Aguzzate la vista, artropodi!
Una delle famigerate prove della non esistenza dell’evoluzione è, secondo creazionisti e sostenitori delll’Intelligent Design, la perfezione dell’occhio. Un organo talmente preciso e complesso, argomentano, non può essersi evoluto sotto l’azione della selezione naturale. Quindi, deve essere stato progettato da un Essere Superiore che ha plasmato le forme viventi. Quindi, la teoria dell’evoluzione per selezione naturale è errata.Forse hanno ragione […]
Una delle famigerate prove della non esistenza dell’evoluzione è, secondo creazionisti e sostenitori delll’Intelligent Design, la perfezione dell’occhio. Un organo talmente preciso e complesso, argomentano, non può essersi evoluto sotto l’azione della selezione naturale. Quindi, deve essere stato progettato da un Essere Superiore che ha plasmato le forme viventi. Quindi, la teoria dell’evoluzione per selezione naturale è errata.
Forse hanno ragione loro, in ogni caso l’Essere Superiore aveva progettato un occhio pienamente funzionante ben prima dell’arrivo della nostra specie sulla terra, ben prima anche dell’arrivo dei mammiferi o dei vertebrati in generale: già oltre 500 milioni di anni fa, come si legge sull’ultimo numero di Nature. Un gruppo di ricercatori del South Australian Museum e della University of Adelaide ha infatti rinvenuto un fossile straordinariamente ben conservato di un artropode, risalente a circa 515 milioni di anni or sono, che sfoggia un occhio composto da fare invidia alle specie attuali. Come si può vedere dall’immagine in alto, l’occhio è costituito da oltre 3000 piccole lenti, rendendolo, sostengono gli scopritori, l’occhio a più alta risoluzione di quel periodo, se si pensa che, in media, le specie del tempo potevano contare solo su circa un centinaio (o alcune centinaia).
Una visione nitida, al pari di quella di numerose specie odierne, si è quindi evoluta nel gruppo degli artropodi nelle fasi subito successive alla grande esplosione di vita del Cambriano, avvenuta circa 540 milioni di anni fa, che diede vita a tutte le strutture del corpo che si ritrovano oggi.
Ma la comparsa di un occhio così ben specializzato in un intervallo di tempo molto rapido non stupisce certo i ricercatori. Negli artropodi, infatti, la capacità visiva è in genere strettamente legata al numero di lenti che compongono l’occhio: dati gli innumerevoli vantaggi nel possedere una vista ad alta definizione, è probabile, concludono i ricercatori, che l’incremento del numero di lenti oculari sia stato fortemente favorito dall’azione della selezione naturale già nelle fasi successive alla formazione delle forme di vita complesse.
Andrea Romano
Riferimenti:
Michael S. Y. Lee, James B. Jago, Diego C. García-Bellido, Gregory D. Edgecombe, James G. Gehling, John R. Paterson. Modern optics in exceptionally preserved eyes of Early Cambrian arthropods from Australia. Nature, 2011; 474 (7353): 631 DOI: 10.1038/nature10097
Immagine:
Credit: Photo by John Paterson (University of New England)
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.