Paura della morte e disegno intelligente

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Sapete perché molti americani (e De Mattei) credono che l’evoluzione sia sbagliata, e che il disegno intelligente sia una spiegazione logica della complessità dell’universo? Perché hanno paura della morte. È una conclusione cui sono giunti alcuni psicologi canadesi (Jessica Tracy, Joshua Hart e Jason Martens) che dicono che, messe di fronte a paure esistenziali (come quella della morte – un […]


Sapete perché molti americani (e De Mattei) credono che l’evoluzione sia sbagliata, e che il disegno intelligente sia una spiegazione logica della complessità dell’universo? Perché hanno paura della morte. È una conclusione cui sono giunti alcuni psicologi canadesi (Jessica Tracy, Joshua Hart e Jason Martens) che dicono che, messe di fronte a paure esistenziali (come quella della morte – un effetto definito mortality salience) e alla necessità di trovare un senso alla vita, le persone tendono a respingere la teoria dell’evoluzione e ad accogliere meglio gli scritti del creazionista Behe e respingere quelli di Richard Dawkins (vedi questo diagramma che rappresenta Effects of mortality salience (MS) on liking of Behe and belief in intelligent design theory (IDT), and liking of Dawkins and belief in evolutionary theory (ET)). Questo è avvenuto quando alcuni partecipanti all’esperimento hanno dovuto scrivere come “vedevano” la propria morte; altri partecipanti, che hanno dovuto trattare altri argomenti (tipo il dolore che si soffre dal dentista) non hanno avuto la stessa reazione.

Il tutto si basa su un assunto ormai noto negli studi psicologici; cioè il fatto che la consapevolezza della proprio morte porta la specie umana a costruire visioni del mondo che possano:” promote a sense of immortality—buffering existential anxiety—by construing the universe as an orderly, comprehensible, predictable, and meaningful place where death can be literally or symbolically transcended. […]. IDT may be one such equanimity-providing worldview, albeit a slightly unusual one.”

L’intelligent design è stato accolto da molti americani con un modicum di preparazione scientifica perché una visione del mondo basata solo sulla Bibbia sembrava difficile da inserire anche nella moderna società “scientista” (come dice padre Gionti, della Specola vaticana, in questo video). C’è un dato particolare nella ricerca; quando (ancora, dopo avere descritto la propria morte o il dolore del dentista) un gruppo ha letto uno scritto di Carl Sagan che affermava come anche l’evoluzione potesse dare un senso all’universo, le persone si sono dette più “convinte” da quest’ultimo scritto e meno da quello di Behe. Hanno cioè tentato di instillare nei soggetti un “senso di scopo” derivato però dal naturalismo, non dalla religione.

Molto semplicemente, Tracy ha concluso che: “These findings suggest that individuals can come to see evolution as a meaningful solution to existential concerns, but may need to be explicitly taught that taking a naturalistic approach to understanding life can be highly meaningful.

Insomma, bisogna dire chiaramente che in un modo o nell’altro il senso della vita esiste, sia che te lo fornisca la regione sia che te lo dia l’evoluzione. Un gruppo di controllo, formato solo da studenti di scienze naturali, dopo aver pensato alla morte, si è detto invece più convinto della teoria dell’evoluzione e degli scritti di Dawkins. Come dice ancora Tracy, questi ultimi hanno capito, attraverso gli studi, che anche nella teoria dell’evoluzione ci può essere una spiegazione nel senso dell’esistenza. Devo dire che come molti studi psicologici questo non mi sembra che dimostri una vera e propria causa, ma piuttosto una connessione tra i due punti di vista: ma devo anche dire che se fosse vero andrebbe proprio verso la mia ipotesi che è l’apparente o reale mancanza di senso, un portato dell’evoluzione per selezione naturale, che spaventa molte persone che la respingono o si affidano a pseudoteorie di nessun valore, ma in apparenza non troppo religiose e abbastanza consolanti. Che dire, spero sia vero…

Tracy, J., Hart, J., & Martens, J. (2011). Death and Science: The Existential Underpinnings of Belief in Intelligent Design and Discomfort with Evolution PLoS ONE, 6 (3) DOI: 10.1371/journal.pone.0017349


Tratto da Leucophaea, il blog di Marco Ferrari