Una visita al Museo della natura e dell’uomo di Padova
Abbiamo visitato per voi il Museo della natura e dell’uomo di Padova che mette in mostra le collezioni di Mineralogia, Geologia, Paleontologia, Zoologia e Antropologia dell’ateneo patavino, in un nuovissimo spazio espositivo.
È il museo universitario scientifico più grande d’Europa, con quasi 4000 metri quadri di spazio espositivo e ben 4000 di 200 000 reperti che saranno quindi esposti a rotazione, per regalare ai visitatori un’esperienza scientifica sempre nuova. Questi sono i numeri incredibili del nuovo spazio espositivo, appena inaugurato nella sede storica di Palazzo Cavalli, che prende il nome di Museo della natura e dell’uomo. Ma i numeri da soli non bastano e perciò Pikaia vi porta a fare un giro nel nuovo museo patavino.
Entrati veniamo accolti da uno spazio che mette in collegamento la sede storica di Palazzo Cavalli con il nuovo spazio espositivo. Dopo aver dato una veloce occhiata alla sempre suggestiva Sala delle Palme, rimasta invariata appunto nella sua originale sede all’interno delle magnifiche sale di Palazzo Cavalli, iniziamo la vera e propria visita.
Le prime sale sono dedicate alla collezione di Mineralogia. Tra, minerali di ogni forma e colore e frammenti di meteorite, quello che realmente cattura l’attenzione del visitatore sono i contenuti multimediali che permettono un’esperienza immersiva e quindi affatto banale attraverso queste sale. Seguono poi degli ambienti che ci raccontano dell’uso artistico di alcuni di questi minerali da parte degli esseri umani, che nel tempo si sono serviti delle proprietà “coloranti” di queste rocce per raccontare se stessi e il mondo che li circondava. Passiamo, quindi, vicino a una suggestiva rappresentazione artistica di una doppia elica di DNA, con tutta una serie di piccole creature di mille forme e colori che si dipartono da essa.
Continuiamo la visita salendo le scale e raggiungendo il primo piano dove si trovano i reperti fossili della collezione di Geologia e Paleontologia. Si inizia con il capire che cos’è un fossile e come si forma e nel farlo si viene subito colpiti e affascinati da alcuni reperti di indiscutibile valore. Poi si passa alla sala dei rettili del Mesozoico del triveneto con fossili veramente incredibili come l’enorme cranio parziale di Temnodontosauro, un ittiosauro che raggiungeva la decina di metri di lunghezza, i piccoli pterosauri grandi come passeri e le favolose “tavole” di Holzmaden che racchiudono ittiosauri perfettamente conservati.
Da questo momento in avanti, sulle pareti il nostro sguardo si perderà a osservare incantato i disegni di Davide Bonadonna, al quale è stato chiesto di riportare in vita gli esemplari esposti nel museo per aiutare i visitatori a comprendere come realmente potessero apparire in vita questi animali. E poi ecco che ci troviamo nella sala dedicata alla fauna marina eocenica di Bolca, circondati dai pesci finalmente tutti ad altezza “visitatore”, per poi arrivare alla sala dei grandi vertebrati dove, nel mezzo di quella che sembra una suggestiva caverna, troviamo gli esemplari fossili di elefanti nani siciliani vissuti durante il Pleistocene.
Tutto attorno a noi è un concerto di ossa e denti fossilizzati che ci spingono a perderci in questa grotta nella quale troviamo anche una tigre dai denti a sciabola ricostruita a grandezza originale di fianco al suo fantastico alter ego fossilizzato.
Poi un’esposizione di crani di ominini, con la ricostruzione dei loro volti in vivo, che ci conduce a una sala nella quale possiamo vedere da vicino gli scheletri del sito di Al-Khiday, nel Sudan, risalenti anche a 12 000 anni fa. Qui dei proiettori posti sul soffitto ci fanno comparire tra i piedi proprio questi resti umani creando l’impressione di essere fortunati archeologi che inciampano su questi ritrovamenti unici.
La visita continua con le sale colme di esemplari della collezione di Zoologia. Si inizia dagli animali marini sempre in spazi immersivi anche grazie a magnifiche rappresentazioni di orche, balene e altri animali sulle pareti, che rendono ancora più vivi ed esaltano gli esemplari esposti. Si sale al secondo piano, dove la collezione di Zoologia prosegue con insetti, parassiti, uccelli ed altri animali terrestri in uno spazio espositivo, devo dire, meno immersivo e avvolgente rispetto al piano precedente. Qui, però, ci sorprendono i resti dell’elefante indiano abbattuto a Venezia durante i festeggiamenti del carnevale 1819, valorizzato sia nell’ esposizione, che permette di osservare da vicino i danni inferti al povero animale dalle palle dei moschetti, sia nella storia di questo sfortunato esemplare ucciso dopo una folle fuga tra i canali di Venezia.
Poco più avanti rimaniamo per un attimo impressionati da un muro di volti umani. Frutto del lavoro di un artista che ha reso immortali i volti di diverse persone appartenenti ad etnie differenti. In questa sala, un grande schermo ci attira e ci spiega in modo molto comprensibile ed efficace, l’insensatezza della parola razza e di tutto ciò che ha significato (e tutt’ora significa) nella storia umana. Un contenuto multimediale davvero importantissimo.
Proseguiamo con la ricca raccolta di oggetti provenienti da Asia, Africa e Oceania che ci portano a compiere il giro del mondo in quattro sale a tema tra spade, maschere rituale e altri oggetti di queste culture lontane.
Infine, il terzo piano con un curioso e interessante “dietro le quinte” della realizzazione del museo. Per dedicare il giusto tempo a tutti i 4000 reperti esposti nel nuovo Museo della natura e dell’uomo di Padova, servirà certamente più di una visita. Ulteriori visite che, per quanto mi riguarda, compirò volentieri.
Mi sono laureato in Biologia Evoluzionistica all’Università degli Studi di Padova. Ho scritto per OggiScienza e sono attivo nel campo della divulgazione scientifica. Ho creato e dirigo il progetto di divulgazione scientifica multipiattaforma “Just a Story”