Un nuovo primate dal cimitero del diavolo
l cimitero del diavolo (Devil’s Graveyard) è un’area del deserto texano famosa al di fuori della comunità paleontologica per essere stata immortalata all’inizio di Paris, Texas di Wim Wenders. Per I paleontologi invece è ancora più importante, perchè proprio in questa zona era stata ritrovata Mahgarita stevensi, descritta nel 1976 e per un breve lasso di tempo ritenuta la prova […]
l cimitero del diavolo (Devil’s Graveyard) è un’area del deserto texano famosa al di fuori della comunità paleontologica per essere stata immortalata all’inizio di Paris, Texas di Wim Wenders. Per I paleontologi invece è ancora più importante, perchè proprio in questa zona era stata ritrovata Mahgarita stevensi, descritta nel 1976 e per un breve lasso di tempo ritenuta la prova che all’origine delle scimmie antropoidi dovessero starci gli adapidi, un gruppo di proscimmie estinte in realtà più vicine ai lemuri attuali (di cui fa parte la famosa Ida, che riaccese difatti proprio questo dibattito). Mahgarita presentava caratteristiche interessanti, ma successive scoperte di specie antropoidi asiatiche molto antiche imposero una revisione delle teorie che ne avevano seguito la scoperta. La recente scoperta di Mescalerolemur homeri in uno strato di qualche milione di anni più antico dello stesso sito, pubblicata sul Journal of Human Evolution da Christopher Kirk dell’università di Austin e Blythe A. Williams della Duke University conferma l’ipotesi filogenetica che vuole il gruppo degli adapidi lontano dalla linea di discendenza antropoide.
Mescalerolemur visse circa 43 milioni di anni fa in quello che è l’odierno Texas e doveva sembrare molto simile a un lemure attuale, anche se di dimensioni molto ridotte (pesava circa 370 grammi). Le foreste di quelle che è oggi l’america del Nord erano state popolate a lungo da adapiformi migrati dall’Eurasia una decina di milioni di anni prima circa, ma Mescalerolemur appartiene probabilmente a una seconda ondata migratoria, dimostrando quindi che ancora nella sua epoca le specie si spostavano tra questi due grandi continenti. Il legame tra questa nuova specie e gli adapidi più tardi del continente eurasiatico, inoltre, porta nuovi dati a favore della loro vicinanza a lemuri e simili: ancora un brutto colpo per Darwinius masillae.
Le caratteristiche morfologiche di Mescalerolemur, ricostruite a partire da una manciata di resti fossili e denti (come sempre tra i resti più informativi quando si tratta di primati), sono infine particolarmente interessanti anche per quanto riguarda il rapporto con Mahgarita stevensi, che probabilmente era in qualche modo sua discendente. In particolare Mescalerolemur era dotato di occhi e canini particolarmente grandi per la sua stazza, diversi da quelli di Mahgarita (che era peraltro di maggiori dimensioni), ma soprattutto non presentava la sinfisi mandibolare fusa presente nella specie sua probabile discendente. La fusione delle due parti della mandibola è un tratto che ricorre spesso nei dibattiti sulla collocazione di una specie: si tratta di convergenza evolutiva o di tratto ereditato da un antenato comune? In questo caso, come in molti altri (si stima si sia evoluto almeno una decina di volte nell’ordine dei primati) questa specifica somiglianza tra Mahgarita stevensi e le scimmie antropoidi più recenti (le prime scimmie antropoidi come Biretia non la possedevano) appare ora come sicuro esempio di evoluzione indipendente e convergente. Questa piccola proscimmia, oltre ad aggiungere un altro elemento allo scenario primate eocenico, ci aiuta quindi a comprendere anche altre specie estinte e a interpretarne le loro parentele.
Marco Michelutto
Riferimenti:
E. Christopher Kirk and Blythe A. Williamsb.”New adapiform primate of Old World affinities from the Devil’s Graveyard Formation of Texas.” Journal of Human Evolution, 14 May 2011