S.B. Carroll. Infinite forme bellissime. Codice Edizioni, Torino, 2006
Esce anche in italiano, a cura della Codice Edizioni di Torino, uno dei più importanti libri di divulgazione degli ultimi anni. Endless forms most beautiful, molto ben tradotto da Silvia Boi col titolo Infinite forme bellissime, è un quadro divulgativo ma non per questo semplicistico della “nuova scienza” dell’evo-devo. Dopo paleontologia, genetica, botanica e zoologia, anche lo studio dello sviluppo […]
Esce anche in italiano, a cura della Codice Edizioni di Torino, uno dei più importanti libri di divulgazione degli ultimi anni. Endless forms most beautiful, molto ben tradotto da Silvia Boi col titolo Infinite forme bellissime, è un quadro divulgativo ma non per questo semplicistico della “nuova scienza” dell’evo-devo. Dopo paleontologia, genetica, botanica e zoologia, anche lo studio dello sviluppo dell’embrione (development) entra a far parte dell’affresco dell’evoluzione. Sean Carroll, uno dei più noti ricercatori del campo, spiega qui passo passo com’è possibile che dalla semplice unione di due cellule possano nascere individui di dimensioni colossali e enorme complessità. E la spiegazione è molto più semplice di quanto si possa pensare, ma anche molto più inattesa. Gli sviluppi di moscerini della frutta, ricci di mare e mammiferi (uomo compreso quindi) hanno infatti in comune molto più di quanto non si pensasse. Sono alcuni geni, spesso comuni anche tra forme di vita tassonomicamente lontanissime, che indirizzano lo sviluppo secondo sentieri molto simili; con questo meccanismo basta pochissimo, pur con lo stesso materiale di base, per avere come risultato forme molto differenti. La sorpresa dei biologi a queste scoperte è ben rappresentata da una frase di Ernst Mayr: «La ricerca di geni omologhi è abbastanza futile, se non tra [specie] molto strettamente imparentate». I geni omologhi, cioè condivisi tra le specie, praticamente non esistevano, se non tra specie sorelle o almeno molto imparentate. Invece l’evo devo ha dimostrato che lo sviluppo di specie anche molto lontane è governato da geni simili tra loro. Il libro è diviso in due parti: nella prima Carroll parla dello sviluppo embrionale, e di come le prospettive siano cambiate negli ultimi 15-20 anni. Nella seconda introduce quattro idee sullo sviluppo: 1) la modularità dei corpi 2) le “scatole di montaggio” genetiche, geni che possono essere combinati per avere risultati diversi 3) le modifiche nello spazio e nel tempo dell’architettura corporea e 4) la presenza di interruttori che accendono o spengono le scatole di montaggio stesse, i cosiddetti geni homeobox. Il tutto intervallato da notazioni personali, aneddoti, risultati provenienti dal suo laboratorio, interconnessioni continui del “devo” con l'”evo”, cioè la teoria dell’evoluzione, che negli Stati Uniti il creazionismo cerca di mettere in dubbio. La freschezza di scrittura è encomiabile per un libro di alta divulgazione, e la parte finale, con le prospettive per il futuro di uno studio dello sviluppo ancora più integrato con l’evoluzione, è molto interessante e stimolante. Un libro che non deve mancare nella libreria del vero evoluzionista. Marco Ferrari Chi è chi Estratti del libro originale, sommario, indici e copertine li trovate presso l’ineguagliabile sito di Amazon Interviste, reviews, articoli sul libro di Carroll Vi consiglio di dare uno sguardo alle animazioni presenti nel sito del laboratorio di Carroll