Alfred Russell Wallace, tra libri e lettere

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In chiusura del bicentenario dalla nascita di Alfred Russel Wallace lo ricordiamo con un altro articolo che analizza alcuni passi significativi della sua corrispondenza e dei suoi scritti

Affrontare l’opera dello scienziato e dell’uomo Alfred Russell Wallace è un’impresa ardua e complessa: gli interessi e le competenze di questo studioso vittoriano vissuto a cavallo di due secoli sono state tante. Ha formulato indipendentemente da Charles Darwin una teoria sulla selezione naturale molto simile alla sua, discostandosi per alcuni aspetti teorici e nell’applicazione alla nostra specie; ha studiato attraverso viaggi condotti con altri naturalisti (Henry Walter Bates ad esempio) la distribuzione geografica delle specie animali, scrivendo un libro considerato da tutti alla base della moderna Biogeografia, raccogliendo materiali sui quali sono state descritti nuovi generi e nuove specie; ha condotto studi di carattere sistematico su alcuni gruppi di Lepidotteri e Coleotteri; si è interessato di svariati aspetti relativi alla società, dichiarandosi socialista, prendendosi responsabilità dirette diventando nel 1881 il primo presidente della Land Nationalisation Society, criticando alcuni problemi della politica in UK e dei primi Eugenetisti (“L’eugenetica è semplicemente l’interferenza intrigante di un arrogante sacerdozio scientifico”). L’importanza dell’opera di Wallace è senza dubbio legata alla sua teoria della selezione naturale, elaborata appena dopo quella più nota di Charles Darwin; i rapporti tra i due naturalisti sono stati indagati e continuano ad esserlo per una serie di dettagli, vedi in particolare la bellissima raccolta di saggi curati da Smith e Beccaloni (2010) e recentemente per il Bicentenario. Le lettere tra Darwin e i suoi amici (Lyell, Hooker e Huxley in particolare) e il lungo rapporto epistolare con Wallace (vedi in particolare l’articolo di Van Wyhe and Rookmaaker, 2012 e ovviamente http://wallaceletters.info/) ci permettono di ricostruire tanti dettagli: le preoccupazioni, le titubanze e le riluttanze darwiniane, rispetto ad un carattere più deciso e meno dubbioso, quello di Wallace:
Down, 18 giugno 1858
Caro Lyell,
Circa un anno fa, mi raccomandasti di leggere un articolo di Wallace sugli Annali … La tua profezia che sarei stato preceduto si è realizzata abbondantemente. Lo dicesti quando ti spiegai molto succintamente la mia concezione secondo cui la «Selezione Naturale» dipende dalla Lotta per l’esistenza. Non ho mai visto una coincidenza più sorprendente: se Wallace avesse potuto disporre del M. S. del mio abbozzo redatto nel 1842, non avrebbe potuto farne un riassunto migliore!  Persino i termini che usa ora sono nei titoli dei miei capitoli.”

lettera di Darwin a Lyell, 1858

“Nel mio prossimo articolo sul Quarterly, mi avventuro per la prima volta su alcuni limiti al potere della selezione naturale. Temo che Huxley e forse tu stesso li considererete deboli e non filosofici. Desidero soltanto che tu sappia che non sono in alcun modo inseriti per compiacere i lettori del Quarterly, – difficilmente mi sospetterai di questo – ma sono l’espressione di una profonda convinzione basata su prove cui non ho fatto allusione nell’articolo ma che sono per me assolutamente inoppugnabili. Con molti ringraziamenti per i tuoi commenti sul mio libro. Credimi caro Darwin. Distinti saluti Alfred Russell Wallace”

lettera di Wallace a Darwin, 24 marzo 1869

Le differenze concettuali e teoriche pian piano segnarono un profondo solco tra i due scienziati; specialmente nella possibilità di generalizzare la teoria a tutti i viventi: Wallace infatti vedeva l’uomo e la sua mente come una specie particolare, non sottoponibile alla selezione. Non ci fu mai screzio tra i due che si comportarono tra loro sempre in maniera gentile e affettuosa; non scordiamoci che Wallace pubblicò nel 1889 Darwinism; An Exposition of the Theory of Natural Selection with some of its Applications, opera che vide tante edizioni e identificò il termine darwinismo, ancora oggi utilizzato in tanti contesti diversi. Si giunse a questo famoso scambio di opinioni, specialmente sul concetto di adattamento e sulla variabilità senza “finalismo”, concetto centrale nella teoria darwiniana dell’evoluzione:
“Mio caro Wallace,
Devo inviarti qualche riga per ringraziarti, ma non è richiesta alcuna risposta. – … Sarò molto Curioso di leggere il Quarterly: spero che tu non abbia completamente assassinato la tua e la mia creatura. Ultimamente cioè nella nuova edizione dell’Origine sto moderando il mio entusiasmo e attribuendo molto di più alla semplice variabilità senza scopo [useless variability].
– Pensavo di inviartela, ma oso pensare che tu non ti saresti curato di vedere la pubblicazione nella quale discuto il saggio di Nagelis sulla selezione Naturale, che non concerne i caratteri di nessuna importanza funzionale, e che pure sono di alta importanza classificatoria. Hooker è abbastanza convinto di ciò che ho detto su questo punto. Sarebbe singolare se noi ci imbattessimo in conclusioni simili.
– Sei quasi l’ultimo uomo in Inghilterra, che devierebbe di un millimetro dalla sua convinzione per compiacere ogni Editore del mondo.

