A rischio un invertebrato su cinque

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Interessante, nonché preoccupante, report della Zoological Sociiety of London che fa il punto della situazione riguardo allo status delle popolazioni naturali di invertebrati, non un vero e proprio raggruppamento tassonomico, ma l’insieme di tutti gli organismi privi di spina dorsale, che comprende, tra gli altri, artropodi, molluschi, anellidi e poriferi.Dalle 85 pagine della relazione, liberamente consultabili e realizzate a partire […]


Interessante, nonché preoccupante, report della Zoological Sociiety of London che fa il punto della situazione riguardo allo status delle popolazioni naturali di invertebrati, non un vero e proprio raggruppamento tassonomico, ma l’insieme di tutti gli organismi privi di spina dorsale, che comprende, tra gli altri, artropodi, molluschi, anellidi e poriferi.

Dalle 85 pagine della relazione, liberamente consultabili e realizzate a partire dai dati pubblicati sulla Red List della International Union for Conservation of Nature (IUCN), emerge che circa il 20% degli invertebrati, sarebbe minacciato di estinzione. Ma il dato è destinato necessariamente ad aumentare dal momento che la nostra conoscenza di questi organismi è ancora piuttosto scarsa.

Quando analizzate sulla base dell’habitat in cui vivono (e senza considerarne la filogenesi), le specie che risultano più minacciate sono quelle di acqua dolce, seguite da quelle terrestri. Tra le 10.000 e le 20.000 specie di acqua dolce sarebbero infatti a rischio di estinzione o già estinte negli ultimi decenni. Le specie marine sembrano invece soffrire meno, nonostante la superficie di aree marine sia protetta per solo il 3% della sua estensione. Ma anche questo dato potrebbe essere viziato dalla nostra limitata conoscenza della biodiversità dei fondali marini.

Una breve nota a parte è necessaria per le farfalle, che sembrano passarsela bene, dato che l’80% delle specie è non considerata a rischio. Questo esempio fa notare bene che per le cosiddette specie bandiera, quelle che fanno breccia nell’opinione pubblica, sia più facile mettere in atto efficaci strategie di conservazione. Non è un caso, infatti, che gli invertebrati costituiscano circa l’80% della biodiversità finora nota (comprese le piante) ma sono oggetto solo dell’11% dei piani di conservazione a livello globale.

Andrea Romano