“Orologi morfologici” e la comparsa degli uccelli moderni

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Un approccio combinato di paleontologia e biologia molecolare ha indagato l’origine degli uccelli moderni: si sarebbero originati all’inizio del Cretacico Superiore

Negli ultimi 25 anni, due ambiti apparentemente distinti come la biologia molecolare e la paleontologia hanno iniziato una complessa, a tratti burrascosa, relazione. In molte analisi filogenetiche delle specie viventi, che utilizzano i dati “molecolari” (in particolare, sequenze di genoma) per ricostruire le relazioni tra le specie, i fossili sono utilizzati per calibrare il possibile tempo dell’evoluzione. Riassumendo al massimo questi metodi, la “distanza genetico-molecolare” tra le specie si può tradurre in “distanza temporale” tra le linee evolutive (ovvero, una stima del momento in cui queste si sono separate reciprocamente lungo l’evoluzione) utilizzando l’età dei rappresentanti fossili più antichi di queste linee come “calibrazione” dell’antichità delle varie linee evolutive. 
Questi metodi non sempre sono rigorosi nell’interpretazione dei taxa fossili, i quali sono inclusi in queste analisi in qualità di “paletti cronologici” in modo un po’ grossolano (specialmente se chi svolge queste analisi non disponga di un profondo background paleontologico, e non abbia chiara la differenza tra gruppi-corolla e gruppi-stelo di un clade). Tali analisi, quindi, corrono il rischio di sovrastimare l’età delle linee “moderne”, quando sono ancorate sui loro parenti fossili, assunti in modo non critico in qualità di “dato cronologico” per le forme viventi.
A parte le possibili dilatazioni dei tempi evolutivi dovuti all’errato uso di “marcatori fossili”, la possibilità di “datare” la comparsa delle linee filetiche utilizzando il dato molecolare delle specie viventi può dar luogo a ipotesi controverse, specialmente se confrontate col record paleontologico. Ad esempio, la maggioranza delle analisi molecolari colloca l’origine di corolla-Aves (=Neornithes, il clade meno inclusivo di theropodi comprendente solamente gli uccelli moderni), e quindi l’età del più recente antenato comune di tutti gli uccelli attuali, attorno alla fine del Cretacico Inferiore (circa 110-100 milioni di anni fa). Questo risultato pare essere in contrasto con il record fossile degli uccelli moderni, dato che nessun fossile di aviale “chiaramente moderno” (morfologicamente classificabile come neornithino) è più antico di 70-75 milioni di anni fa, e i pochi resti attribuiti in passato a neornithi più antichi sono risultati troppo frammentari per essere attendibili, oppure possono essere collocati in cladi più inclusivi del solo corolla-Aves (ad esempio, Ornithurae). 
L’ipotesi “molecolare” sull’origine di Aves colloca questo evento quindi a circa 30-40 milioni anni prima dell’età che si ottiene da una interpretazione “letterale” del record fossile. Sebbene non ci siano dubbi che il record fossile sia frammentario, specialmente per taxa con scheletri fragili come gli uccelli, e quindi l’ipotesi di un’origine “medio-cretacica” degli uccelli moderni non sia di per sé inaccettabile, essa implica che nel Cretacico Superiore possano essersi diversificati i principali cladi moderni (Palaeognathae, Galliformes, Anseriformes e Neoaves), sebbene i fossili a sostegno di ciò siano molto scarsi o del tutto assenti. Difatti, c’è il dubbio che anche i fossili meglio conservati di “uccelli moderni mesozoici” non siano membri di alcun gruppo attuale: persino il possibile anseriforme Vegavis, dal Maastrichtiano antartico, ed altri fossili come Teviornis (dal Maastrichtiano della Mongolia) potrebbero essere esterni a corolla-Aves, per quanto molto prossimi. 
