Il serpente e la partenogenesi
La riproduzione asessuata nei vertebrati non è certamente comune, anche se nel corso degli anni si sono succedute sempre maggiori testimonianze che questo tipo di riproduzione potrebbe essere meno rara di quanto si creda. Dopo i casi documentati negli squali e nei varani di Komodo, oggi è la volta di uno dei serprenti più lunghi del mondo, il Boa costrictor.Sulle […]
La riproduzione asessuata nei vertebrati non è certamente comune, anche se nel corso degli anni si sono succedute sempre maggiori testimonianze che questo tipo di riproduzione potrebbe essere meno rara di quanto si creda. Dopo i casi documentati negli squali e nei varani di Komodo, oggi è la volta di uno dei serprenti più lunghi del mondo, il Boa costrictor.
Sulle pagine della rivista Biology Letters, infatti, si legge che una femmina di questa specie nel corso degli ultimi anni ha prodotto ben due figliate (rispettivamente di 12 e 10 figli) senza alcun apporto maschile, benchè le fosse consentito di accoppiarsi con diversi maschi. La femmina vive infatti in cattività con alcuni maschi, con cui in passato si è già accoppiata. Questo è il primo caso di partenogenesi mai documentato in questa specie.
Ma le caratteristiche più interessanti di questo parto anomalo sono altre: le nuove nate sono, infatti, tutte femmine, ma non sono copie identiche della madre, come sempre avviene nei casi di partenogenesi. Inoltre, le figlie sono geneticamente differenti tra di loro, fatto che difficilmente ci si attenderebbe in seguito a riproduzione asessuale, sebbene siano molto simili e con un elevato tasso di omozigosi. Infine, presentano dei cromosomi sessuali assolutamente anomali: nei serpenti, i maschi sono il sesso omogametico (ZZ) mentre le femmine quelle eterogametico (ZW). Le femmine nate in seguito agli episodi di partenogenesi sono invece WW, una variante che è stata riscontata solamente in alcuni pesci ed anfibi in seguito a profonde modificazioni sperimentali e che si pensava fosse impossibile in natura. I ricercatori sostengono che alla base di questi eventi di riproduzione asessuata si sia innescato un meccanismo di automissia, la gamia tra cellule appartenenti al medesimo apparato riproduttore femminile.
E’ possibile, concludono i ricercatori, che questa madre serpente sia un caso unico al mondo, ma è più probabile che la capacità di riprodursi sia per via sessuale che per via asessuata possa essersi evoluta per favorire la riproduzione in una specie in cui difficilmente maschi e femmine entrano in contatto. In caso, quindi, di assenza prolungata di maschi, le femmine avrebbero la possibilità di generare una figliata da sole, evitando di sprecare le preziose uova e tutte le energie che sono costate per la loro produzione.
Andrea Romano
Riferimenti:
Warren Booth, Coby Schal, Edward L. Vargo Daniel H. Johnson and Sharon Moore. Evidence for viable, non-clonal but fatherless Boa constrictors. Biololgy Letters, November 3, 2010 DOI: 10.1098/rsbl.2010.0793
Foto di Andrea Romano
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.