Tardigrades strike back

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Ho già scritto di Tardigradi per Pikaia qui, oggi ho il piacere di intervistare un grande esperto di questi simpatici  animaletti il Dott. Roberto Guidetti.Dott. Guidetti come è nata la sua passione per i tardigradi?E’ nata  per caso ed è cresciuta nel tempo. Da studente volevo studiare gli animali, come molti studenti di oggi e pensavo al delfino al leone […]


Ho già scritto di Tardigradi per Pikaia qui, oggi ho il piacere di intervistare un grande esperto di questi simpatici  animaletti il Dott. Roberto Guidetti.

Dott. Guidetti come è nata la sua passione per i tardigradi?

E’ nata  per caso ed è cresciuta nel tempo. Da studente volevo studiare gli animali, come molti studenti di oggi e pensavo al delfino al leone o al lupo, ma nell’allora Dipartimento di Biologia si studiavano questi piccoli animali, che il corso di Zoologia aveva quasi trascurato. Ma dopo aver guardato dentro il microscopio mi si è aperto un mondo nuovo e lo sguardo ha iniziato a indagare migliaia di invisibili creature che mi affascinano tutt’oggi.

Di quali aspetti della Biologia dei tardigradi si è occupato?

Nel corso del tempo ho avuto modo di esplorare molti aspetti della biologia dei tardigradi. Ho iniziato con studi tassonomici e faunistici, identificando le specie che vivevano entro diversi substrati (muschi, licheni, fogliame, pozze d’acqua). Poi sono sempre più entrato nella loro anatomia studiando: la struttura più fine della loro cuticola, la muscolatura e gli apparati boccali, con l’obiettivo di comprendere la loro anatomia, le relazioni tra la forma e la funzione delle strutture e in particolare l’evoluzione che hanno subito questi organismi. Oltre agli aspetti morfologici mi sono occupato anche degli aspetti ecologici: come e dove vivono questi animali e degli adattamenti che consentono a questi animali acquatici di vivere sulle terre emerse. E di conseguenza ho studiato la loro capacità di seccarsi o congelarsi, sia analizzando gli effetti dei fattori ambientali sulla sopravvivenza (temperatura, raffreddamento, radiazioni UV, pesticidi, ambiente spaziale) sia le molecole coinvolte nei diversi processi.

Quali sono i luoghi più strani dove li ha osservati?

Sorprendentemente i tardigradi si trovano nei luoghi più impensati. Li abbiamo rinvenuti nei muschi che crescono sul selciato di Piazza Grande a Modena, all’interno di substrati batterici tra le rocce della Groenlandia, dentro le gocce d’acqua che si accumulano tra le foglie di piante come le Bromeliacee o dentro i fori crioconitici, piccoli fori cilindrici che si formano sulle superfici dei ghiacciai a causa dello scioglimento del ghiaccio,  nelle aree sottostanti piccoli sassi che vengono scaldati dal sole.

Lei ha personalmente scoperto e nomenclato nuove specie?

Si, ho scoperto diverse specie quali: Murrayon stellatus, Ramazzottius affinis, Diphascon humicus, Macrobiotus dianeae, Minibiotus gumersindoi, Cadtylobiotus octavi, Calcarobiotus longinoi, Macrobiotus ciprianoi ed altre sono in cantiere; ho descritto diversi nuovi generi e famiglie. Questi animali sono poco studiati e non è raro incappare in nuove specie soprattutto se si analizzano substrati o luoghi inesplorati.

Se i nostri lettori volessero cimentarsi nella ricerca e nell’osservazione di questi animaletti, cosa dovrebbero fare?

Raccogliere il substrato (muschi, licheni, fogliame), metterlo a bagno per circa mezzora, poi per estrarre gli animali o si strizza il substrato dentro un contenitore di vetro e si osserva attraverso il microscopio cosa si è ottenuto o si setaccia il substrato con acqua corrente utilizzando due setacci con fori di circa 0,5 mm il primo e 0,03 mm il secondo, per poi osservare al microscopio il sedimento che rimane all’interno del secondo setaccio.

Quindi vista la stagione favorevole per il reperimento di questi substrati, auguriamo “Buona caccia a tutti!” 
Ed ora Dott. Guidetti…. ha “conosciuto personalmente” gli astronauti? In basi a quali caratteristiche avete scelto le specie da inviare nello spazio?

