La storia del volto umano
Ricostruita la storia evolutiva del nostro volto: come dieta, ambiente e socialità lo hanno trasformato in 6 milioni di anni
L’uomo è ciò che mangia, ma siamo anche le emozioni che proviamo. E sul volto, milioni di anni di adattamenti a diete diverse, cambiamenti climatici ed evoluzione sociale, hanno lasciato segni tangibili di questi passaggi. La vicenda del volto umano è stata raccontata da uno studio su Nature Ecology & Evolution da un gruppo internazionale di esperti di evoluzione umana.
In questa review gli autori hanno confrontato le informazioni note riguardo a 18 ominidi vissuti fino a 6 milioni di anni fa, con Homo sapiens come modello più recente per concludere con Ardipithecus ramidus quale antenato più antico.
E’ stata una catena di eventi. Dall’abbandono degli alberi si è passati alla postura bipede e, unendo cambiamenti ambientali a una nuova dieta e nuove esigenze metaboliche, anche la testa e il viso hanno dovuto adeguarsi. In questo punto dell’evoluzione si sono verificati adattamenti alle nuove esigenze respiratorie ed energetiche. La dentatura si è adeguata, così come la mascella, dettando cambiamenti importanti nei tratti di tutto il viso. Gli antenati più antichi, australopitechi e ardipitechi, avevano facce larghe e profonde, così fatte per ospitare i possenti muscoli necessari a masticare li vegetali duri che costituivano la maggior parte della loro dieta. Parallelamente all’inaridimento del clima, soprattutto negli ultimi due milioni di anni, si passò ad un’alimentazione non più esclusivamente frugivora, i primi Homo iniziavano ad utilizzare utensili per tagliare e lavorare la carne. Non dovendo più sostenere una muscolatura mascellare possente, il viso inizia a sostenere tratti più dolci e levigati.
A questo punto sembra che l’evoluzione del volto abbia seguito anche la via della socialità, favorendo tratti che potessero aiutare la comunicazione non verbale trasmettendo emotività. Si prendano ad esempio e le grandi arcate sopracciliari di umani estinti quali Neanderthal e H. erectus, dato che tratti simili servono a comunicare ostilità, aggressività e dominanza nelle grosse scimmie antropomorfe. Con l’aumentare della complessità dei rapporti sociali e con la crescente necessità di cooperazione questi tratti, sostengono gli autori, hanno perso sempre più significato fino a essere assenti negli esseri umani nostri conspecifici (Homo sapiens).
Dunque, concludono i ricercatori, il nostro volto è il frutto di uno stretto compromesso tra fattori biomeccanici, fisiologici e sociali che hanno interagito tra loro nel corso degli ultimi milioni di anni.
Riferimenti
Lacruz et al. 2019, The evolutionary history of the human face. Nature Ecology and Evolution.
Immagine: Andrea Romano