A cosa serve oggi la scienza?
Con questo capolavoro retorico Ulisse avrebbe ammonito i suoi compagni di odissea secondo il sommo Dante. Essi erano terrorizzati all’idea di oltrepassare le “Colonne d’Ercole”, i confini del mondo conosciuto. Ma se la paura dell’ignoto è un atavico sentimento umano, la sete di conoscenza di Ulisse è un bisogno inestinguibile della nostra specie, uno dei pochi tratti che ci distinguono […]
Con questo capolavoro retorico Ulisse avrebbe ammonito i suoi compagni di odissea secondo il sommo Dante. Essi erano terrorizzati all’idea di oltrepassare le “Colonne d’Ercole”, i confini del mondo conosciuto. Ma se la paura dell’ignoto è un atavico sentimento umano, la sete di conoscenza di Ulisse è un bisogno inestinguibile della nostra specie, uno dei pochi tratti che ci distinguono dagli altri animali, e che ci consentono di oltrepassare di volta in volta i nuovi confini che ci si parano dinanzi.
L’essenza della scienza è questa: un continuo viaggio di scoperta, di esplorazione degli angoli più reconditi della natura intorno a noi. L’uomo da sempre compie questo viaggio, sin dagli albori della preistoria punta lo sguardo sulla natura benigna e maligna, e si pone delle domande. Sono quesiti che ci rivolgiamo anche oggi, ma le risposte sono mutate nel tempo, dai primi uomini ai filosofi greci, dai maghi ed ermetisti medievali ai primi scienziati. L’acquisizione con Galileo di un metodo sistematico e di una corretta comunicazione segna la nascita della scienza moderna, che accelera la nostra evoluzione culturale, accompagnandoci verso l’era tecnologica in cui viviamo. Un’era costellata di prodotti della scienza: la natura nelle nostre città ha ceduto il passo alle opere umane, che non esisterebbero senza quella ricerca scientifica a cui governi come il nostro cercano di tarpare le ali. In un momento economicamente critico come questo, c’è chi pensa che non sia il caso di sprecare intelligenze, soldi ed energie per la ricerca scientifica di base, che non ci “dà il pane”, come affermano i nostri politici. Eppure si può fare una lunga lista di grandi scoperte che hanno rivoluzionato il mondo fatte solo per soddisfare quella pura sete di sapere che ci caratterizza: mi riferisco alla radioterapia per la cura dei tumori, alle applicazioni nella microelettronica, allo stesso web, e sono solo esempi…
La scienza non è nemmeno un ambito astruso e separato dalla società e dalla vita di tutti i giorni. Gli scienziati non sono più isolati nella “torre d’avorio”, il sapere viene sempre più comunicato al grande pubblico, e fornisce un’educazione fruibile da molti. La scienza apre le menti, stimola il pensiero critico, e può diventare una potente arma di democrazia. Non a caso, i totalitarismi sussistono nei Paesi in cui più basso è il livello della ricerca, e spesso la qualità di quest’ultima corrisponde al benessere economico delle nazioni, obbligandoci a riflettere sulla nostra situazione intima, sulla crisi in cui versiamo, causata anche dagli scarsi investimenti nella ricerca di base.
La scienza possiede di certo anche i suoi risvolti negativi dovuti alla nostra natura ambigua, ma ci consente un irrinunciabile progresso, ci fornisce benessere, favorisce la democrazia e l’unità sociale… e soprattutto rischiara costantemente il nostro cammino, la nostra perenne odissea alla scoperta dell’affascinante natura che ci circonda.
Fabio Perelli