Parentela e sessualità nell’uomo

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Le società umane differiscono tra loro in modo impressionante: ciò che ripugna in una può essere tranquillamente tollerato, o persino incoraggiato, in un’altra; e viceversa. In mezzo a tanta diversità, tuttavia, ci sono anche aspetti che le accomunano tutte o quasi, non solo presenti, ma anche passate e probabilmente future. Una di queste rarità è il tabù dell’incesto, e cioè […]



Le società umane differiscono tra loro in modo impressionante: ciò che ripugna in una può essere tranquillamente tollerato, o persino incoraggiato, in un’altra; e viceversa. In mezzo a tanta diversità, tuttavia, ci sono anche aspetti che le accomunano tutte o quasi, non solo presenti, ma anche passate e probabilmente future. Una di queste rarità è il tabù dell’incesto, e cioè la disapprovazione morale, se non addirittura il divieto esplicito, dell’unione tra individui strettamente imparentati (genitori e figli oppure fratelli e sorelle). Come si spiega la diffusione, quasi ubiquitaria, di tale tabù?

La risposta, con tutta probabilità, è da ricercarsi nella nostra biologia. Ci sono alleli (detti ‘alleli deleteri recessivi’) che generano patologie, ma soltanto nei soggetti che li possiedano in duplice copia. Ora, la probabilità che da un accoppiamento nascano soggetti siffatti è maggiore quando l’unione avviene tra due individui strettamente imparentati. Per questa ragione, la selezione naturale dovrebbe ridurre l’incidenza delle unioni incestuose attraverso l’evoluzione di meccanismi atti a prevenirle. Alcuni di questi coinvolgono direttamente le preferenze sessuali degli individui, i quali tendono ad essere attratti da altri individui con caratteristiche fenotipiche diverse da quelle peculiari della famiglia di appartenenza, e a non esserlo dagli individui che ne possiedano di simili. Questa, però, è soltanto la tendenza generale, all’interno della quale le preferenze dei singoli possono differenziarsi anche notevolmente tra loro, a seconda dell’ambiente particolare esperito da questi ultimi.

Di tale aspetto si sono recentemente occupati gli autori di un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Nella fattispecie, essi hanno indagato in che modo le risposte sessuali a segnali di parentela fenotipici provenienti da ‘individui’ non familiari siano influenzate da segnali di parentela contestuali (i segnali di parentela sono segnali che informano sul grado di parentela tra due possibili partner; si dicono ‘contestuali’ quando si tratta di segnali spaziali, temporali o stato-dipendenti; si dicono invece ‘fenotipici’ quando appartengono al fenotipo dell’emittente, e cioè all’insieme dei suoi caratteri percepibili). Lo studio è stato condotto esclusivamente su individui eterosessuali di sesso femminile. A queste donne, gli autori hanno sottoposto una serie di facce maschili, alcune delle quali molto simili alla loro (generate al computer partendo dalle fotografie delle partecipanti) ed altre molto diverse, invitandole ad esprimere delle preferenze sessuali.

Dalle analisi emerge che le partecipanti con ‘siblings’ di sesso opposto (fratelli, fratellastri e ‘fratelli’ adottivi) erano meno attratte dalle facce auto-somiglianti rispetto alle partecipanti senza ‘siblings’ di sesso opposto; tra le preferenze delle partecipanti con ‘siblings’ dello stesso sesso (sorelle, sorellastre e ‘sorelle’ adottive) e quelle delle partecipanti senza ‘siblings’ dello stesso sesso, invece, gli autori non hanno riscontrato alcuna differenza significativa. Questi risultati hanno corroborato l’ipotesi secondo cui i segnali di parentela contestuali forniti dai ‘siblings’ di sesso opposto (ma non da quelli dello stesso sesso) influenzano le preferenze sessuali (quanto meno quelle femminili).

I ricercatori hanno mostrato inoltre che la repulsione per le facce auto-somiglianti era maggiore per le partecipanti con più di un ‘sibling’ di sesso opposto che non per quelle con uno soltanto. Da studi precedenti, era noto che i ‘siblings’ minori forniscono segnali di parentela contestuali più intensi rispetto ai ‘siblings’ maggiori. Essi hanno voluto pertanto confrontare le preferenze delle partecipanti aventi ‘siblings’ di sesso opposto minori con quelle delle partecipanti senza ‘siblings’ di sesso opposti minori. Come avevano previsto, le prime sono risultate minori delle seconde.

In conclusione, dettagli della nostra biologia che potrebbero sembrare insignificanti possono, invece, avere profonde ripercussioni su aspetti tanto importanti ed apparentemente arbitrari del nostro comportamento.

Alessandro Rocca


Riferimenti
DeBruine L. M. et al. Opposite-sex siblings decrease attraction, but not prosocial attributions, to self-resembling opposite-sex faces (2011); PNAS 108 (28), 11710-14 (doi:10.1073/pnas.1105919108)