200 anni di Gianbattista Brocchi
Il contributo del bassanese Gianbattista Brocchi alla geologia mondiale
In occasione del bicentenario della pubblicazione della sua opera intitolata Conchiologia fossile subappennina, il 22 e 23 maggio il Museo Civico di Bassano del Grappa ha ospitato il convegno internazionale dedicato a Gianbattista Brocchi che ha visto la partecipazione di importanti scienziati e storici della scienza che ne hanno delineato la figura a partire dal contesto storico fino all’influenza esercitata dal suo pensiero sul giovane Darwin.
Brocchi nacque nel 1772 a Bassano del Grappa, insegnò scienze naturali al Liceo di Brescia fino a quando nel 1808 divenne ispettore delle miniere del Regno d’Italia napoleonico, incarico che gli permise di prendere parte a numerose spedizioni mineralogiche nelle regioni appenniniche ed accumulare dati fondamentali per la stesura della sua Conchiologia fossile subappennina. Egli fu influenzato dal lavoro di geologi contemporanei italiani, fra gli altri Giovanni Arduino, i quali iniziavano a pubblicare le prime cartografie geologiche di fossili e lavori stratigrafici.
Nei primi anni del 1800 la geologia non aveva ancora elaborato una propria autonomia disciplinare e molte erano le discussioni aperte per spiegare la congerie di fatti di dubbia comprensione; il dibattito sull’origine delle conformazioni mineralogiche divideva in nettunisti e plutonisti i primi studiosi di geologia, entro questo quadro Brocchi mai si persuase dalla possibilità di poter appiattire la storia mineralogica del globo ad un unico modello e passò da un poco convinto nettunismo, influenzato da Werner, ad un plutonismo annacquato.
Il giovane bassanese fu introdotto dal proprio mentore Alberto Fortis al dibattito parigino fra Cuvier e Lamarck riguardo all’estinzione per cause naturali delle specie: Cuvier, applicando lo studio dell’anatomia comparata ai fossili, concluse che si trattava di specie differenti da quelle attuali estintesi in seguito ad antiche catastrofi, mentre Lamarck riconosceva in alcuni fossili di conchiglie da lui studiati specie attualmente viventi, e negando le catastrofi sosteneva che le specie si fossero trasformate nel corso del tempo, non estinte. Brocchi confrontò dunque i dati da lui acquisiti nelle sue diverse ricerche sul campo con quelli ottenuti da Giuseppe Olivi ed Andrea Renier sulla fauna dell’Adriatico giungendo quindi nel 1814 alla pubblicazione della Conchiologia. Nel testo compì un’accurata comparazione tra le specie fossili e quelle attuali dalla quale emerse che il 50% delle specie fossili erano ancora in vita, inoltre non gli parve che quelle sopravvissute avessero subito sostanziali modificazioni, questo lo portò a rigettare la tesi trasformista lamarckiana e a pensare a specie stabili nel tempo. A questo punto era dunque necessario pensare alle possibili cause dell’estinzione: Cuvier aveva proposto cause estrinseche di tipo ambientale ma quest’ipotesi non convinse del tutto Brocchi che propose invece cause intrinseche che assomigliano ad una legge naturale di nascita, sviluppo e morte, come per un individuo sottoposto a un processo naturale, spontaneo e graduale (emerge in questo contesto l’analogia fra specie ed individuo).
Brocchi si inseriva in questo modo all’interno del dibattito internazionale e vi contribuiva divenendo famoso a livello internazionale, ebbe fortuna in Francia e soprattuto in Inghilterra: nel 1816 Leonard Horner, segretario della Geological society di Londra, recensì entusiasticamente la Conchiologia e ne favorì la diffusione nel contesto britannico. Purtroppo Brocchi morì prematuramente nel 1826 durante una spedizione in Egitto non potendo sviluppare oltre le sue idee, ma queste fecondarono positivamente il contesto internazionale arrivando a svolgere un’influenza positiva sul giovane Darwin, prima attraverso l’incontro con Robert Jameson e Robert Grant nei due anni passati ad Edimburgo tra il 1825 ed il 1827 e successivamente attraverso la lettura di Charles Lyell.
Robert Jameson insegnò storia naturale adottando un’impostazione lamarckiana e a lui son attribuiti 2 articoli anonimi apparsi sull’Edinburgh Philosophical Journal, da egli stesso edito, tra il ’26 e il ’27 nei quali si mischiano suggestioni lamarckiane e brocchiane.
Robert Grant fu apertamente evoluzionista, ammiratore della Zoonomia di Erasmus Darwin, ed anche in alcuni suoi lavori si possono rintracciare dei “momenti brocchiani”. Darwin abbandonò questo crogiolo di idee evoluzionistiche nel 1827 per andare a studiare a Cambridge e completata qui la sua formazione si imbarcò sul Beagle alla fine del 1831. A Cambridge aveva maturato una passione per la geologia e durante il viaggio lesse I principi di geologia appena pubblicati da Charles Lyell. Una parte del libro era dedicata alla discussione delle tesi di Lamarck e veniva citato anche Brocchi. Lyell criticava la prospettiva evoluzionista dello scienziato francese e respingeva l’idea sulle estinzioni avanzata da Brocchi, elaborando una propria visione dell’estinzione causata da fattori esterni e della successiva reintroduzione delle specie nel tempo. In un appunto scritto nel febbraio del 1835 Darwin, riflettendo su questi temi e avendo in mente pattern osservativi sulla successione delle specie nello spazio e nel tempo, era alla ricerca di un’alternativa teorica e tentò di difendere l’idea di Brocchi pensando alla plausibilità dell’analogia tra vita di un individuo e vita di una specie. Dopo questo primo “momento brocchiano” Darwin al ritorno dal viaggio lesse la Zoonomia di suo nonno e ritornò ad affastellare pensieri nei suoi taccuini sulla questione dell’origine e della morte delle specie. Nel Red notebook del ’37 si ritrova un secondo “momento brocchiano”: riflettendo sulle possibili sostituzioni di specie nel tempo e nello spazio conclude che l’estinzione di una specie non dovrebbe sorprendere maggiormente che la morte dell’individuo. Successivamente la sua teorizzazione imboccherà altri sentieri ma questa è un’altra storia.
Emerge da questo breve ritratto la figura, meno nota di quanto meritato, di Gianbattista Brocchi: uno scienziato il peso delle cui idee ha influenzato la visione della biologia e della geologia dei suoi contemporanei e posteri.
Edoardo Caspani e Olmo Viola