Un ritorno inatteso
In un interessante libro, Luca Liberatore ci guida alla scoperta de “La sorprendente scienza della de-estinzione”
Quando si sente parlare di de-estinzione, ovvero della scienza che studia e ricerca come riportare in vita specie ormai estinte, non si può fare a meno di pensare a un’impresa fantascientifica e bizzarra, come quella all’opera con i dinosauri di Jurassic Park, riportati in vita allo scopo interessato di intrattenere e stupire la folla di visitatori del parco. Nel romanzo di Michael Crichton, dal quale Steven Spielberg ha tratto il celebre film, gli scienziati riescono a far rivivere i famosi rettili estinti 65 milioni di anni fa a partire dalle informazioni genetiche trovate in alcune zanzare perfettamente conservate nell’ambra. Una pura fantasia nata dalla fervida mente di uno scrittore?
Il recente libro di Luca Liberatore, dal titolo Un ritorno inatteso. La sorprendente scienza della de-estinzione (2018), fa chiaramente intendere che la possibilità di riportare in vita specie estinte è un’impresa già alla portata degli scienziati odierni, tanto che la questione sta sollevando dibattiti e questioni etico-filosofiche presso la comunità dei ricercatori e gli intellettuali. Nonostante non sia possibile far rivivere specie estinte milioni di anni fa come i dinosauri, una serie di animali altrettanto carismatici sono già in lista per tornare in vita: dal celebre mammut lanoso al possente uro, dallo stambecco dei Pirenei al quagga (o zebra delle pianure), dal tilacino (o tigre della Tasmania) fino al simpatico dodo o alla curiosa rana dalla gestazione gastrica: tutte specie animali rimaste vittime, in un modo o nell’altro, dell’impatto catastrofico prodotto sulla natura non da un asteroide, bensì dalla relativamente recente comparsa di una nuova specie particolarmente invasiva, Homo sapiens. Tanto è vero che l’epoca attuale è stata chiamata dagli scienziati Antropocene, proprio al fine di indicare come la nostra specie stia lasciando un’impronta indelebile sul pianeta, provocando un’impressionante e drammatica riduzione della biodiversità.
Il libro di Liberatore esamina estesamente il tema della de-estinzione legandolo ai casi concreti rappresentati dalle storie di questi animali scomparsi. Il volume è snello e ben scritto, utilizza un linguaggio divulgativo chiaro e fruibile da tutti, ma nello stesso tempo risulta preciso e informativo dal punto di vista scientifico. L’autore tratteggia una vasta panoramica sul tema della de-estinzione, chiarendone le possibilità e i limiti tecnici, i risvolti ecologici, le questioni etiche e le prospettive filosofiche. Esso si propone due obiettivi principali: quello di spiegare che cosa sia la de-estinzione, e quello di utilizzare la scienza de-estintiva come spunto per una serie di riflessioni generali, in primo luogo riguardanti le problematiche ecologiche legate all’Antropocene e la rivalutazione dell’identità umana.
Il percorso del volume è ben congegnato. La prima parte del libro è volta a raccontare la nuova sfida della de-estinzione, ne ripercorre la storia, ne esplicita gli obiettivi, ne descrive le tecniche utilizzabili (dall’editing genetico, alla clonazione, alla selezione inversa), analizzando le motivazioni degli scienziati nell’intraprendere il progetto de-estintivo e presentando le istituzioni che lo supportano. In un capitolo dedicato vengono anche tracciate le linee guida per realizzare un vero e proprio progetto scientifico de-estintivo, evidenziando chiaramente i limiti e le possibilità dell’impresa in termini di realizzabilità concreta. Il tutto corredato da analisi piuttosto accurate e ponderate.
La seconda parte si dedica alle riflessioni etiche e filosofiche che un tema così delicato e complesso solleva, con spunti intelligenti e originali, senza mai scadere in ideologismi o astrusità. Particolarmente interessante, ad esempio, è la riflessione etica e filosofica dedicata alla possibilità concreta di riportare in vita l’uomo di Neanderthal, il parente più prossimo di Homo sapiens, che dalle ultime scoperte appare sempre più come l’alter ego della nostra specie, dotato di raffinate capacità tecnologiche, di uno spiccato senso estetico e di un’intelligenza a suo modo simbolica.
Le proposte bibliografiche inserite a conclusione di ogni capitolo, con indicazione di volumi e articoli divulgativi, o links a video e TED conferences, sono molto utili per approfondire le varie tematiche affrontate nelle diverse sezioni e pienamente fruibili da un pubblico di non esperti. Il risultato generale risulta adeguato allo scopo, cioè presentare estesamente un tema poco conosciuto come quello della scienza della de-estinzione al pubblico italiano di non esperti e fornire una serie di spunti intelligenti di riflessione.
Il messaggio principale che il testo vuole comunicare è che la de-estinzione è una scienza che si rivolge al passato, ma solo per assicurare alla nostra specie un futuro migliore. Insomma, siamo ben lontani dalla prospettiva di Jurassic Park dove la funzione principale della de-estinzione è quella di stupire un pubblico di curiosi, e gli scienziati de-estintivi sono tutt’altro che megalomani in preda a deliri di onnipotenza. Il testo mostra chiaramente che il nemico principale della “scienza del ritorno inatteso” non è l’estinzione in sé, ma lo squilibrio ecologico e climatico causato dalla nostra specie e l’impatto ecologicamente negativo dell’Antropocene. Rimettere in piedi le tessere cadute – o una variante molto simile ad esse – potrebbe fornire un contributo utile per risanare gli ecosistemi o addirittura, come nel caso del mammut, contrastare il cambiamento climatico. Come afferma uno dei fondatori della più importante organizzazione legata alla scienza de-estintiva, Stewart Brand, gli scienziati si impegnano nella de-estinzione “per le stesse ragioni per cui proteggiamo le specie a rischio. Per preservare la biodiversità e la diversità genetica. Per rivitalizzare gli ecosistemi ridotti. Per rimediare al danno che gli umani hanno causato in passato. Per far progredire la scienza volta a prevenire le estinzioni”.
In conclusione il libro di Luca Liberatore, laureato in filosofia e linguaggi della modernità presso l’Università di Trento, non è solo una lettura piacevole e informativa su un tema caldo e attuale, ma anche un testo che intende sensibilizzare il lettore a temi quanto mai delicati e cruciali per il futuro del nostro pianeta. In questo senso, non possiamo che unirci all’autore nel ribadire, come si legge nel suo sito personale (https://www.lucaliberatore.com/), l’importanza di unire la divulgazione scientifica con una seria riflessione filosofica, nella convinzione che oggi, più che mai, sia necessario “un dialogo interdisciplinare che affronti le tematiche dell’identità umana, del valore della biodiversità, del rapporto con gli altri esseri viventi e della salvaguardia del pianeta”.
Andrea Parravicini è ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e i suoi interessi di ricerca spaziano dal pensiero di Darwin al pragmatismo americano, fino a tematiche legate all’evoluzione umana e alla filosofia della biologia contemporanee. In precedenza è stato assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova nell’ambito di un progetto internazionale sulla Teoria Gerarchica dell’Evoluzione. È autore di due monografie e di diversi articoli e capitoli di libri anche in ambito internazionale. È caporedattore di Nóema: Rivista Online di Filosofia, oltre che membro della redazione scientifica di Pikaia.