Ecco il genoma dell’opossum
Dopo il sequenziamento completo di numerosi genomi di mammiferi placentati, tra cui l’uomo, il topo, lo scimpanzè ed ultimo il macaco, ecco il primo sequenziamento del genoma di un marsupiale. L’onore è toccato all’opossum della specie Monodelphis domestica. Il sequenziamento è stato eseguito da ricercatori del Broad Institute http://www.broad.mit.edu/ di Cambridge, Massachusetts, ed è stato presentato sul corrente numero di Nature […]
Dopo il sequenziamento completo di numerosi genomi di mammiferi placentati, tra cui l’uomo, il topo, lo scimpanzè ed ultimo il macaco, ecco il primo sequenziamento del genoma di un marsupiale. L’onore è toccato all’opossum della specie Monodelphis domestica. Il sequenziamento è stato eseguito da ricercatori del Broad Institute http://www.broad.mit.edu/ di Cambridge, Massachusetts, ed è stato presentato sul corrente numero di Nature http://www.nature.com/index.html, occupando la copertina della prestigiosa rivista scientifica.
La specie in questione appartiene alla famiglia dei Didelphidae, una delle due famiglie di marsupiali che vivono ancora nel continente americano. Gli adulti trascorrono una vita solitaria sugli alberi e i piccoli, messi al mondo dopo una breve gestazione, accompagnano a lungo la madre aggrappandosi al suo dorso.
Il completo sequenziamento di un marsupiale potrà certamente essere utile ai ricercatori nelle ricostruzioni filogenetiche e nella modellizzazione dei processi evolutivi che hanno portato alla formazione dei mammiferi placentati. I due ordini di mammiferi si separarono circa 180 milioni di anni fa per poi specializzarsi diversamente. Il genoma di Monodelphis domestica presenta, infatti, numerosi loci genici codificanti proteine molto simili ai parenti placentati, tuttavia vi sono geni specifici riscontrabili solo in marsupiali. Sorprendentemente, molte delle differenze osservate riguardano regioni genomiche che non codificano proteine ma che, secondo i ricercatori, potrebbero avere un ruolo nella regolazione genica.
Ma perchè è stata scelta questa specie e non un koala, un canguro o un altro marsupiale? Innanzitutto perchè presenta un numero di geni che codificano proteine molto simili a quelle umane, pari a circa 18-20.000 e rappresenta l’unica specie conosciuta che sviluppa melanomi in seguito all’esposizione di raggi ultravioletti. Potrebbe dunque costituire un importante modello per lo studio e la ricerca sul cancro, tramite analisi molecolari dei processi biochimici che portano alla formazione dei tessuti cancerosi.
In secondo luogo, presenta una straordinaria capacità di rigenerare tessuti del sistema nervoso e geni che codificano per linfociti T con recettori dalla forma non riscontrabile nei placentati. Forse sono proprio queste due caratteristiche a rendere questo opossum una specie molto resistente, una delle poche di marsupiali in grado di non soccombere alla competizione con i mammiferi nel continente americano. Sicuramente questi tratti unici potranno risultare utili alla ricerca per lo sviluppo di trattamenti per lesioni alla spina dorsale e di nuove tecniche di immunoterapia.
Data l’importanza ricoperta dai marsupiali nell’evoluzione dei mammiferi placentati sarà necessario confrontare il genoma dell’opossum con altri affini. Per questo motivo, il gruppo di ricerca ha annunciato l’imminente sequenziamento completo del genoma del canguro.
La foto di Daniel W. Holth è tratta da Wikipedia.
Andrea Romano
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.