5 bufale dei creazionisti
L’anno scorso, in occasione del Darwin Day del 12 febbraio, avevamo provato a fare un po’ di chiarezza su alcuni dei più comuni errori che si fanno parlando di evoluzione
L’anno scorso, in occasione del Darwin Day del 12 febbraio, avevamo provato a fare un po’ di chiarezza su alcuni dei più comuni errori che si fanno parlando di evoluzione.
Vedere l’evoluzione come un progresso, o pensare che la selezione naturale sia qualcosa di riassumibile con la sopravvivenza del più forte sicuramente significa non avere capito bene l’argomento, ma questi errori, se pur gravi, non implicano necessariamente un rifiuto della scienza da parte di chi ne è convinto. Cosa diversa sono invece quelle bufale diffuse in particolare dai creazionisti o, come amano farsi chiamare oggi nel vano tentativo di rinnovarsi,anti-darwinisti. Aspettando il Darwin Day 2015 (su Pikaia trovate l’elenco degli eventi previsti in Italia), ecco alcune delle leggende più diffuse.
1. L’evoluzione è solo una teoria
La deformazione del significato di teoria scientifica è uno dei cavalli di battaglia storici del movimento creazionista, che essendo da sempre estraneo al dibattito scientifico, deve basare la sua attività su stratagemmi retorici. Dire che “l’evoluzione è solo una teoria” è infatti tanto disonesto quanto, purtroppo, efficace nel giusto contesto.
Il trucco è confondere intenzionalmente il significato di teoria del linguaggio comune (es. in teoria potrei visitare le Galàpagos) con quello di teoria in ambito scientifico. L’evoluzione è una teoria nel senso che non solo è la spiegazione migliore per le osservazioni degli scienziati, ma consente anche di fare delle previsioni che possono essere, e sono, continuamente testate. Ma l’evoluzione è anche un fatto, cioè il cambiamento dei viventi nel tempo, al di là delle modalità specifiche con cui esso avviene, è provato oltre ogni dubbio. Insomma, è una teoria anche quella della gravitazione, ma è un fatto che le persone usano la porta per uscire di casa e non le finestre.
L’ultimo tentativo di dare al creazionismo una facciata meno ridicola e renderlo più accettabile alle nuove generazioni (e ai programmi scolastici) è il famigerato Intelligent Design. Questa pseudoscienza ammette il cambiamento delle specie nel tempo, ma rifiuta la spiegazione naturalistica, ripetutamente confermata, che offre la teoria dell’evoluzione. Le contrappone quindi un non meglio specificato progettista che guiderebbe il cambiamento. Che cos’ha di diverso una teoria scientifica come l’evoluzione, da una pseudoscienza a sfondo religioso come l’Intelligent Design? Una delle risposte migliori che si può dare è nella parodia dell’Intelligent Falling resa celebre da giornale satirico The Onion:
“Le cose non cadono perché agisce su di loro una qualche forza gravitazionale, ma perché un’intelligenza superiore, “Dio” se vogliamo, le spinge verso il basso.”
2. I fossili non hanno mai provato l’evoluzione umana, perché l’uomo di Piltdown era una bufala
Anno 1912: Charles Dawson, un archeologo amatoriale, racconta a un meeting della Geological Society di Londra che quattro anni prima, da una cava di ghiaia a Piltdown (Inghilterra), avevano cominciato a spuntare frammenti di uno strano cranio. Una volta ricostruito, il reperto sembrava unire caratteristiche dell’uomo moderno assieme a tratti primitivi più simili a quelli delle altre scimmie antropomorfe.
Molti lo scambiarono quindi per uno dei fossili di transizione (spesso erroneamente definiti “anelli mancanti“) che ci si aspettava di trovare in base alla teoria dell’evoluzione. Solo nel 1953 fu rivelato pubblicamente che l’ominide non era mai esistito: si trattava di un normale cranio umano dove la mandibola originaria era stata sostituita con quella di un orang-utang. Con ogni probabilità il burlone era lo stesso Dawson, visto che l’uomo di Piltdwon non è il solo reperto dubbio a lui collegato.
Giustamente la comunità paleontropologica fu molto imbarazzata dalle rivelazioni e la bufala di Dawson entrò subito nell’armamentario di propaganda di qualunque creazionista che si rispetti. Come possono pretendere i biologi che crediamo all’evoluzione quando il famoso anello mancante (sic) è solo una bufala?
La dura realtà è che il debunking dell’uomo di Piltdown è stato portato avanti proprio dai biologi, che tra le tante incongruenze avevano notato come il cranio inglese sembrasse molto diverso dai numerosi fossili di ominidi che avevano cominciato a spuntare in giro per il mondo. Ma nella Storia alternativa in cui vivono molti creazionisti, esisterà sempre solo un anello mancante, una scomoda bufala che i furbi darwinisti vogliono nascondere sotto il tappeto per proteggere la loro teoria.
3. L’evoluzione non può avvenire, perché viola il secondo principio della termodinamica
Quando il Demonio ha sussurrato all’orecchio di Darwin la sua empia teoria, non aveva previsto che molti anni dopo Henry Morris, ingegnere del celebre Institute for Creation Research, avrebbe scoperto che è incompatibile con leggi fisiche.
