Un tuffo nelle profondità marine

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Gli abissi occupano più del 50% della superficie della Terra ed oltre ad essere una riserva importante di biodiversità ospitano un ecosistema che fornisce servizi essenziali per il mondo in superficie. Gli organismi che lo abitano, infatti, contribuiscono significativamente alla mineralizzazione della materia organica e al ciclo del carbonio,  intervenendo così in maniera diretta sulla concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. […]

Gli abissi occupano più del 50% della superficie della Terra ed oltre ad essere una riserva importante di biodiversità ospitano un ecosistema che fornisce servizi essenziali per il mondo in superficie. Gli organismi che lo abitano, infatti, contribuiscono significativamente alla mineralizzazione della materia organica e al ciclo del carbonio,  intervenendo così in maniera diretta sulla concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera.

Gli studi finora effettuati non permettono ancora di avere una visione globale sul mondo degli abissi, ma hanno dato importanti indizi per capire meglio il funzionamento di questo particolare ecosistema e per capire soprattutto quali potrebbero essere le implicazioni delle attività antropiche su di esso.

Quello che emerge da questi studi è che il principale fattore che regola l’ecosistema abissale è il flusso di particolato organico che arriva dalle zone meno profonde dell’oceano e che rappresenta l’unica ridotta fonte di nutrimento per gli organismi che abitano le profondità marine. A differenza dei più complicati ecosistemi terrestri, sembra che sia solo quest’unico fattore esterno a influenzare parametri come la biodiversità, la dimensione corporea degli organismi e la loro distribuzione relativa nelle zone più o meno ricche di flusso di particolato oltre che la loro attività biologica, quindi la continuità di quei servizi che gli abissi forniscono alla superficie.

Studi prolungati nel tempo hanno mostrato significative variazioni del flusso di particolato che arriva alla fauna abissale nelle zone particolarmente colpite dai recenti cambiamenti climatici (in particolare gli eventi legati a El Niño). L’innalzamento della temperatura della superficie infatti altera le caratteristiche biochimiche degli strati superiori e di conseguenza il flusso di particolato che ricade negli abissi. Studi simili sono stati effettuati per analizzare le conseguenze dei tentativi di fertilizzazione degli oceani tramite immissione di ferro per modificare i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera ed anche questi hanno dato più o meno gli stessi risultati, mostrando variazioni qualitative e quantitative del flusso di particolato, che potrebbero alterare significativamente l’ecosistema abissale.

Quale possa essere l’effetto su scala globale delle variazioni climatiche e di interventi antropici quali la fertilizzazione con ferro ancora non è possibile prevederlo, ma il fatto che si sia trovato un solo fattore esterno (il flusso di particolato) in grado di regolare i parametri vitali dell’ecosistema abissale, mostra come quest’ultimo sia sensibile e fragile e di conseguenza vada sorvegliato e possibilmente tutelato.

Silvia Demergazzi

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons