuti proto-pestelli che servivano per “schiacciare” i granuli di amido per produrre una sorta di farina. L’abbondante disponibilità di animali del Paleolitico avrebbe quindi permesso ai nostri antenati di specializzarsi nella caccia in diversi tipi di prede, incluse quelle di medie e di piccole dimensioni che gli permettevano di sopravvivere quando gli animali di grossa taglia scarseggiavano. Riferimenti: Gaudzinski-Windheuser, Sabine, et al. “Beaver exploitation, 400,000 years ago, testifies to prey choice diversity of Middle Pleistocene hominins.” Scientific Reports, vol. 13, no. 19766, 13 Nov. 2023, pp. 1-8, doi:10.1038/s41598-023-46956-6Immagine: Pixabay/CC0 Public Domain
Si è laureato in Scienze Naturali all’Università di Bologna e, successivamente, in Scienze della Natura e dell’Uomo (Curriculum: Scienze Antropologiche) presso l’Università di Firenze. Attualmente lavora come Naturalista presso il Museo di Storia Naturale di Ferrara, ma ha anche maturato diverse esperienze nel campo paleontologico: ha svolto un tirocinio curriculare presso il Museo Geologico Capellini di Bologna nel quale ha catalogato e classificato fossili di invertebrati plio-pleistocenici provenienti dalle zone di Orciano Pisano, ha studiato un pesce cretacico proveniente dal Brasile per la tesi triennale, ha svolto tirocinio e tesi magistrale presso l’Institùt Català de Paleontologia Miquel Crusafont nel quale ha revisionato fossili associati a Palaeotherium, un genere di perissodattilo eocenico estinto. Attualmente, collabora con alcune università emiliane nell’ambito della paleontologia e dell’archeozoologia, ed è creatore e gestore della pagina Facebook Appesi a un Phylum.