Pulcini sacri e varianti genetiche

Nuovi dettagli sulle tempistiche e l’intensità dell’evoluzione del pollo, in relazione al suo addomesticamento da parte dell’uomo

Seimila anni sono passati da quando i gallinacei selvatici delle giungle asiatiche sono stati addomesticati. L’evoluzione del pollo (Gallus gallus domesticus) è quindi strettamente legata al suo rapporto con l’uomo e la relativa brevità di questo arco temporale, unita alla buona conoscenza dell’architettura genetica responsabile dei tratti del pollo, fanno di questo animale un ottimo modello per studiare gli effetti della selezione artificiale sulla frequenza delle diverse varianti di geni.

Due di essi in particolare hanno attirato l’attenzione dei ricercatori: TSHR e BCDO2.

TSHR è un gene coinvolto nella crescita, nella regolazione metabolica e nella riproduzione. I polli moderni ne hanno una variante recessiva che è ritenuta responsabile della perdita della capacità di riprodursi solo in determinati periodi e che è stata associata sia a una maggior frequenza di deposizione delle uova, sia a una ridotta aggressività. Due tratti vantaggiosi dal punto di vista dell’addomesticamento. BCDO2 è invece coinvolto nella colorazione della pelle e la sua variante recessiva, responsabile del colore giallo, potrebbe essere stata selezionata dall’uomo o perché considerata segno di buona salute dell’animale o per ragioni puramente estetiche.

Già nel 2014, Greger Larson, dell’Università di Oxford, aveva coordinato una ricerca sulla frequenza di questi geni in un centinaio di resti di ossa di pollo provenienti da diverse zone europee, i più antichi dei quali risalivano a circa 2.200 anni fa. Purtroppo, i ricercatori non erano riusciti a caratterizzare il ritmo e l’intensità del processo di selezione. Oggi però, Greger Larson, insieme a Liisa Loog (Oxford, Cambridge), Anders Eriksson (Cambridge, King’s College) e Mark Thomas (UCL), insieme ad altri ricercatori provenienti da diverse università britanniche e dall’Istituto di Paleoanatomia di Monaco, hanno condotto una nuova serie di analisi su campioni di DNA ottenuti da ossa di polli antichi e moderni, utilizzando un approccio basato sulla statistica Bayesiana sviluppato apposta per studiare l’evoluzione genetica di un animale domestico in parallelo ai cambiamenti culturali avvenuti nelle popolazioni umane.

Grazie a questo metodo, gli scienziati hanno ottenuto alcuni risultati molto interessanti, che hanno pubblicato su Molecular Biology and Evolution. Pare infatti che il gene TSHR sia andato incontro a una forte pressione selettiva a partire all’incirca dal 920 d.C., in corrispondenza con l’aumento dell’uso del pollo come alimento nell’Europa del Nord, testimoniato dai reperti archeologici. Aumento che potrebbe essere associato alle pratiche di digiuno cristiane di origine benedettina. L’ordine monastico di San Benedetto, infatti, proibiva il consumo di carne di quadrupedi ma non di quella di pesci e volatili. Oltre a ciò, anche i processi di urbanizzazione, l’introduzione di pratiche agricole più efficienti e il clima più caldo potrebbero aver favorito l’aumento dell’allevamento di polli. Per quanto riguarda BCDO2, invece, anch’esso ha subito un processo selettivo che però sarebbe più recente, probabilmente risalente all’era Vittoriana e agli incroci fra le razze di polli europei e quelle asiatiche.

Non è detto, quindi, che i tratti che caratterizzano le specie domestiche moderne si siano originati e stabilizzati nelle prime fasi del processo di addomesticamento ma, come nel caso dei polli, ciò potrebbe essere avvenuto anche più di quattromila anni dopo l’inizio di tale processo. Oltre ad aver fornito nuove informazioni su questo argomento, il lavoro dei ricercatori britannici ha anche consentito lo sviluppo di un nuovo metodo di analisi statistica che potrebbe rivelarsi molto utile anche in altri studi sull’evoluzione di piante e animali domestici.

Immagine: Di Scratchcradle (Opera propria) [CC BY-SA 3.0], attraverso Wikimedia Commons