Una nuova datazione per l’origine di Homo sapiens?

Dolina Pano 3

Lo studio del DNA nucleare degli ominidi di Sima de los Huesos anticipa la data di separazione della discendenza di Homo sapiens da quella dell’uomo di Neandertal

Dopo due anni di lavoro, un gruppo di ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, guidato da Matthias Meyer, ha presentato al meeting annuale della Società Europea per lo Studio dell’Evoluzione Umana – tenutosi a Londra tra il 10 e il 12 settembre – gli straordinari risultati della mappatura del DNA degli ominidi di Sima de los Huesos. Partendo dai frammenti, lunghi 25-40 nucleotidi, del DNA recuperato nei fossili, Meyer e i suoi collaboratori sono riusciti a sequenziare più di un milione di coppie di basi azotate, dando alcune risposte sulla natura di questi ominidi, ma suscitando altrettanti dubbi sulla solidità delle attuali teorie evolutive sul genere Homo.

I 28 ominidi di Sima de los Huesos sono stati ritrovati nel 1997 nel nord della Spagna e da allora sono stati oggetto di numerose controversie a causa dei diversi elementi che li collegano agli uomini di Neandertal (Pikaia ne ha parlato qui), ma anche all’uomo di Denisova, nonostante la considerevole distanza spaziale (Pikaia ne ha parlato qui). Il lavoro di Meyer aveva come scopo primario proprio quello di risolvere questi dubbi e trovare una collocazione più precisa a questi individui all’interno del nostro grande albero genealogico.

La mappatura non è ancora completa e i risultati definitivi devono ancora essere pubblicati, ma questo lavoro, impossibile solo fino a qualche anno fa, ha già dato i suoi frutti. I ricercatori si sono concentrati sulla ricerca di sequenze specifiche del DNA dei Neandertal, degli uomini di Denisova e degli uomini moderni, con lo scopo di evidenziare e quantificare le eventuali somiglianze tra le specie. Da questo complesso confronto è emerso che gli uomini di Sima condividevano molti più alleli con i Neandertaliani che con le altre due specie di Homo. Un risultato sufficiente per confermare che gli individui ritrovati nella grotta spagnola sono strettamente imparentati con i primi Neandertal, se non sono addirittura i loro diretti antenati.

Sebbene di grande caratura, tuttavia, questa scoperta passa quasi in secondo piano di fronte alle implicazioni che comporta. La stretta affinità degli ominidi di Sima de los Huesos – datati almeno 400.000 anni fa – con i Neandertal, ma non con l’uomo di Denisova o la nostra specie, suggerisce che la discendenza che ha portato all’Homo neanderthalensis si sia separata da quella che ha condotto alle altre antiche specie di uomo in tempi molto più remoti di quanto si pensasse finora. Di conseguenza, anche la separazione di H. sapiens, che con gli altri ominidi condivide ancor meno caratteristiche, deve essere avvenuta in un periodo antecedente a quello ipotizzato.

Mayer suggerisce che l’Homo sapiens si sia staccato dal ramo che ha portato ai Neandertal e agli uomini di Denisova tra i 550.000 e i 765.000 anni fa e quindi 150-350 mila anni prima di quanto si reputasse fino ad ora. Questa nuova datazione, ancora incerta poiché dipende dalla velocità di propagazione delle mutazioni genetiche, attualmente non conosciuta, scuote l’intero albero genealogico dell’essere umano. Al punto che, suggerisce Chris Stinger del Natural History Museum di Londra, si legittima il sospetto che l’origine dell’uomo moderno possa essere diversa da quanto finora creduto e addirittura distinta da quella degli uomini di Neandertal e di Denisova.


Riferimenti:
Matthias Meyer, Juan-Luis Arsuaga, Sarah Nagel, Ignacio Martínez, Ana Gracia, José María Bermúdez de Castro, Eudald Carbonell, Janet Kelso, Kay Prüfer, Svante Pääbo. Nuclear DNA sequences from the hominin remains of Sima de los Huesos, Atapuerca, Spain

Immagine da: By Mario Modesto Mata (Own work) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0) or GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html)], via Wikimedia Commons