Orrori ed errori nella comunicazione della scienza

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La divulgazione scientifica online spesso stravolge e rende difficile la comprensione di concetti ben espressi negli articoli tecnici: un esempio ‘filogenetico’ sull’origine degli animali pluricellulari

Mi occupo di evoluzione come formatore, perciò sono molto interessato all’operazione di estrarre dalle relazioni di ricerca degli scienziati specialisti, che per me sarebbero per la maggior parte inaccessibili, informazioni in grado di farmi cogliere il senso dei risultati delle ricerche e la loro collocazione nella grande cornice del pro-gramma di ricerca evoluzionistico; informazioni che dunque potrei usare per costruire esempi pertinenti da uti-lizzare nell’attività formativa. Dunque è importante per me che i testi siano comprensibili, chiari, corretti oltre che significativi. Per questo ho incontrato molte difficoltà nella lettura di “Il primo animale era una medusa?” pubblicato da Galileo, riprendendo un articolo del sito ‘generalista’ Wired, che addirittura “spara” nel titolo la sensazionale notizia che un animale sarebbe fatto di gelatina (forse)?
Ma torniamo all’articolo, cominciando dal titolo, che parla di “medusa”, mentre l’oggetto della ricerca sono gli ctenofori, che sono addirittura un phylum diverso, e che soprattutto mi lascia perplesso identificando un possibile antenato comune di tutti gli animali con un animale vivente.
Ecco altri punti problematici.
L’evoluzione, e la logica, suggeriscono quasi da sempre che lo sviluppo degli animali sia progredito in questo senso: da organismi più semplici a quelli più complessi”.
L’evoluzione come fenomeno non può suggerire un’idea, semmai lo può fare l’evoluzionismo, ma proprio all’interno di quel movimento culturale che può essere compreso nel termine “evoluzionismo” quell’idea è messa in discussione. Questa premessa sembra essere introdotta nell’articolo come espediente retorico funzionale all’effetto di “capovolgimento” che si vuole ottenere con la conclusione del testo, che appunto sementisce la premessa. Quanto alla “logica”, al di là del fatto che è un prodotto culturale e che è stessa oggetto di discussione attorno alle varie forme proposte storicamente, la forma cui, almeno nella cultura occidentale, ci si riferisce come a “la” logica si pone in una dimensione a-temporale e quindi non può essere applicata a fenomeni storici sottoposti alla contingenza.
Uno studio pubblicato oggi su Science però mette in discussione i meccanismi di funzionamento dell’evoluzione
Si conferma l’uso ambiguo del termine “evoluzione”: se si parla di “meccanismi di funzionamento dell’evoluzione” si dà per implicito che l’evoluzione sia un fenomeno (processo), ma i suoi “meccanismi” sono ipotesi sul suo funzionamento e quindi ci si sposta nel campo epistemologico, dove proprio il meccanismo a tendenza progressiva è solo una delle ipotesi, per di più messa fortemente in discussione dalla comunità scientifica di riferimento. Lo studio di Science non rappresenta quindi un rovesciamento di convinzioni paradigmatiche, ma si inserisce in un dibattito aperto da tempo, fornendo supporto a una delle ipotesi in campo, per altro già corroborata da numerosi casi noti di evoluzione di tratti complessi in diverse linee evolutive.
quelli che potrebbero essere stati gli organismi alla base dell’albero della vita animale: le meduse (o gelatine) pettine (comb jelly o ctenofori)
Quello che si può ipotizzare è che all’origine dell’ “albero della vita” animale ci potrebbero essere stati organismi simili a (o, nel caso se ne abbiano prove scientifiche, antenati diretti di) gli ctenofori. In altri termini gli ctenofori sarebbero il sister group del raggruppamento di tutti gli altri animali pluricellulari.
Tra gli zoologi e gli evoluzionisti è idea alquanto diffusa che all’origine del regno animale ci siano stati organismi alquanto semplici, come le spugne, e che cellule specializzate come quelle muscolari e i neuroni (assenti nelle spugne) si siano evoluti solo una volta, dando origine a organismi separati.” 
Non è chiaro che cosa si intenda dire scrivendo che cellule muscolari e neuroni, che si sarebbero evoluti solo una volta, abbiano “dato origine a organismi separati”.
