Un cucciolo di bradipo gigante torna alla luce dopo 10.000 anni
Ed e’ proprio intorno a questo interessante ritrovamento che hanno lavorato i ricercatori di tre istituzioni dello stato americano, guidati da David Brenzel, curatore del Museo di Storia Naturale della University of Iowa e da Holmes Semken, professore emerito di geologia. I risultati non si sono fatti attendere: si tratta di un cucciolo di Megalonyx Jeffersoni, detto anche bradipo gigante […]
Ed e' proprio intorno a questo interessante ritrovamento che hanno lavorato i ricercatori di tre istituzioni dello stato americano, guidati da David Brenzel, curatore del Museo di Storia Naturale della University of Iowa e da Holmes Semken, professore emerito di geologia. I risultati non si sono fatti attendere: si tratta di un cucciolo di Megalonyx Jeffersoni, detto anche bradipo gigante terricolo di Jefferson, quasi completo e in ottime condizioni di conservazione. Mentre sono gia' noti ritrovamenti di individui giovani e adulti, questa e' la prima volta che un immaturo viene trovato vicino ad un adulto. Questa specie erbivora prevalentemente nordamericana, che poteva superare i due metri di lunghezza, riveste un'importanza storica, oltre che paleontologica: il suo nome e' infatti legato al terzo presidente degli Stati Uniti, Thomas Jefferson, che nel 1796 tenne un seminario su Megalonyx davanti ai componenti della American Philosophical Society.
Come e' noto, i bradipi moderni vivono sonnacchiosi appesi agli alberi delle foreste tropicali di Centro e Sud America: degli oltre trenta generi che hanno occupato le foreste di molte regioni terrestri a partire da 35 milioni di anni fa, sopravvivono oggi soltanto due generi e cinque specie. I due generi attuali sono denominati Bradypus, di cui fa parte il noto bradipo tridattilo, imparentato alla famiglia dei Megatheriidae, e Choloepus, che annovera il bradipo didattilo facente parte della famiglia dei Megalonychidae, alla quale apparteneva anche Megalonyx Jeffersoni.
Va ricordato che reperti fossili di Megalonyx furono ritrovati dallo stesso Darwin durante il celeberrimo viaggio del Beagle, a Punta Alta, in Argentina: lo potete leggere nell'opera Viaggio di un naturalista intorno al mondo, il suo diario di viaggio pubblicato per la prima volta nel 1839. Sebbene gli animali attuali siano di modeste dimensioni, le specie del Pleistocene appartenenti a questo gruppo potevano raggiungere misure assolutamente eccezionali, come quelle del Megatherium, sempre di darwiniana memoria.
I reperti fossili ritrovati in Iowa saranno presso sottoposti all'analisi del DNA, nella speranza di verificare un eventuale legame familiare tra i due individui, e altri test potranno forse chiarire l'ecologia e alcuni tratti etologici di due fasi di sviluppo diverse della stessa specie. In ultimaanalisi, gli autori sperano di acquisire maggiori conoscenze sulle caratteristiche e sulle abitudini di Megalonyx Jeffersoni, per poi scoprire le cause che portarono alla sua misteriosa estinzione.
Paola Nardi