Vecchio a chi?

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Nel lontano 1957, George C. Williams scrisse un articolo in cui sosteneva che specie abitanti in luoghi poco pericolosi, avrebbero visto allungarsi la loro aspettativa di vita; al contrario in quelle specie abitanti in ambienti ad alto rischio di mortalità  si sarebbe evoluta una maggiore tendenza alla senescenza. Questa predizione è diventata un classico della biologia evolutiva, ma lascia ancora […]

Nel lontano 1957, George C. Williams scrisse un articolo in cui sosteneva che specie abitanti in luoghi poco pericolosi, avrebbero visto allungarsi la loro aspettativa di vita; al contrario in quelle specie abitanti in ambienti ad alto rischio di mortalità  si sarebbe evoluta una maggiore tendenza alla senescenza. Questa predizione è diventata un classico della biologia evolutiva, ma lascia ancora aperte molte domande e studi più recenti hanno mostrato come la spiegazione di questo pattern potrebbe essere molto più complicata del previsto.  

Un interessante articolo pubblicato su Current Biology ci regala una panoramica sul vivace dibattito sul tema dell’evoluzione della senescenza, partendo proprio dalla teoria originale di Williams ed arrivando fino agli articoli di pubblicazione più recente. Supporti a questa teoria sono arrivati, negli anni, sia dal laboratorio che dagli studi comparativi. Sono molti gli esempi di taxa che, essendo maggiormente protetti dai predatori, mostrano un’aspettativa di vita elevata. I pipistrelli, ad esempio, vivono molto più a lungo dei roditori simili per taglia (ma ovviamente non dotati di ali); allo stesso modo diventano più anziani i mammiferi arboricoli rispetto ai loro corrispettivi terrestri, con un’interessante eccezione rappresentata da primati e marsupiali.

Ma non tutti i ricercatori supportano questa ipotesi, soprattutto quando si parla di modelli matematici  nei quali entrano in gioco altre variabili, come la densità della popolazione o condizioni particolari delle prede. Eppure il pattern in natura sembra evidente, specie che vivono in ambienti protetti vivono più a lungo di altre che vivono esposte a maggiori rischi.

Quindi? L’ipotesi di Williams è valida solo in determinate condizioni?

La realtà è questa, è ancora presto per dirlo. Come spesso succede nella ricerca scientifica, nulla è mai scontato o ovvio, c’è sempre un pezzetto in più che rimane ancora da spiegare e che una volta spiegato apre una nuova miriade di possibili percorsi di indagine. The show must go on.

Silvia Demergazzi


Riferimenti:
Jacob A. Moorad, Daniel E.L. Promislow, Evolution: Aging Up a Tree?, Current Biology, Volume 20, Issue 9, R406-R408