Quando i narvali diventarono unicorni

6458

L’avreste mai detto che in realtà il corno dell’unicorno appartiene ad un animale in carne e ossa? La colpa della confusione è probabilmente di un cetaceo: l’affascinante e misterioso narvalo (Monodon monoceros). Alcuni ricercatori (tra cui un dentista!) hanno analizzato diversi scheletri di narvalo conservati al Museo di Storia Naturale dello Smithsonian. Hanno così scoperto che il caratteristico “corno” altro […]


L’avreste mai detto che in realtà il corno dell’unicorno appartiene ad un animale in carne e ossa? La colpa della confusione è probabilmente di un cetaceo: l’affascinante e misterioso narvalo (Monodon monoceros).

Alcuni ricercatori (tra cui un dentista!) hanno analizzato diversi scheletri di narvalo conservati al Museo di Storia Naturale dello Smithsonian. Hanno così scoperto che il caratteristico “corno” altro non è che un gigantesco dente, che può raggiungere la considerevole dimensione di quasi tre metri. In particolare, esso è un canino: si origina infatti esattamente dove si originano i canini dei mammiferi. La scoperta è piuttosto rivoluzionaria, dal momento che generalmente i canini sono posti verticalmente nella bocca, mentre questo dente è orizzontale, ha una struttura a spirale che si avvolge da destra a sinistra ed è ricoperto da un tessuto chiamato cemento, che si trova normalmente alla base dei denti. Inoltre i canini sono normalmente usati come armi o per trattenere il cibo, mentre il narvalo inghiotte le sue prede in un sol boccone. Le sorprese non finiscono qui: il canino è in realtà parte di una coppia. Il dente sinistro cresce in questa lunga zanna che fuoriesce dal labbro superiore del narvalo. Il canino destro, invece, rimane nascosto nel teschio, senza esporsi, se non occasionalmente. Questa struttura è inoltre tipica dei narvali maschi, dal momento che nelle femmine entrambe le zanne restano generalmente nascoste. Un notevole dimorfismo sessuale! Che c’entri qualcosa con l’evoluzione di questa straordinaria zanna?

La bocca del narvalo riserva anche altre sorprese. Esiste un secondo paio di piccoli denti collocato in sacche aperte accanto alle zanne. Questi denti sono vestigiali: persistono pur non svolgendo più alcuna funzione, come il coccige nell’uomo. Non a caso essi variano molto tra i teschi analizzati, sia per morfologia che per struttura dei tessuti, a riprova del fatto che la pressione selettiva è venuta meno.

Perché sprecare tutte queste risorse per somigliare ad un unicorno o ad un delfino cornuto? Non sarebbe stato molto più “utile” per il narvalo avere una bella chiostra di denti con cui azzannare i pesci di cui si nutre piuttosto che inghiottirli? Un ottimo esempio della falliacia del concetto di utilità in campo evolutivo. Come si è potuta evolvere quindi una situazione così apparentemente anomala? Difficile spiegarlo. Gli scienziati per ora non si espongono. Il mistero resta aperto… qualche idea?

Ilaria Panzeri

Riferimenti
Nweeia M. T., Eichmiller F. C., Hauschka P. V., Tyler E., Mead J. C., Potter C. W., Angnatisiak D. P., Richard P. R., Orr J. R. and Black S. R. Vestigial Tooth Anatomy and Tusk Nomenclature for Monodon monoceros. The Anatomical Record. Link

Immagine da Wikimedia Commons