Questa piccola, grande umanità
Le dimensioni corporee sono un parametro centrale per la biologia di tutti gli organismi viventi, poiché influenzano il metabolismo basale, il fabbisogno calorico e la possibilità di essere vittime di predatori; anche fra gli umani esiste una considerevole diversità sotto questo punto di vista e la recente scoperta dei reperti fossili dell’Homo floresiensis, alto solo un centinaio di centimetri, ha […]
Le dimensioni corporee sono un parametro centrale per la biologia di tutti gli organismi viventi, poiché influenzano il metabolismo basale, il fabbisogno calorico e la possibilità di essere vittime di predatori; anche fra gli umani esiste una considerevole diversità sotto questo punto di vista e la recente scoperta dei reperti fossili dell’Homo floresiensis, alto solo un centinaio di centimetri, ha intensificato l’interesse collettivo sul tema.
Trends in Ecology & Evolution presenta questo mese un’interessante review che ricapitola le ipotesi finora effettuate sull’evoluzione del cosiddetto fenotipo pigmeo, nella sua stretta relazione con l’ambiente delle foreste pluviali dell’Africa, del Sud America e del Sud Est Asiatico. Lo scopo dell’articolo è stato quello di capire come l’habitat possa aver influenzato le dimensioni corporee dell’uomo in passato, generando la diversità tutt’ora osservabile in alcune tribù di cacciatori-raccoglitori di quelle regioni.
La domanda principale è una fra le più classiche: la bassa statura è determinata da fattori genetici e quindi può essersi evoluta per selezione naturale o per deriva genetica, oppure è il risultato di un blocco della crescita dovuto principalmente alla malnutrizione e quindi a cause ambientali? Diverse evidenze suggeriscono che questo fenotipo sia determinato principalmente dalla genetica e questa constatazione ha portato ad almeno quattro ipotesi sui principali fattori, che potrebbero aver determinato l’evoluzione convergente del fenotipo pigmeo, nell’ambiente delle foreste pluviali.
La limitazione delle risorse alimentari, la termoregolazione in un ambiente dall’elevata temperatura e umidità , la mobilità all’interno della foresta e l’alto tasso di mortalità in età adulta sono i quattro fattori che potrebbero legare l’ambiente delle foreste pluviali al fenotipo pigmeo, confrontare e intersecare queste diverse ipotesi ha lo scopo di capire quali pressioni selettive potrebbero aver determinato la comparsa e la stabilizzazione di questo carattere; unendo questi studi alle ricerche sui fossili potremo forse far luce su un altro curioso aspetto della complessa storia dell’umanità.
Silvia Demergazzi