Inoltre, il record fossile aviano all’inizio del Cenozoico mostra una rapida diversificazione dei cladi moderni. In base all’ipotesi “molecolare”, molti di questi cladi devono essere comparsi e diversificati prima della fine del Cretacico, e si sarebbero ulteriormente moltiplicati nel vuoto ecologico successivo all’estinzione del limite Cretacico-Paleogene. Alternativamente, se l’ipotesi “molecolare” fosse sbagliata e leggessimo il record fossile per come ci risulta oggi, potremmo ipotizzare che il numero di linee aviane a sopravvivere l’estinzione del limite Cretacico-Paleogene fu effettivamente ridotto, e che la diversificazione avvenne immediatamente dopo la fine del Cretacico, “indotta” dalla liberazione di “spazio ecologico”. In questo secondo caso, il numero e l’estensione delle linee “moderne” nel Cretacico sarebbe relativamente ridotto.
Come risolvere questo conflitto di interpretazioni e risultati? I metodi molecolari sono sbagliati? Oppure è la lettura paleontologica ad essere troppo “litteralista”?
In uno studio, pubblicato in versione online (“in press”) in questi giorni, un team composto da Mike Lee (Università di Adelaide, Australia), Andrea Cau (Museo Geologico e Paleontologico “Giovanni Capellini” di Bologna), Darren Naish e Gareth Dyke (entrambi dell’Università di Southampton, UK) ha analizzato la questione relativa al momento di origine degli uccelli moderni utilizzando un nuovo metodo di indagine filogenetica per i fossili, che prende in prestito i metodi sviluppati nelle analisi “molecolari” per integrare il dato morfologico con il dato stratigrafico (ovvero, l’età dei fossili) e “autocalibrare” la filogenesi degli aviali. L’obiettivo primario di questo studio è stato determinare se la morfologia degli aviali (compresi alcuni neornithi, sia viventi che del Cenozoico inferiore) dia indicazioni sul tasso di diversificazione di queste forme, e quindi possa essere usato come “orologio morfologico” – analogo ai metodi molecolari – per stimare i momenti di diversificazione dei vari cladi di uccelli.
L’analisi ha dato un risultato molto interessante, che colloca l’origine degli uccelli moderni tra la fine del Cretacico Inferiore e l’inizio del Cretacico Superiore, quindi un’età prossima a quella stimata con le analisi molecolari. Per valutare la robustezza del risultato, lo studio ha simulato differenti scenari di diversificazione, imponendo età differenti per la radice di Avialae e per la quantità di variazione morfologica negli uccelli moderni, ed ha ottenuto risultati tutti congruenti che si collocano attorno alla metà del Cretacico. Se confermato, quindi, emergerebbe un quadro in cui il dato morfologico e molecolare convergono nel collocare l’origine degli uccelli moderni alla metà del Cretacico. L’assenza di fossili aviani nel Cretacico Superiore sarebbe interpretabile come una lacuna nella documentazione e non come un’assenza reale. Effettivamente, la maggioranza dei fossili di uccelli cretacici proviene da poche località a conservazione eccezionale, quasi tutte del Cretacico Inferiore e dall’emisfero settentrionale. Dato che studi sulla biogeografia degli uccelli attuali convergono nel collocare la “culla” dei neornithi nell’emisfero australe, la quasi completa assenza di siti ad uccelli mesozoici nel Cretacico Superiore del Gondwana suggerisce che l’assenza di dati relativi alle prime fasi della differenziazione aviana è da imputare all’assenza di siti paleontologici favorevoli, piuttosto che ad una errata calibrazione molecolare.
Questo nuovo approccio che combina dato-tempo e dato-morfologico è relativamente nuovo ed inedito in paleontologia filogenetica, e quindi è ancora in una fase iniziale di sviluppo. Nondimeno, esso ha il pregio di generare scenari testabili quantitativamente sul tempo ed il modo dell’evoluzione paleontologica, secondo procedure più rigorose che in passato. 
Andrea Cau
Riferimenti:
Lee S.Y., Cau A., Dyke G.J., Naish D. 2014 – Morphological clocks in palaeontology, and a mid-Cretaceous origin of crown Aves. Systematic Biology doi: 10.1093/sysbio/syt110