Tu ti riprodurrai… come lo dico io!
Wolbachia rappresenta indubbiamente una protagonista di primo livello nell’attuale ricerca biologica per la capacità dimostrata di manipolare in modo vario la determinazione del sesso delle specie ospiti (tanto che anche su Pikaia abbiamo parlato di questo batterio in più occasioni). Siccome Wolbachia è trasmessa verticalmente dalla madre alla figlie, non sorprende che vada a localizzarsi a livello delle gonadi poiché […]
Wolbachia rappresenta indubbiamente una protagonista di primo livello nell’attuale ricerca biologica per la capacità dimostrata di manipolare in modo vario la determinazione del sesso delle specie ospiti (tanto che anche su Pikaia abbiamo parlato di questo batterio in più occasioni).
Siccome Wolbachia è trasmessa verticalmente dalla madre alla figlie, non sorprende che vada a localizzarsi a livello delle gonadi poiché deve essere in grado di “infettare” le uova per essere trasmessa alle generazioni successive. Wolbachia non si limita però a “farsi dare un passaggio”. Come dimostrato nell’articolo intitolato “Wolbachia enhance Drosophila stem cell proliferation and target the germline stem cell niche”, pubblicato dal gruppo di Horacio M. Frydman sull’ultimo numero di Science, Wolbachia è in grado di manipolare l’oogenesi a proprio vantaggio. Gli esemplari della specie Drosophila mauritiana producono infatti quattro volte più uova se infettate da Wolbachia. In particolare, questo incredibile simbionte aumenta, raddopiandolo, il tasso di divisione delle cellule staminali germinali femminili, così come viene ad essere dimezzato il numero di cellule che muore per morte cellulare programmata (apoptosi) a livello del germario. In questo modo Wolbachia può avere a propria disposizione più uova da usare e quindi più nuovi individui in cui diffondersi.Questa localizzazione a livello delle cellule staminali germinali non era stata osservata in D. melanogaster a suggerire che il risultato dell’infezione di Wolbachia sia profondamente influenza dal genoma dell’ospite… Wolbachia potrebbe quindi non essere in grado di controllare con la stessa efficacia specie diverse, poichè dotate di geni diversi e/o network genici diversi.
Un ultimo dato di interesse è legato ai maschi: sebbene infatti Wolbachia infetti un gruppo di cellule somatiche in prossimità dalla regione in cui replicano le cellule staminali germinali maschili, non si vedono nei maschi effetti simili a quelli descritti nelle femmine.
Wolbachia può quindi interferire con alcuni geni che nelle femmine svolgono ruoli importanti nel regolare il ritmo con cui replicano le cellule staminali germinali. Sebbene in questo caso gli autori non abbiamo studiato il meccanismo molecolare, ma si siano limitati a quello cellulare, è ipotizzabile che anche questo risultato abbia una base epigenetica (come riportato in precedenza su Pikaia).
Mauro Mandrioli
Immagina tratta da Microbe Wiki
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.