Etologia ed etica: prima puntata

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Organizzata da Marco Celentano*, la Scuola di Cassino ha dedicato l’edizione 2011 ai tentativi di dipanare continuità e discontinuità fra natura e cultura, distinguendo al contempo le possibili spiegazioni evoluzionistiche della morale dai tentativi di trarre insegnamenti morali dagli eventi evolutivi.L’indifferenza della natura, amorale e noncurante nei confronti di ogni inclinazione etica, è l’affermazione centrale della conferenza “Evoluzione ed etica” […]


Organizzata da Marco Celentano*, la Scuola di Cassino ha dedicato l’edizione 2011 ai tentativi di dipanare continuità e discontinuità fra natura e cultura, distinguendo al contempo le possibili spiegazioni evoluzionistiche della morale dai tentativi di trarre insegnamenti morali dagli eventi evolutivi.

L’indifferenza della natura, amorale e noncurante nei confronti di ogni inclinazione etica, è l’affermazione centrale della conferenza “Evoluzione ed etica” che Thomas H. Huxley tenne a Oxford nel 1893. Inaugurando la prima giornata del corso, Antonello La Vergata (Università di Modena e Reggio Emilia), propone una retrospettiva su quella conferenza e sulla sua eco nei dibattiti intorno alle implicazioni morali dell’evoluzionismo. La natura, il processo cosmico dell’evoluzione, sanziona l’altruista come l’egoista, i ladri e gli assassini come i filantropi, lasciandoci senza alcuna possibilità di inferire una qualsiasi prescrizione etica, ottimista o pessimista che sia, dalla descrizione della storia della vita sulla Terra.

Il lungo cammino di rami morti dipinto dalle nostre “iconografie della speranza”, come le chiamava Stephen J. Gould, non è il conto da pagare inevitabilmente per diventare maschi sani, adulti, bianchi e vittoriani: le estinzioni dell’evoluzione non offrono appigli per i nostri valori morali, ancor più se la lotta per l’esistenza è intesa nel senso metaforico che le attribuiva – con scarso successo – Darwin, e se solo 1,9 milioni di anni fa convivevano almeno tre specie dei primi Homo, due di parantropi e una australopitecina.

Evitare la fallacia naturalistica – il ragionamento vizioso che deduce il dover essere dall’essere – non impedisce di tentare una naturalizzazione dell’etica sollevando l’inevitabile domanda scientifica sull’origine del processo etico. La netta divisione tra processo cosmico e processo etico lascia senza risposta questa domanda legittima: se l’etica è tale non per imitazione della natura ma perché le mette le briglie, da dove prende avvio tale meccanismo regolatore? Chiosava Herbert Spencer: come fa il processo etico a combattere il processo cosmico del quale, fino a prova contraria, fa parte?

Poiché Huxley sostiene che l’evoluzione spieghi – sebbene non giustifichi – la moralità, la contrapposizione tra processo cosmico e processo etico sembra essere una premessa indispensabile solo per arginare il potere causale del primo, neutrale rispetto alle regole del secondo. Tale argine è proprio lo spiraglio che consente al processo etico di promuoversi a controllore del processo cosmico. Usando le nostre risorse per porre limiti alla lotta per l’esistenza, invece che per portarla fino alle sue estreme conseguenze, siamo creatori di un processo evolutivo morale, l’unico in grado di darsi uno scopo: la sua utilità biologica non è scontata, ma discende dalle nostre scelte di condotta che, entro limiti ristretti, sono contrarie al processo cosmico (ad esempio rendere atti a sopravvivere il massimo numero possibile di individui).

Certo, in quanto uomini naturali non siamo mai liberi dagli amorali impulsi organici, ma spesso subordiniamo la nostra volontà di autoaffermazione individuale a un bene collettivo. La vita sociale potrebbe allora sembrare il ponte che dal processo cosmico conduce alla “seconda natura” costituita dai valori. Ma, di nuovo, la coesione di gruppo in natura è priva di un preciso indirizzo etico e l’ordine sociale si oppone ai cambiamenti evolutivi della moralità, spesso e volentieri con la repressione.

Per sottrarre l’origine della morale all’esclusiva della religione bisogna ricondurre in qualche modo il processo etico al processo cosmico, fosse anche solo con la similitudine del “processo orticulturale”: così come lo sradicamento di certe erbe in un giardino produce le condizioni favorevoli alla crescita di piante che altrimenti, lasciate in balia dei processi naturali, non attecchirebbero, così la costruzione morale dell’uomo rema contro l’incessante competizione della lotta per l’esistenza. Tuttavia, l’intelligenza del giardiniere «is, strictly speaking, part and parcel of the cosmic process» accanto alla più umile delle erbacce (Huxley 2009, 11); ovunque in natura c’è antagonismo tra i prodotti del processo cosmico, eppure l’energia e la materia sono le stesse.

Se l’evoluzione è priva di etica, non è obbligatorio riproporre per l’evoluzione dell’etica gli stessi termini del processo cosmico. L’abilità funambolica non sta soltanto nell’evitare un rigido determinismo, ma nel superare al tempo stesso la «vergogna del materialista» – parole di La Vergata – di fronte a una “naturalizzazione” dell’etica: porre la manipolazione culturale della natura a monte
dell’essenza umana, rievocando la ferrea opposizione tra processo etico e processo cosmico, potrebbe sembrare solo un modo per schivare eventuali accuse di determinismo.

Il sospetto di Huxley è che una società da allevatori di piccioni sia irrealizzabile (Huxley 2009, 23): l’erba cattiva, ammesso che sia tale, si rivela solo quando ormai il danno è fatto, ed è molto arduo che un’autorità umana possa essere così rigorosamente scientifica da giudicare per tempo l’utilità di un cittadino. Anche superando questi ostacoli, lo sterminio ragionato dei superflui scioglierebbe i vincoli che tengono unita la società stessa, riproducendo la lotta per l’esistenza tramite le classiche dinamiche malthusiane. Come nei migliori racconti di fantascienza, verrebbe meno quella coscienza che frena l’autoaffermazione individuale con la minaccia della vergogna.

Irene Berra

* Promossa dal Dipartimento di Filologia e Storia dell’Università di Cassino, dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dal Centro Interuniversitario Res Viva e dall’Associazione “Sotto le ali del corvo”.

Riferimenti:
Thomas H. Huxley 2009, “Evolution and Ethics. Prolegomena” (1894) in Evolution and Ethics, ed. by Michael Ruse, Princeton University Press, Princeton NJ. Edizione italiana: tr. di Tania Gargiulo e Anna Rusconi, Evoluzione ed etica, a cura di Antonello La Vergata, Bollati Boringhieri, Torino 1995.

(Continua…)