Passeggiate precoci rivoluzionano la storia dei tetrapodi

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Se i ritrovamenti degli ultimi anni (si veda, ad esempio Tiktaalik roseae, aprile 2006) non avevano ancora saziato i vostri desideri ecco il ritrovamento che fa per voi. Lo descrivono un team di paleontologi polacchi dell’università di Varsavia (Niedźwiedzki et al.) coordinati da Per Ahlberg (Uppsala Univeristy). La scoperta ha meritato la copertina di Nature, nonché un’ampia presentazione filmata. Jennifer […]

Se i ritrovamenti degli ultimi anni (si veda, ad esempio Tiktaalik roseae, aprile 2006) non avevano ancora saziato i vostri desideri ecco il ritrovamento che fa per voi. Lo descrivono un team di paleontologi polacchi dell’università di Varsavia (Niedźwiedzki et al.) coordinati da Per Ahlberg (Uppsala Univeristy). La scoperta ha meritato la copertina di Nature, nonché un’ampia presentazione filmata. Jennifer Clack, paleontologa dell’Università di Cambridge, riferimento internazionale per lo studio dei tetrapodi basali, ha affermato che questa scoperta sfida le nostre nozioni sulle cause, il luogo ed il momento della conquista delle terre emerse da parte dei tetrapodi. Nel lavoro vengono descritte numerose tracce – isolate ed in pista – attribuite a tetrapodi basali, rinvenute su di una superficie rocciosa lasciata libera dai lavori di scavo in una cava vicino alla città di Zachełmie nelle Świętokrzyskie (Holy Cross Mountains) della Polonia sud-orientale. 
 

Cerchiamo, per semplicità, di discernerne le tematiche trattate. Partiamo dal dato cronologico: lo strato contenente le orme è stato datato, con precisione, al Devoniano medio inferiore, siamo nell’Eifeliano, approssimativamente 395 milioni di anni fa (Ma). Questo dato, solo, basterebbe a rendere strabiliante il ritrovamento: le tracce predatano di circa 18 Ma i più antichi resti scheletrici noti per i tetrapodi (375 Ma) e sono 10 Ma più giovani dei più recenti resti (attorno a 386 Ma) di elpistostegali noti (i vertebrati che cadono immediatamente sotto lo stem group dei tetrapodi, come Tiktaalik e Panderichthys). L’età delle tracce descritte da Niedźwiedzki e colleghi è in disaccordo con l’albero evolutivo sin ora accettato per i cosiddetti “tetrapodomorph fishes” – ovvero le forme che presentano caratteri intermedi tra i Sarcopterygii (Panderichthyida) e i Tetrapoda (Anfibi + Amnioti) – e la sua calibrazione temporale basata sul record scheletrico. Gli elpistostegali erano, sino a ieri, considerati “transizionali”: ora non possono più esserlo. Le tracce polacche ci dicono infatti che primi tetrapodi convissero con loro per almeno 10 milioni di anni. La divergenza tra elpistostegali e tetrapodi deve essere avvenuta molto prima di quanto sin ora ritenuto. Ma c’è di più: i tetrapodi che lasciarono la maggior parte delle tracce rinvenute erano lunghi all’incirca 40-50 cm. Il diametro di alcune orme isolate, però, suggerisce la presenza anche di individui lunghi sino a 2.5 metri: dei veri giganti. Questo dato è in palese contrasto con quanto ritenuto: ci si aspettava infatti che i primi tetrapodi ad aver compiuto escursioni terrestri fossero stati decisamente più piccoli, nell’ordine di poche decine di centimetri. Uno sguardo alla sedimentologia dei depositi di Zachełmie ha fornito un’ulteriore dato rivoluzionario. Sino ad ora si riteneva infatti che la transizione acqua-terra fosse avvenuta negli ambienti lacustri-rivieraschi delle cosiddette ‘flooded forests’. La formazione contenente le tracce (Wojciechowice Formation) è invece costituita da sequenze prettamente marine/marine marginali. Nel Devoniano medio la Polonia si affacciava sulla costa meridionale del supercontinente Laurasia, e la zona ove ora si trova Zachełmie doveva essere un bacino lagunare, soggetto all’azione delle maree. 
 

L’interesse per l’origine dei tetrapodi è di certo giustificato dal fatto che tale evento rappresenta la più recente delle maggiori trasformazioni evolutive che portò allo stabilirsi di un body plan completamente nuovo nel regno animale. Gli elementi di innovazione contenuti nel contributo di Niedźwiedzki et al. andranno di certo ad alimentare il crescente interesse per questo campo ed, in particolar modo, a stimolare la comprensione sempre più dettagliata di pattern e processi che hanno accompagnato la terrestrializzazione dei tetrapodi.
 

Massimo Bernardi