La bufala in questione recita che, stando al secondo principio della termodinamica, il disordine (entropia) di un sistema può solamente aumentare: l’evoluzione, secondo cui l’ordine aumenterebbe nel tempo (per esempio i viventi tendono a diventare più complessi), non può quindi accadere.
Come mai questa sconvolgente rivelazione è presa sul serio solo nella letteratura creazionista, e non dalle riviste scientifiche? Esiste forse un complotto internazionale tra fisici e biologi per impedire che la Verità venga a galla? La realtà è che si tratta ancora una volta di uno stratagemma.
Il secondo principio dei creazionisti non è lo stesso che intendono i fisici, ma una sua versione scimmiottata. In breve, è vero che l’entropia di un sistema può solo aumentare, ma la condizione fondamentale è che il sistema sia isolato, cioè non scambi energia e materia con l’esterno. L’unico sistema realmente isolato è l’Universo stesso: al suo interno l’entropia complessiva aumenta, ma in alcune parti del sistema il disordine aumenta mentre in altre diminuisce, per esempio l’energia che la Terra riceve dal Sole permette un aumento locale di ordine in quegli strani oggetti che chiamiamo esseri viventi. Se fosse vero ciò che dicono i creazionisti, i semi non potrebbero germinare e gli organismi non potrebbe crescere, eppure ci sono prove piuttosto evidenti del contrario.
4. Strutture come il flagello batterico hanno una complessità irriducibile
La storia del secondo principio della termodinamica dimostra l’amore dei creazionisti per le parole scientifiche, e a volte infatti provano a inventarne di nuove. L’espressione “irriducibile complessità” è stata coniata dal biochimico creazionista Michael Behe ed è centrale alla dottrina dell’Intelligent Design.
Esisterebbero in natura delle strutture che non possono essersi evolute per selezione naturale: troppo complesse per essersi formate in passi successivi, generazione dopo generazione, come vorrebbero i biologi. Un esempio sarebbe offerto dal flagello batterico, una perfetta macchina in miniatura dove ogni parte è fondamentale per il suo corretto funzionamento.
L’espressione è nuova, ma il concetto è in realtà lo stesso da secoli: quando una struttura naturale ci sembra progettata, dobbiamo per forza presumere che dietro ci sia un progettista. Behe non ha mai pubblicato le sue elucubrazioni sullaletteratura scientifica, come Morris ha usato direttamente il canale della divulgazione e, a volte, dell’editoria scolastica alternativa, scavalcando così ogni inconveniente della revisione dei pari.
Quando nei primi anni 2000 scattò l’offensiva dell’Intelligent Design, gli scienziati furono però costretti a prendere in considerazione questo materiale che rischiava di diventare materia di insegnamento nelle scuole. Nel processo, Kitzmiller v. Dover Area School District fu dimostrato che, per ogni esempio diirriducibile complessità citato da Behe, esistevano moltissimi studi scientifici che si erano occupati di studiare la loro origine evolutiva. Studi che il biochimico, evidentemente, aveva deciso di ignorare.
5. Darwin rinnegò il suo lavoro sul letto di morte
A volte i peggiori nemici possono diventare i migliori alleati. All’inizio del secolo scorso cominciò a circolare la storia dell’evangelista Lady Hope. La donna avrebbe visitato Charles Darwin prima della sua morte nel 1882 e lo scienziato le avrebbe fatto una rivelazione sconvolgente: non avrebbe mai dovuto pubblicare il suo lavoro. Si trattava solo di idee di un giovane immaturo, ma il mondo ne aveva fatto una religione.
Secondo il racconto di Lady Hope, Darwin reggeva in mano unaBibbia e le avrebbe parlato di quanto era splendida l’opera del Signore. Da ultimo le chiese di venire il giorno dopo e di usare una casa nel suo giardino per parlare al personale e ai vicini di Gesù Cristo e della salvezza che possiamo trovare in lui. Darwin, agnostico, non solo si sarebbe quindi convertito in punto di morte, ma avrebbe anche rinnegato il lavoro di una vita, affidando questo importante testamento spirituale a una persona praticamente sconosciuta.
Tutti i membri della famiglia Darwin dissero che Lady Hope si era inventata tutto, e che la donna non era mai stata presente durante gli ultimi giorni di Charles. C’è anche da chiedersi perché Lady Hope abbia raccontato per la prima volta questa storia ben 33 anni dopo i fatti, nel 1915, a ogni modo la leggenda si diffuse rapidamente. Con qualche decennio di ritardo, oggi persino alcuni tra i più influenti siti creazionisti si sono rassegnati all’evidenza: Darwin è condannato all’Inferno.
Stefano Dalla Casa, da Wired
Foto: Getty Images
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo o ho scritto per le seguenti testate o siti: Il Tascabile, Wonder Why, Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza, Le Scienze, Focus, SapereAmbiente, Rivista Micron, Treccani Scuola. Curo la collana di divulgazione scientifica Zanichelli Chiavi di Lettura. Collaboro dalla fondazione con Pikaia, dal 2021 ne sono caporedattore.