Gli ornamenti dei Neanderthal

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L’immagine degli uomini di Neanderthal (Homo neanderthalensis) come cognitivamente inferiori alla nostra specie è sempre più a rischio dopo un recente ritrovamento, l’ultimo della serie, che mette in evidenza come anche i nostri cugini fossero in grado attuare comportamenti simbolici. Già in passato fu dimostrato che i Neanderthal, come le antiche popolazioni umane, praticassero la sepultura dei defunti e che, […]

L’immagine degli uomini di Neanderthal (Homo neanderthalensis) come cognitivamente inferiori alla nostra specie è sempre più a rischio dopo un recente ritrovamento, l’ultimo della serie, che mette in evidenza come anche i nostri cugini fossero in grado attuare comportamenti simbolici. Già in passato fu dimostrato che i Neanderthal, come le antiche popolazioni umane, praticassero la sepultura dei defunti e che, anche se in questo caso vi è un po’ di incertezza, fossero in grado di produrre semplici strumenti musicali (come il flauto di Divje Babe ricavato da un osso di orso delle caverne), ma oggi un articolo pubblicato sulla rivista PNAS mette in luce un altro interessante aspetto della cultura di questi ominidi: la fabbricazione e la colorazione di ornamenti.

L’utilizzo di oggetti a scopo ornamentale è oggi  noto grazie al ritrovamento di alcune conchiglie (dei generi Acanthocardia Glycymeris, Spondylus e Pecten, bivalvi molto comuni nel bacino del Mediterraneo) che sono state colorate mediante miscele di sostanze naturali, come polveri di lepidocrocite, ematite e goetite, e lavorate in modo tale da poter essere indossate come dei pendagli. In particolare le testimonianze provengono dalle grotte speagnole Cueva de los Aviones, situata sulla costa mediterranea, e Cueva Antón, a circa 50 km dal mare ad indicare oltre all’utilizzo anche un trasporto di questi oggetti, e sono risalenti a 50.000 anni fa, quando l’Homo sapiens non era ancora approdato in terra d’Europa.

Si tratta del ritrovamento di questo tipo più antico fino ad ora conosciuto che finalmente allontana, secondo il gruppo di paleoarcheologi che ha realizzato la scoperta, i dubbi riguardo le capacità di pensiero simbolico dei Neanderthal. Già da tempo, infatti, erano noti resti di ornamenti ed oggetti utilizzati in attività non legate alla sussistenza in siti comunemente abitati da questi ominidi, ma erano risalenti a tempi successivi (circa 40.000), quando avvennero le prime migrazioni dell’uomo moderno verso il continente europeo. La certezza, insomma, che si trattassero di resti realmente neanderthaliani non era definitiva.

Materiale molto simile rinvenuto in Africa e Medio Oriente è da sempre stato associato all’utilizzo di ornamentazione corporea da parte delle popolazioni di Homo sapiens, evidenziando comportamenti simbolici e cognitivamente avanzati. Oggi sappiamo che nello stesso periodo, in Europa, un’altra specie dimostrava le medesime abilità.

Andrea Romano


Riferimenti:
João Zilhão, Diego E. Angelucci Ernestina Badal-García, Francesco d%u2019Errico, Floréal Daniel, Laure Dayet, Katerina Douka, Thomas F. G. Higham, María José Martínez-Sánchez, Ricardo Montes-Bernárdez, Sonia Murcia-Mascarós, Carmen Pérez-Sirvent, Clodoaldo Roldán-García, Marian Vanhaeren, Valentín Villaverde, Rachel Wood, and Josefina Zapata. Symbolic use of marine shells and mineral pigments by Iberian Neandertals. Proceedings of the National Academy of Sciences, Online Jan. 11, 2010