A causa del cambiamento climatico la lepre americana ritarda la muta stagionale
Ritardare il cambio armadio, sarà una buona strategia? 40 anni di monitoraggi sui periodi di muta della lepre americana hanno puntato i riflettori sui possibili effetti deleteri del cambiamento climatico
Un tappeto di neve candida avvolge la foresta boreale nel periodo invernale, ma negli anni, quello che ricordava un piumone spesso e rassicurante si è sempre più assottigliato. Questo è l’habitat in cui vivono le lepri americane, animali che cambiano il loro mantello da marrone a bianco ogni autunno. In inverno, sono completamente bianche, più difficili da individuare per i predatori, ma con il cambiamento climatico che riduce le nevicate nella regione, il cambio di colore stagionale delle lepri continuerà a tenerle al sicuro?
La lepre americana (Lepus americanus) è un mammifero che popola le foreste boreali deI Nord America, dove costituisce un anello importante della catena alimentare. Un nuovo studio, pubblicato in aprile su Proceedings of the Royal Society B ha dimostrato che questa specie sta ritardando il periodo della muta invernale in risposta ai cambiamenti climatici. Ma quale sarà l’impatto sulla sopravvivenza degli animali?
In ogni caso, la lepre americana è molto importante a livello ecosistemico, viene definita infatti specie chiave. Questo significa che molti animali dipendono dalla sua presenza e una diminuzione sostenuta del numero di questi esemplari potrebbe alterare le relazioni ecologiche esistenti. Il ritardo della muta a causa del riscaldamento globale può diventare un problema non solo per la lepre, ma per l’intero ecosistema.
40 anni di monitoraggi hanno puntato i riflettori sul cambiamento climatico
I ricercatori dell’Università della Florida e del Canada si sono mossi in cerca di risposte. Per indagare questo fenomeno hanno monitorato la variazione della percentuale di bianco nel manto delle lepri catturate nel territorio del Parco Nazionale e riserva di Kluane, nello Yukon in Canada. In questa regione è stato osservato un aumento della temperatura media di 0,75°C per decennio, con conseguente diminuzione di durata e profondità della neve. I monitoraggi sono stati effettuati tra il 1977 e il 2021, marcando con una targhetta auricolare gli animali in modo tale da poterli riconoscere durante la ricattura. Per le rilevazioni sono stati scelti due periodi specifici: quello autunnale, prima del mese di settembre, quando il pelo delle lepri era ancora completamente marrone e quello primaverile, prima di marzo, dove il manto degli esemplari era ancora bianco. Dai dati raccolti osservando quasi 4.500 lepri e studiati con l’aiuto di modelli statistici, il team di ricercatori ha riscontrato che il bianco del mantello della lepre delle nevi in autunno e in primavera è diminuito significativamente negli ultimi quattro decenni, ma il declino si è verificato a un ritmo più rapido in autunno, mentre in primavera la differenza non risulta così sostanziale. Gli studiosi hanno quindi ipotizzato che la muta della lepre americana sia influenzata dalla temperatura e dalla profondità e durata dello strato nevoso. L’intero processo però richiede circa un mese, di conseguenza, se le lepri iniziano la muta più tardi nel corso dell’anno, c’è una maggiore probabilità che non siano completamente bianche quando il loro ambiente invece diventa candido, diventando più visibili ai predatori. Questo sembrerebbe il motivo per il quale, in base ai dati della ricattura, gli individui che in autunno avevano ancora il manto più marrone che bianco hanno meno probabilità di sopravvivere all’inverno rispetto agli altri.Ipotesi da confermare
Secondo i ricercatori il ritardo nella muta, causato dagli effetti locali del cambiamento climatico, potrebbe esporre alcuni individui a un maggior rischio di predazione. Studi precedenti, condotti con altri metodi, puntano nella stessa direzione. Tuttavia gli stessi ricercatori sono cauti nelle conclusioni. Al momento i dati non sono sufficienti per provare questa ipotesi, perché i ricercatori non sanno in realtà cosa sia successo alle loro lepri tra un periodo e l’altro. Può darsi che il colore del mantello influisca sull’isolamento termico, e che questo abbia conseguenze sul fabbisogno energetico, sul tempo di foraggiamento e sull’esposizione ai predatori. Oppure il colore che vediamo potrebbe essere legato anche all’età, al peso corporeo, allo stato nutritivo e alla quantità di parassiti. Tutti questi elementi influirebbero sulle condizioni generali delle lepri, abbassando quindi l’indice di sopravvivenza di alcuni individui in maniera indipendente dalle capacità mimetiche. Per vederci chiaro, i ricercatori stanno proseguendo le ricerche sul colore della lepre americana usando telecamere attivate dal movimento.
Non sono solo problemi della lepre
In ogni caso, la lepre americana è molto importante a livello ecosistemico, viene definita infatti specie chiave. Questo significa che molti animali dipendono dalla sua presenza e una diminuzione sostenuta del numero di questi esemplari potrebbe alterare le relazioni ecologiche esistenti. Il ritardo della muta a causa del riscaldamento globale può diventare un problema non solo per la lepre, ma per l’intero ecosistema.
Riferimenti
Oli, Madan K., et al. “Does coat colour influence survival? A test in a cyclic population of snowshoe hares.” Proceedings of the Royal Society B, vol. 290, no. 1996, 12 Apr. 2023, p. 20221421, doi:10.1098/rspb.2022.1421. Immagine: D. Gordon E. Robertson, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia CommonsSono laureata in Scienze biologiche presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Ho iniziato raccontando la natura ai ragazzi in un parco vicino casa e ho frequentato il Master Fauna e HD, per specializzarmi nella comunicazione ambientale.