The Dead Dragon is not Sleeping

Tafonomia e descrizione dei fossili

Gao et al. (2012) descrivono un secondo esemplare del paraviano Mei, dal Cretacico Inferiore della Cina. L’esemplare è anche il terzo caso in un paraviano non-aviano, dopo gli olotipi di Mei e Sinornithoides, a preservare una postura di riposo tipicamente “aviana”: accovacciato al suolo, la coda che cinge una lato del corpo, con gli arti posteriori flessi, gli arti anteriori raccolti lateroposteriormente, la mano parallela alla colonna dorsale, il collo flesso lateralmente e la testa parzialmente cinta da un arto.

La presenza della medesima postura in tre esemplari di due specie smentisce le (già poco plausibili) interpretazioni di questi fossili come artefatti preservazionali post-mortem. Si tratta quindi di una documentazione fedele della postura assunta dall’animale poco prima (e durante) il decesso. Come sempre in questi casi, la mera osservazione del fossile non ci dà indicazioni dirette della condizione in vita dell’animale, dato che sovente le condizioni al contorno della morte e del seppellimento sono condizioni eccezionali o comunque anomale se rapportate alla norma dei comportamenti manifestati in vita. Ovvero, è possibile che la fedele conservazione di questa postura sia legata a condizioni peri-mortem, intercorse durante il decesso.

La tafonomia, come sempre, viene in nostro aiuto. Il fossile di un animale di queste piccole dimensioni (lungo mezzo metro e pesante al più qualche chilogrammo) e di questa gracilità, in questo stato di preservazione, indica che il corpo non subì un trasporto, né che fu sottoposto a pressioni intense. Se questa postura ha una origine biologica, si può scartare la deposizione sul fondale di un bacino d’acqua, dato che è improbabile che un cadavere di queste forma e dimensione conservi questa postura sul fondo di un corpo d’acqua, per quanto debole sia la corrente di fondo. In ogni caso, tutti concordano che questi fossero animali terrestri, non acquatici, quindi il problema di una “postura di riposo subacquea” nemmeno si pone. La fine tessitura ed il chimismo dei dedimenti che formano la matrice del fossile sono interpretati come una cenere vulcanica. Ciò suggerisce uno scenario da “Pompei Mesozoica”, con un’eruzione vulcanica di tipo pliniano che seppellisce i corpi di questi animali con un sedimento finissimo che ne conserva la postura alla morte. La postura differisce da quella opistotonica, che recentemente è stata interpretata come effetto di contrazioni post-mortem dei muscoli e dei legamenti interspinali indotti della presenza di acqua (ipotesi che avevamo già scartato). Al tempo stesso, l’assenza di evidente traumaticità nella postura porta a scartare gli scenari più “tragici” di certe interpretazioni sovente applicate ai fossili in postura opistotonica. 

Riassumendo, il mix dato dalla postura accovacciata, “naturale”, in un animale così gracile, e l’assenza di spasmi (sia reali che “apparenti”) implicano che la morte fu rapida e probabilmente indolore (e forse nemmeno percepita come imminente dall’animale). Che esso morì nel sonno, sepolto dalle ceneri, oppure per asfissia da esalazioni vulcaniche dopo che istintivamente si accovacciò per difendersi da qualche evento percepito come pericoloso, quale può essere un’eruzione vulcanica o l’improvviso oscuramento dovuto alle ceneri, sono dettagli che già sfumano nella speculazione gratuita che lascio ad altri.

Da Theropoda, il blog di Andrea Cau

Bibliografia:

Gao C, Morschhauser EM, Varricchio DJ, Liu J, Zhao B (2012) A Second Soundly Sleeping Dragon: New Anatomical Details of the Chinese Troodontid Mei long with Implications for Phylogeny and Taphonomy. PLoS ONE 7(9): e45203. doi:10.1371/journal.pone.0045203