Tra i primati non sempre il cibo piu’ facilmente disponibile diventa quello scelto….

Elena Cunningham e Charles Janson, ricercatori rispettivamente presso il New York University College e la State University of New York, pubblicano l’articolo di apertura di questo numero speciale, unitamente ad un altro lavoro che riassume i risultati di una ricerca condotta su sei scimmie Saki, o Pitecie dalla testa bianca (Pithecia pithecia), dell’isola venezuelana di Round Island, situata nel lago

Elena Cunningham e Charles Janson, ricercatori rispettivamente presso il New York University College e la State University of New York, pubblicano l’articolo di apertura di questo numero speciale, unitamente ad un altro lavoro che riassume i risultati di una ricerca condotta su sei scimmie Saki, o Pitecie dalla testa bianca (Pithecia pithecia), dell’isola venezuelana di Round Island, situata nel lago Guri. Gli autori hanno scoperto che queste scimmie sono disposte a percorrere anche quattro volte di piu’ della distanza utile a procurarsi frutti di media qualita’, per raggiungere luoghi, precedentemente memorizzati, nei quali il cibo ha una qualita’ decisamente superiore. Tutto questo si osserva in periodi di elevata disponibilita’ di risorse. Il pattern giornaliero di foraggiamento di questi animali e’ piuttosto complesso: esso consiste in numerosi piccoli  e brevi pasti, e in pochi pasti piu’ sostanziosi. I vantaggi sociali ed ecologici ottenuti con questo comportamento, e cioe’ il soddisfacimento delle proprie preferenze e necessita’ alimentari, unite ad una minore competizione intraspecifica per il cibo e all’opportunita’ di affermare la dominanza del proprio gruppo su altri per cio’ che riguarda le risorse, superano evidentemente gli svantaggi rappresentati da una maggiore spesa energetica e da  maggiori probabilita’ degli individui di cadere in questo modo vittima di predazione. Insomma, quando si tratta di scegliere il cibo, i primati considerano qualcosa di piu’ della semplice distanza da esso.

Studi come questo confermano le complesse abilita’ cognitive dei primati, e aiutano a comprendere meglio l’evoluzione dei  tratti sociali e comportamentali, e in ultima analisi dell’intelligenza, che contraddistiguono l’ordine animale al quale apparteniamo, soprattutto per cio’ che riguarda i primati antropoidi.

Paola Nardi

Nell’immagine, una scimmia Saki dello zoo dell’Oregon (tratta da Wikipedia)