“Ma l’analisi del genoma di una medusa pettine, Mnemiopsis leidyi, compiuta dai ricercatori del National Human Genome Research Institute (Nhgri), ha portato a riconsiderare le cose
Nel testo linkato come fonte così si sintetizza la ricerca: “Confrontando i genomi di questi quattro gruppi di organismi [spugne, meduse, cnidari e placozoi] e di altri animali, i ricercatori concludono che in primo luogo si so-no differenziati gli ctenofori e non le spugne come molti hanno pensato”.
Avere i dati genomici degli ctenofori è fondamentale da un punto di vista di genomica comparativa, in quanto ci permette di determinare quali caratteristiche fisiche e strutturali erano presenti negli animali nella fase iniziale
Questo è vero se è acquisita la premessa che gli ctenofori sono (paragonabili a) “animali nella fase iniziale”, ma questa non può essere una premessa dal momento che è presentata come l’ipotesi.
E così, le analisi del genoma delle meduse pettine hanno mostrato che queste si sono separate dal resto degli altri animali prima delle spugne e che, per esempio, queste sono molto più distanti di quanto creduto dalle meduse intese in senso classico. Per dirla usando la metafora dell’albero della vita animale, gli ctenofori ne sono tra i primi rami in assoluto
Intanto il fatto che gli ctenofori in passato fossero stati ritenuti meduse, prima che se ne riconoscesse la so-stanziale differenza addirittura a livello di phylum, è un elemento che può avere interesse storico; ma qui per-ché creare confusione utilizzando per gli ctenofori il termine “meduse”? e perché, per eliminare l’ambiguità, chiamare “classiche” le meduse, suggerendo l’idea che ctenofori e meduse sonno due sottogruppi delle “meduse”? (“classiche” e…? “romantiche”?). Non è più semplice e scientificamente corretto chiamare ctenofori gli ctenofori e meduse (o cnidari) le meduse? 
Poi la comprensione del discorso e la conseguente valutazione dell’argomentazione scientifica richiederebbe una rappresentazione della “parentela” tra spugne, ctenofori e meduse; ne risulterebbe chiara la collocazione di sister group degli ctenofori.
pur possedendo cellule muscolari, le meduse a pettine mancano dei geni che specificano queste cel-lule nella gran parte degli animali, suggerendo che forse queste cellule si siano evolute indipendente-mente negli ctenofori, dopo essersi staccate dal resto dei lineage.”
Non è chiaro che cosa si intenda significare scrivendo che delle cellule possono essersi “staccate dal resto del lineage”: forse che quei tipi cellulari si sono evoluti dopo che gli ctenofori si sono staccati… e che quindi si sono evoluti in modo indipendente da quelli presenti nell’asse principale degli animali.
il fatto che gli ctenofori abbiano tipi cellulari che mancano nelle spugne,  che forse l’evoluzione non abbia sempre proceduto linearmente dal più semplice al più complesso
Oltre al fatto che nessun biologo evoluzionista pensa che l’evoluzione abbia “sempre” proceduto linearmente (la sciocchezza sembra essere funzionale solo all’idea di capovolgimento sensazionale che si vuole dare), i passaggi dal fatto alle conclusioni teoriche non sono esplicitati (e sono molti): 
– gli ctenofori si sono differenziati per primi, quindi prima delle spugne
– nonostante questo gli ctenofori hanno cellule muscolari e neuroni che le spugne non hanno
– questo suggerisce l’ipotesi che l’antenato di tutti questi animali può aver avuto un sistema nervoso più complesso e che “i tipi di cellule che compongono i muscoli e sistema nervoso sono stati persi in alcuni lineage animali”
– oppure, considerando la mancanza dei geni animali legati a quei tipi cellulari come indizio di una evoluzione indipendente, che, “nonostante la complessità di queste cellule, si sono evoluti molto bene più volte”
– la conclusione è “che forse l’evoluzione non abbia sempre proceduto linearmente dal più semplice al più complesso”.
Considerazione conclusiva: nell’articolo di Wired viene citata e “linkata” la fonte scientifica relativa alla ricerca di cui si parla (Science); leggendo da non specialista l’abstract ho capito tutto quello che non ho capito leggendo l’articolo divulgativo (ho trovato anche la rappresentazione grafica dell’albero filogenetico che mostra i rapporti tra i gruppi animali di cui si parla) e ho potuto dissipare dubbi e perplessità sorti da quella lettura. La domanda allora è: perché qualcuno si interpone tra una fonte chiara ed esauriente, oltre che “scientificamente garantita”, per rendere più confusa e difficile la comprensione del lettore, oltretutto stravolgendo la sostanza scientifica?
Marcello Sala
Immagine da Wikimedia Commons