Svicolando..anzi svincolando!
Grazie ad una segnalazione di Marco Ferrari su Leucophaea ho letto l’articolo intitolato “Darwin sotto tiro” di Marco Mazzeo, in cui viene fatta una recensione dell’ultimo libro di Pattelli Palmarini e Fodor, di cui tanto è già stato scritto (anche su Pikaia).Premesso che la recensione non centra il vero “nervo scoperto” che il libro vorrebbe proporre ovvero che il ruolo […]
Grazie ad una segnalazione di Marco Ferrari su Leucophaea ho letto l’articolo intitolato “Darwin sotto tiro” di Marco Mazzeo, in cui viene fatta una recensione dell’ultimo libro di Pattelli Palmarini e Fodor, di cui tanto è già stato scritto (anche su Pikaia).
Premesso che la recensione non centra il vero “nervo scoperto” che il libro vorrebbe proporre ovvero che il ruolo della selezione naturale sarebbe minimale (cosa su cui non ritorno dato che lo hanno già fatto numerose recensioni che hanno negato questa affermazione), c’è un aspetto che mi ha molto colpito perché ripreso anche da altri autori che hanno parlato del libro di Piattelli Palmarini. In particolare Mazzeo scrive: “Farla finita con il conformismo tipico dell’adepto (roba che sarebbe meglio lasciare a Scientology) e aprire a tradizioni della ricerca biologica spesso ritenute inconciliabili con l’evoluzionismo (ad esempio la biologia che insiste sui vincoli dimensionali e morfologici che la materia impone agli organismi viventi) per il materialismo odierno non può che essere un segno di vitalità”.
Va bene..colgo l’invito e lo rinnovo: facciamola finita con questa storia dei vincoli! Ma in che senso? Nel senso che qui a quanto pare l’unico vincolo che esiste è che bisogna leggere quello che la bibliografia scientifica propone. Siccome capisco che possa essere difficile accedere agli articoli sulle riviste scientifiche specializzate, facciamo un semplice esperimento e prendiamo i primi due manuali di biologia evoluzionistica che si usano nel mondo: “Evoluzione” di Mark Ridley e “L’evoluzione” di Douglas J. Futuyma e vediamo di cosa parlano e se veramente la biologia evoluzionistica non considera i vincoli. Ridley affronta il problemi dei vincoli in modo dettagliato e ricco di esempi e parla di vincoli storici, genetici, ontogenetici e filogenetici ed il capitolo si conclude parlando di vincoli imposti all’adattamento. In modo analogo il testo di Futuyma parla di vincoli fisici, selettivi, genetici, ontogenetici ed il capitolo riassume questo argomento dicendo che “numerosi tipi di vincoli dell’evoluzione possono determinare quali traiettorie evolutive sono seguite a quali non lo sono. Si ritiene che i sistemi di sviluppo impongano alcuni vincoli all’evoluzione morfologica”.
Se poi andiamo su un testo di riferimento e di facile reperimento quale “La struttura della teoria dell’evoluzione” di Stephen J. Gould troviamo che il capitolo X, intitolato “Integrazione e adattamento nell’ontogenesi e nella filogenesi: vincoli storici ed evoluzione delle sviluppo”, analizza addirittura accezioni diverse con cui il termine vincolo è inteso in biologia evoluzionistica ovvero come costrizione che impedisce alcune vie evolutive o, in alternativa, come indirizzamento del processo evolutivo.
Come sostenere quindi che i vincoli sono inconciliabili con l’evoluzione quando ne sono una parte integrante? Se la si guardasse per quello che è, si potrebbe notare che la moderna biologia evoluzionistica al momento certo non è priva né di vitalità né di aperture ad aspetti innovativi, come ben testimonia l’ultimo libro di Massimo Pigliucci e Gerd Muller dal titolo “Evolution: the extended synthesis“.
Nel 1973 Mondo scriveva “Un aspetto curioso della teoria dell’evoluzione è che tutti pensano di conoscerla. Mentre di fatto, pochissimi la conoscono realmente, così come pochissimi l’hanno capita quando Darwin la descrisse, e ancora meno persone conoscono quanto noi siamo oggi capaci di comprenderla”. Temo che a distanza di quasi quarant’anni questa frase di Monod sia più attuale che mai.
Mauro Mandrioli
Premesso che la recensione non centra il vero “nervo scoperto” che il libro vorrebbe proporre ovvero che il ruolo della selezione naturale sarebbe minimale (cosa su cui non ritorno dato che lo hanno già fatto numerose recensioni che hanno negato questa affermazione), c’è un aspetto che mi ha molto colpito perché ripreso anche da altri autori che hanno parlato del libro di Piattelli Palmarini. In particolare Mazzeo scrive: “Farla finita con il conformismo tipico dell’adepto (roba che sarebbe meglio lasciare a Scientology) e aprire a tradizioni della ricerca biologica spesso ritenute inconciliabili con l’evoluzionismo (ad esempio la biologia che insiste sui vincoli dimensionali e morfologici che la materia impone agli organismi viventi) per il materialismo odierno non può che essere un segno di vitalità”.
Va bene..colgo l’invito e lo rinnovo: facciamola finita con questa storia dei vincoli! Ma in che senso? Nel senso che qui a quanto pare l’unico vincolo che esiste è che bisogna leggere quello che la bibliografia scientifica propone. Siccome capisco che possa essere difficile accedere agli articoli sulle riviste scientifiche specializzate, facciamo un semplice esperimento e prendiamo i primi due manuali di biologia evoluzionistica che si usano nel mondo: “Evoluzione” di Mark Ridley e “L’evoluzione” di Douglas J. Futuyma e vediamo di cosa parlano e se veramente la biologia evoluzionistica non considera i vincoli. Ridley affronta il problemi dei vincoli in modo dettagliato e ricco di esempi e parla di vincoli storici, genetici, ontogenetici e filogenetici ed il capitolo si conclude parlando di vincoli imposti all’adattamento. In modo analogo il testo di Futuyma parla di vincoli fisici, selettivi, genetici, ontogenetici ed il capitolo riassume questo argomento dicendo che “numerosi tipi di vincoli dell’evoluzione possono determinare quali traiettorie evolutive sono seguite a quali non lo sono. Si ritiene che i sistemi di sviluppo impongano alcuni vincoli all’evoluzione morfologica”.
Se poi andiamo su un testo di riferimento e di facile reperimento quale “La struttura della teoria dell’evoluzione” di Stephen J. Gould troviamo che il capitolo X, intitolato “Integrazione e adattamento nell’ontogenesi e nella filogenesi: vincoli storici ed evoluzione delle sviluppo”, analizza addirittura accezioni diverse con cui il termine vincolo è inteso in biologia evoluzionistica ovvero come costrizione che impedisce alcune vie evolutive o, in alternativa, come indirizzamento del processo evolutivo.
Come sostenere quindi che i vincoli sono inconciliabili con l’evoluzione quando ne sono una parte integrante? Se la si guardasse per quello che è, si potrebbe notare che la moderna biologia evoluzionistica al momento certo non è priva né di vitalità né di aperture ad aspetti innovativi, come ben testimonia l’ultimo libro di Massimo Pigliucci e Gerd Muller dal titolo “Evolution: the extended synthesis“.
Nel 1973 Mondo scriveva “Un aspetto curioso della teoria dell’evoluzione è che tutti pensano di conoscerla. Mentre di fatto, pochissimi la conoscono realmente, così come pochissimi l’hanno capita quando Darwin la descrisse, e ancora meno persone conoscono quanto noi siamo oggi capaci di comprenderla”. Temo che a distanza di quasi quarant’anni questa frase di Monod sia più attuale che mai.
Mauro Mandrioli