Un mare di biodiversità

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Si stima che oggi siano conosciute circa 230.000 specie marine. In proporzione, animali e piante terresti finora descritti raggiungono i 1.5 milioni di esemplari.Un network di ricercatori su scala planetaria si è posto come obiettivo proprio quello di determinare e spiegare in dieci anni diversità, distribuzione ed abbondanza della vita negli oceani. Questo progetto raccoglie scienziati da più di 80 […]

Si stima che oggi siano conosciute circa 230.000 specie marine. In proporzione, animali e piante terresti finora descritti raggiungono i 1.5 milioni di esemplari.

Un network di ricercatori su scala planetaria si è posto come obiettivo proprio quello di determinare e spiegare in dieci anni diversità, distribuzione ed abbondanza della vita negli oceani. Questo progetto raccoglie scienziati da più di 80 diverse nazioni e prende il nome di “Census of Marine Life”.

L’avventura è iniziata nel 2000 e, da allora, più di 17.000 specie marine sono state classificate e scoperte. Il database del Census, OBIS (Ocean Biogeographic Information System) contiene circa 1 milione di osservazioni di più di 5500 taxa distinti solo per quanto riguarda le acque artiche. Qui potete trovare una galleria di immagini delle specie osservate.

Curiosamente, di queste, circa 235 vivono nei mari polari. Si intende: le stesse 235 specie in entrambi gli oceani dei poli, nonostante i 14.000 km che li separano. Una scoperta straordinaria!

Non si fatica ad immaginare megattere e balene grigie compiere questa traversata:  abbiamo già  parlato, infatti, di come questi mammifere siano in grado di coprire enormi distanze (qui). Ma che dire di vermi, crostacei, foraminiferi (protozoi ameboidi) e altre specie dalle dimensioni risibili? Sembra fantascienza pensare a questi minuscoli esserini che attraversano l’intero pianeta: dai climi freddi di uno dei poli, passando per le correnti calde dei mari tropicali ed equatoriali, per poi ritrovarsi nel loro clima d’origine, ma al polo opposto. Come hanno potuto adattarsi ad una vita tra i ghiacci e nello stesso tempo riuscire a sopportare una simile traversata?

Ma le sorprese non finiscono qui: i ricercatori del CAML hanno studiato anche regioni finora ritenute assai povere di vita come i fondali oceanici antartici, luoghi in cui la luce non si vedeva da 100000 di anni dal momento che le calotte ghiacciate fungevano da enorme coperchio. Solo recentemente, infatti, grazie allo scioglimento dei ghiacci e al distacco di iceberg, queste zone sono state esposte al sole. Inaspettatamente, la vita marina si è mostrata incredibilmente ricca: circa la metà delle specie scoperte non si trova in nessun altro luogo sulla Terra, se non qui. Sembra che l’Antartide sia più ricca di specie delle Galapagos! A saperlo, sono sicura, Darwin ci avrebbe fatto volentieri tappa… In più è stato osservato che queste specie formano un’unica provincia biologica, nonostante 8500 km separino i lati opposti del continente antartico. Sembra proprio che ai poli la distanza non sia un problema!

Analisi molecolari hanno inoltre mostrato un altro lato nascosto del nostro Polo Sud: l’Antartide sarebbe un enorme incubatore freddo che, grazie ai cicli glaciali, ha sfornato milioni di specie oggi residenti in acque più a nord. Ad esempio, diverse specie di polpi avrebbero, in oltre 30 milioni di anni, ripetutamente colonizzato i mari profondi, facendo coincidere ogni migrazione con il ritiro dei ghiacci antartici. Sembra logico quindi ipotizzare che anche oggi l’Antartide riempia regolarmente gli oceani mondiali con nuove varietà di specie viventi. Chiaramente a queste migrazioni deve corrispondere una radiazione: un’evoluzione che consenta alle specie di differenziarsi verso gli habitat più caldi, a nord.

I dati, però, non sono tutti rassicuranti: alcune specie adattatesi a climi freddi si stanno via via spostando dai loro luoghi originari verso i poli, probabilmente a causa del surriscaldamento delle acque; inoltre specie marine più piccole stanno rimpiazzando quelle più grosse in alcune acque artiche. Le ragioni non sono semplici da capire, ma chiaramente queste modificazioni avranno notevoli implicazioni sulla catena alimentare di queste regioni.

Il primo rapporto dettagliato del Census si attende per il 4 ottobre 2010. Visto quanto è trapelato finora, restiamo in trepidante attesa… ne scopriremo delle belle!

Nel frattempo, vi consiglio di seguire le scoperte dei ricercatori del CAML  con “Ocean in Google Earth”: potrete navigare sotto la superficie dei mari ed esplorarne la vita. Tutte le informazioni qui: http://www.coml.org/results-publications/googleearth


Ilaria Panzeri

Foto di Ilaria Panzeri