Abbiamo scelto specie che potessero seccarsi, che potessero essere allevate in laboratorio e potessero essere reperite con facilità, sono infatti specie modenesi!

Saranno sempre i Tardigradi di Modena ad andare su Phobos?

Della missione si occupa un nostro collega svedese, partiranno quindi tardigradi scandinavi capaci anch’essi di seccare e tornare attivi.

Peccato contavamo di avere i nostri Modenesi tra i primi colonizzatori di Marte! 
Avevo accennato nel mio articolo precedente al genere  Ramazzottius,  ci può dire chi era  questo Sig. Ramazzotti cui è stato dedicato un intero genere?

Giuseppe Ramazzotti era un ingegnere meccanico nato nel 1898 appassionato naturalista, in particolare amante dei tardigradi. Girava con un piccolo microscopio che lo ha accompagnato anche nei tempi di guerra. Per lavoro si è occupato di comunicazioni a lunga distanza, ma per passione si è diviso tra la pipa e i tardigradi. Nel 1946, ha scritto con Dino Buzzati, il famoso romanziere e pittore, “ Il libro delle pipe”.  Ramazzotti si può considerare uno dei principali studiosi di tardigradi italiani e mondiali, ha scritto la prima monografia in italiano sui tardigradi: “Il Philum Tardigrada”, la terza edizione, pubblicata nel 1984 con Walter Maucci, è utilizzata tuttora ed è stata interamente tradotta in inglese (più di mille pagine) per la comunità internazionale.
 
Dott. Guidetti mi aveva particolarmente interessata, cercando materiale per il mio precedente articolo, l’origine dei binomi linneani assegnati ad alcune specie, può soddisfare la mia curiosità?

Certamente

Allora iniziamo con Macrobiotus perfidus 

Questo è quanto riportano gli autori per quanto riguarda perfidus: Il nome perfidus si riferisce alla difficoltà nel distinguerlo da specie simili.

Poi Haplohexapodibius seductor

Per quanto riguarda seductor, gli autori non dicono perché lo hanno chiamato così, ma credo che prosaicamente sia dovuto al fatto che lo hanno trovato dentro un muschio dal nome Entodon seductrix

E Limmenius porcellus

Anche per porcellus non è indicato il perché hanno scelto questo nome, ma l’animale è grosso, uno dei tardigradi più grossi, con un “muso” pronunciato che potrebbe ricordare un maiale.

Proseguiamo con Zioella pavonina
 
Per Zioella pavonina, l’autrice riporta: “Du latin Pavo = Paon; adjectif relatif au paon”, perché in effetti questa specie presenta due bellissime e ampie appendici posteriori che ricordano una coda di pavone. 

E invece il Macrobiotus sapiens?

Il nome specifico sapiens di questa specie deriva dal fatto che i suoi scopritori, Prof.ssa Binda e Prof. Pilato, hanno trovato gli animali all’interno di un muschio che cresceva sul balcone dell’Università di Catania e quindi doveva trattarsi di animali molto sapienti !!!

A quando il Guidettius?

Non costuma auto dedicarsi il nome di una specie per cui attendo che qualcuno trovi qualche nuovo animale che mi assomigli!

Dott. Guidetti, lei è molto simpatico! Questa regola la conoscevo, ma ….mi auguro che al più presto qualcuno si decida a dedicarle una nuova specie, poiché  lei ha scoperto “solo 8” nuove specie di tardigradi! Ho letto che la Tardigrado – mania è molto diffusa, è vero? Ci faccia qualche esempio particolare.

C’è chi ha costruito case ispirandosi ai tardigradi, chi si li ha scolpiti; sono anche apparsi sui fumetti, quali “Martin Mystère”… chi è meno giovane se li può ricordare già dalla famosa collana di libri i “Quindici”

Per concludere la ringrazio e le auguro buon lavoro per i suoi progetti futuri.

Patrizia Martellini


Informazione importante:
il Dott. Guidetti, mi ha inviato parecchie immagini relative alla tardigrado-mania e dato che Pikaia non può supportare molte immagini le potete trovare sul mio Blog: Evolve or Die