Una creatura chiamata Terra: come il nostro pianeta ha preso vita

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Lo scrittore Ferris Jabr rilegge l’ipotesi di Gaia alla luce delle conoscenze scientifiche, dei progressi tecnologici più recenti e della crisi climatica che stiamo affannosamente cercando di affrontare, nel libro pubblicato in Italia da Aboca Edizioni

Titolo: Una creatura chiamata Terra. Come la vita ha trasformato il pianeta
Autore: Ferris Jabr
Editore: Aboca Edizioni
Anno: 2025
Pagine: 396
Isbn: 9788855233156

L’ipotesi di Gaia torna a far parlare di sé in un volume che ne rilegge i contenuti alla luce delle conoscenze scientifiche, dei progressi tecnologici più recenti e della crisi climatica che stiamo affannosamente cercando di affrontare. Il libro è Una creatura chiamata Terra. Come la vita ha trasformato il pianeta di Ferris Jabr, collaboratore di numerose testate, tra cui il New York Times Magazine, National Geographic e Scientific American, tradotto da Teresa Albanese e pubblicato in Italia da Aboca Edizioni (2025).

L’ipotesi di Gaia oggi

Il titolo originale dell’opera è Becoming Earth: How Our Planet Came to Life che, tradotto in italiano alla lettera, sarebbe “Diventare la Terra: come il nostro pianeta ha preso vita”. Parole che sembrano ammiccare meno alla teoria sviluppata dal chimico James Lovelock e dalla biologa Lynn Margulis negli anni Settanta. L’ipotesi di Gaia sostiene che il nostro Pianeta sia governato dalle relazioni tra gli organismi viventi che lo abitano e le componenti abiotiche da cui è costituito, le quali realizzerebbero così un sistema in grado di autoregolarsi, mantenendo le sue condizioni abitabili. È stata sfruttata dai negazionisti climatici, che vedono in Gaia un motivo per non preoccuparsi del riscaldamento globale e ridimensionare le conseguenze dell’impatto di noi esseri umani, e sogno romantico di una parte di ambientalisti che venera una Madre Terra potente e protettiva. Cosa rimane oggi di questa controversa interpretazione del funzionamento della Terra? Cosa significa dire che la Terra è viva? Jabr risponde a questa domanda attraverso le ricerche più recenti e il confronto con scienziate e scienziati che lavorano in diverse regioni del mondo.

Nuove scoperte su litosfera, idrosfera e atmosfera

Il racconto dell’autore procede in verticale, dalla litosfera all’atmosfera, passando per l’idrosfera. Nei suoi incontri con ricercatrici e ricercatori emerge quanto gli esseri viventi influenzino e siano profondamente interconnessi con le dinamiche fisiche del Pianeta:

«Così la vita diventa un agente della propria evoluzione. Senza sosta, la vita e l’ambiente si plasmano a vicenda e plasmano la Terra nel suo insieme».

Jabr lo rivela parlandoci di microrganismi che vivono in condizioni estreme e sono capaci di modificare le rocce, lasciandoci osservare come anche solo l’impronta di un elefante possa generare un piccolo nuovo habitat, ci fa strada tra le forme fantastiche di plancton spiegandoci come possano esercitare un’influenza sugli oceani e dimostra come altre geometrie meravigliose come quelle di microbi, pollini e spore fungine possano essere i semi di fenomeni meteorologici come la formazione della grandine. Ci ricorda che sono stati i cianobatteri a rivoluzionare la composizione dell’atmosfera, mutando il volto del nostro Pianeta, e che noi umani siamo agenti di cambiamenti profondi già da tempi lontani, quando abbiamo iniziato a utilizzare e gestire il fuoco, sino a epoche più recenti caratterizzate dal nostro uso e abuso di combustibili fossili, di suolo, di plastiche.

Equilibrismo più che equilibrio

Se il nostro potere di contribuire a plasmare la Terra è così pervasivo, potremmo riuscire a rimediare? Ferris Jabr indaga con oggettività e trasparenza numerosi progetti che cercano di intervenire sui danni provocati da noi esseri umani, ad esempio le audaci strategie tecnologiche che sono proposte per sequestrare il carbonio in eccesso o quelle per liberare l’ambiente marino dai nostri rifiuti in plastica. Spesso l’entusiasmo iniziale si dissolve in flebili speranze e prospettive possibili in un futuro più o meno remoto. Il re è nudo. Le soluzioni sono sempre le stesse, quelle che abbiamo a disposizione già oggi e che bisogna attuare prima che sia troppo tardi: ridurre le emissioni di gas serra, utilizzare energie rinnovabili, modificare i nostri stili di vita in maniera globale e continuare a studiare il nostro Pianeta. Non si tratta di aver fede in un equilibrio che si autoregola, come vorrebbe l’ipotesi di Gaia, ma di impegnarci in un esercizio di equilibrismo tra relazioni che si stanno trasformando.

«Quello che stiamo distruggendo è il mondo come l’abbiamo conosciuto: la particolare versione della Terra in cui la nostra specie e tante altre si sono evolute, una versione che, rispetto a tante delle sue condizioni precedenti, è un vero e proprio Eden. Se lasciata avanzare senza controllo, l’orribile trasformazione che abbiamo messo in moto strazierà gli ecosistemi di tutto il globo e rovinerà migliaia di vite».

Le pagine di Una creatura chiamata Terra più che confermare che la Terra è viva, come dichiarava Lovelock, dipingono una Terra che è vita e probabilmente lo sarà con o senza di noi, che continuiamo a illuderci in maniera più o meno consapevole che sarà la nostra stessa vittima, alla fine, a salvarci.