Un murale firmato Neandertal

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Appena scoperti, i resti del primo Neanderthal mai ritrovato fecero pensare a un bruto, un essere semiumano che sicuramente non era in grado di reggere il passo col “più evoluto” sapiens e per questo aveva lasciato il passo alla nostra specie. Svariati decenni e parecchie controversie dopo, Homo neanderthalensis gode ancora di una fama di specie meno dotata, o meglio […]

Appena scoperti, i resti del primo Neanderthal mai ritrovato fecero pensare a un bruto, un essere semiumano che sicuramente non era in grado di reggere il passo col “più evoluto” sapiens e per questo aveva lasciato il passo alla nostra specie. Svariati decenni e parecchie controversie dopo, Homo neanderthalensis gode ancora di una fama di specie meno dotata, o meglio diversamente dotata, cognitivamente rispetto alla nostra e incapace, ad esempio, di produzione artistica e simbolica. Alcuni ritrovamenti sembravano già indicare una realtà molto diversa da questo punto di vista (Pikaia ha parlato qui, ad esempio, di alcune conchiglie ornamentali scoperte in associazione) ma una notizia recente, se confermata, darebbe la svolta definitiva al dibattito.
Nella caverna di Nerja vicino a Malaga, nella Spagna meridionale, un team di ricercatori guidati da José Luis Sanchidrián dell’università di Cordoba ha trovato una serie di dipinti e datato lo strato di carbone sottostante sei di questi. La caverna é stata utilizzata nei millenni sia da Neanderthal che da Sapiens, così che la scoperta poteva essere un’ennesimo esempio di arte parietale realizzata dalla nostra specie oppure il primo riguardante i “cugini”. Con una datazione risalente a circa 42.000 anni fa, un periodo nel tempo in cui i nostri diretti antenati cominciavano a colonizzare l’Europa ma ancora erano lontani da questa zona della penisola iberica, sembrerebbe inequivocabile assegnare i dipinti a Homo neanderthalensis, una scoperta quindi che da eccezionale diventerebbe storica. Si tratta inoltre del più antico esempio di arte rupestre, circa dieci millenni prima della cava di Chauvet che deteneva il precedente record.
Per raggiungere una conclusione definitiva però si dovrà aspettare la datazione dei pigmenti stessi, prevista per il 2013, e non é del tutto da escludere la possibilità che sapiens fosse arrivato in questa zona dell’Europa prima di quanto si ritenesse precedentemente. Come altri elementi prima di questo sembrano indicare, però, é sempre più probabile che anche questa specie “cugina” fosse in possesso, a differenza di quanto in molti pensano tuttora, di senso artistico e comportamento simbolico, due cose che ci piace pensare ci rendano umani.
Marco Michelutto