Vincenzo de Romita e il suo tempo

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Il libro rievoca la vicenda umana e scientifica di Vincenzo de Romita (1838-1914) studioso barese che fu professore di scienze naturali presso il Regio Istituto Tecnico e Nautico di Bari (oggi Pitagora) in anni che videro in Europa ed in Italia uno sviluppo crescente dell’interesse per la biologia e il primo diffondersi delle idee di Darwin fra entusiasmi, malumori e […]


Il libro rievoca la vicenda umana e scientifica di Vincenzo de Romita (1838-1914) studioso barese che fu professore di scienze naturali presso il Regio Istituto Tecnico e Nautico di Bari (oggi Pitagora) in anni che videro in Europa ed in Italia uno sviluppo crescente dell’interesse per la biologia e il primo diffondersi delle idee di Darwin fra entusiasmi, malumori e accese polemiche. A Napoli nel 1872, Anton Dohrn aveva creato una Stazione biologica marina dedicata agli studi evoluzionistici. Seppure in un certo isolamento, de Romita riuscì, con molti sacrifici personali, a realizzare un’importante collezione naturalistica (ancora esistente) unitamente ad una raccolta di reperti neolitici poi ceduta al Museo archeologico della Provincia di Bari. Un’altra imponente raccolta di reperti neolitici fu da lui donata al Museo Archeologico della Provincia di Bari. Le due collezioni esistono tutt’oggi.

De Romita fu amico di Enrico Hillyer Giglioli che aveva studiato da giovane in Inghilterra presso la Royal School of Mines dove aveva conosciuto Charles Darwin, Thomas Huxley e Charles Lyell. Come Darwin egli si era imbarcato per un viaggio di circumnavigazione del mondo sulla pirocorvetta Magenta insieme al professore Filippo De Filippi convinto sostenitore dell’evoluzionismo. Incontrò de Romita in diverse occasioni e si scambiarono esemplari ed ebbero una fitta corrispondenza nel decennio 1875-1885.

Nel volume sono presenti, oltre ai saggi di Peter Zeller e Luigi Traetta (ricercatori di Storia della scienza presso l’Università di Foggia), le ristampe anastatiche delle opere di de Romita, “Materiali per una fauna bares” e “Gli avanzi antistorici della Terra di Bari”, e le lettere inedite della corrispondenza che egli ebbe con il celebre scienziato Enrico Hillyer Giglioli, Direttore del Museo La Specola di Firenze ed amico di Darwin.


Dall’introduzione:
“Questa immagine che piano piano, a fatica, è riemersa dal passato si è infine manifestata come suggestiva e seducente: un giovane professore che perlustrava lontane contrade, si calava spericolatamente in grotte e gravine o cercava sulle rive del mare le pietre utilizzate dai nostri antenati; che catturava i serpenti con le mani e coabitava con uno scimpanzé mentre osservava le abitudini di un capovaccaio nutrendolo di carne, pasta ..e legumi. Un borghese rispettabile infine, e con un passato di vegetariano e, pressoché certamente, di garibaldino in pectore: viaggiatore instancabile, insegnante rigoroso, padre e patriarca. Un uomo che morì infine, come aveva sperato, e come si disse nella sua commemorazione, d’improvviso ed in piena attività: essendo, insomma, “vivo”. Una voce insolita, per la scienza, in una città chiusa, opaca, ma non culturalmente ostile. Questo era dunque de Romita, assieme a tante cose che non sapremo mai. Ma ogni ricordo, ogni traccia è stata raccolta e vagliata e credo, per quanto e possibile a chi non c’è più, che in queste pagine egli sia tornato fra noi.


Chiara Ceci