Siamo quel che mangiamo?

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Bacteroides, Prevotella e Ruminotella: ecco i cognomi più illustri. Viviamo insieme da amabili mutualisti, ma a volte il rapporto si guasta e il divorzio è dietro l’angolo. Così insorgono situazioni patologiche: obesità, diabete, aterosclerosi, infiammazioni e così via. Come in tutti i rapporti, molti sono i fattori influenzanti: genetica, dieta ed età in questo caso la fanno da padrone. Il […]


Bacteroides, Prevotella e Ruminotella: ecco i cognomi più illustri. Viviamo insieme da amabili mutualisti, ma a volte il rapporto si guasta e il divorzio è dietro l’angolo. Così insorgono situazioni patologiche: obesità, diabete, aterosclerosi, infiammazioni e così via. Come in tutti i rapporti, molti sono i fattori influenzanti: genetica, dieta ed età in questo caso la fanno da padrone. Il più semplice su cui un buon consulente può intervenire è la dieta. Siamo quindi ciò che mangiamo?

Un gruppo di ricerca statunitense ha recentemente cercato di comprendere l’associazione tra dieta, variabili ambientali e microbiota intestinale. I risultati dello studio sono pubblicati su Science. Alla base: 98 volontari in salute, cui è stato somministrato un questionario sulle abitudini alimentari e 10 individui sottoposti ad una dieta controllata in ospedale per verificare l’influenza di un regime alimentare ricco in grassi e povero di fibre o viceversa. Il primo gruppo è stato ribattezzato COMBO; il secondo CAFE.

Per ciascun abitante intestinale si è cercato di comprendere la correlazione con il cibo ingerito. I ricercatori hanno così scoperto che per un dato taxon i nutrienti sono causa del 3-20% della variabilità di abbondanza tra soggetti. I phyla positivamente associati con i grassi e negativamente con le fibre sono Bacteroidetes e Actinobacteria, mentre Firmicutes e Proteobacteria mostrano associazione inversa. Nemmeno a dirlo, taxa che correlano con l’indice di massa corporea sono associati anche ai grassi e alla percentuale calorica da acidi grassi saturi. Gli effetti della dieta distinguono primariamente Prevotella e Bacteroides. Dallo studio emerge come una dieta a lungo termine correli fortemente con l’enterotipo. In particolare, Bacteroides si associa fortemente con le proteine animali, con una varietà di amminoacidi e grassi saturi. Prevotella, invece, è preminente in diete vegetariane o vegane.

I fortunati del gruppo CAFE hanno consentito di evidenziare come ad essere predominante fosse la variabilità interindividuale. Queste differenze non possono essere sormontate da diete a breve termine. Tuttavia, cambiamenti nella composizione del microbioma si rilevano già dopo 24 ore dall’inizio della dieta controllata. E’ stato in questo caso monitorato anche il transito del cibo a livello intestinale, che si è mostrato più rapido per le diete ad alto contenuto di fibre piuttosto che per quelle ad alto contenuto di grassi. Tutti questi soggetti hanno iniziato la loro esperienza con un enterotipo Bacteroides indice del tipo di dieta ad alto contenuto di grassi e proteine. Nessun individuo ha cambiato il suo microbiota stabilmente a Prevotella (carboidrati) durante la durata dello studio.

Queste osservazioni richiamano alcuni dati recentemente rilevati confrontando bambini europei con tipica dieta “occidentale” e bambini del Burkina Faso, i cui pasti sono tipicamente ricchi di carboidrati e poveri di proteine animali. Il microbiota europeo è dominato da taxa tipici dell’enterotipo Bacteroides, mentre quello africano da Prevotella. Si tratta ora di associare il primo enterotipo all’elevata incidenza di patologie associate con una dieta “occidentale” e verificare se un cambio di dieta a lungo termine (maggiore dei 10 giorni qui considerati) possa in questi casi essere d’aiuto nello spostamento, anche curativo, a Prevotella.

Forse il nostro intestino a questo punto citerebbe Wilde: “Non riesco a sopportare quelli che non prendono seriamente il cibo”!

Ilaria Panzeri



Riferimenti:
Wu G. D., Chen J., Hoffmann C., Bittinger K., Chen Y.-Y., Keilbaugh S. A., Bewtra M., Knights D., Walters W. A., Knight R., Sinha R., Gilroy E., Gupta K., Baldassano R., Nessel L., Li H., Bushman F. D. e Lewis J. D.
Linking long-term dietary patterns with gut microbial enterotypes. Science, 334: 105-108 (2011)

Immagine da Wikimedia Commons