Tuo, Charles Darwin …”

lettera di Darwin a Wallace, 27 marzo 1869

“Sono spiacente di non essere d’accordo con voi, e questa circostanza mi terrorizza e mi spinge a non aver fiducia in me stesso. Temo che non arriveremo mai a comprenderci reciprocamente.”

lettera di Darwin a Wallace, 1870

L’opera di Wallace non avrebbe avuto importanza senza alcuni incontri con naturalisti appassionati che lo portarono ad organizzare viaggi fondamentali in contesti tropicali, diversi dagli ambienti inglesi, un’esperienza per tanti versi simile a quella di Charles Darwin.
“London e Leicester (Capitolo XVI)
Non ricordo esattamente come fui presentato a Henry Walter Bates, ma penso di aver sentito parlare di lui come di un entomologo entusiasta, e lo incontrai nella biblioteca.
Scoprii che la sua specializzazione era la raccolta di coleotteri, sebbene egli avesse anche una buona serie di farfalle diurne britanniche.…Mi chiese di vedere la sua collezione, e mi meravigliai di trovare il gran numero e la varietà di coleotteri, le loro stranissime forme e spesso meravigliosi segni o colorazioni, e fui ancora più sorpreso quando scoprii che quasi tutto ciò che vedevo era stato raccolto intorno a Leicester, e che ce n’erano ancora molti di più da scoprire.”

Wallace, 1905. My Life (I Vol.), pag. 237

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Appunti di campo di Henry W. Bates su Coleotteri e stadi immaginali (da https://www.nhm.ac.uk/discover/henry-walter-bates-amazon-butterflies.html)

“London e Leicester (Cap XVI)
Ma, come già detto, gli eventi che costituirono il punto di svolta della mia vita furono, prima di tutto la mia conoscenza con Bates, che da un lato mi introdusse al gusto per le meraviglie della vita degli insetti, introducendomi a un nuovo aspetto della natura, e più tardi trovai in lui un compagno senza il quale mai mi sarei potuto avventurare in un viaggio in Amazzonia.”

Wallace, 1905. My Life (I Vol.), pag. 240

Nel 1848 Wallace decise di partire con Bates per il Brasile esplorando il centro dell’Amazzonia e il Rio Negro, e con spirito esplorativo disegnò anche mappe del fiume. word image 60486 2 L’esperienza di ritornare a Londra, sapendo di avere raccolto materiali “irripetibili”, fonte anche di reddito – non scordiamoci che Wallace era proveniente da un ceto sociale più umile, molto diverso da quello di Darwin – fu drammatica, ma allo stesso tempo, come racconta lui stesso, portatrice di una notevole crescita personale:
“A Londra, e il viaggio a Singapore (Cap. XX)
Non sono in grado di descrivere i sentimenti e i pensieri avuti durante questi eventi. Fui sorpreso nello scoprirmi freddo e padrone di me stesso. Pensavo che sarebbe stato molto improbabile riuscire a cavarsela e, mi ricordo, giudicai una sciocchezza l’aver salvato l’orologio e le poche monete che tenevo in mano. Le mie collezioni, invece, si trovavano nella stiva e andarono irrimediabilmente perdute. Cominciai così a realizzare che quasi tutto il ricavato di quattro anni di privazioni e di pericoli se n’era andato.”

Wallace, 1905. My Life (I Vol.), pag. 305

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“The Malay Archipelago the land of the orang-utan and the bird of paradise. A narrative of travel with studies of man and nature” Wallace A. R., 1869. 2 voll. Macmillan & Co., London & New York.

Wallace partì di nuovo nel 1854 per il Sud Est Asiatico. Al suo ritorno scrisse L’arcipelago Malese, il suo libro più leggibile nella sua scorrevolezza, nei dettagli scientifici e umani. Utile a comprendere insieme a “My Life” (1905), il suo libro autobiografico, il carattere, la visione del mondo e della vita del naturalista.
“Sembra che la natura abbia preso ogni precauzione per evitare che questi uccelli, i suoi tesori più squisiti, possano perdere valore con l’essere una troppo facile preda.” 

“È triste, per un verso, che queste deliziose creature debbano trascorrere la loro vita e mostrare il loro fascino solo in regioni selvagge e inospitali, condannate ancora per secoli a una barbarie senza speranza; … Tale considerazione ci porta inevitabilmente a negare l’assunto secondo il quale tutti gli esseri viventi furono fatti per l’uomo. Molti di loro non hanno alcuna relazione con lui.”

“Questa sensazionale novità è stata denominata da G. R. Gray del British Museum, Semioptera wallacii, ossia uccello del Paradiso di Wallace.”

Wallace, 1869. The Malay Archipelago

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Le osservazioni di Wallace non si fermano solo agli aspetti biologici ed ecologici ma toccano anche la nostra specie in una visione estetica ugualitaria, abbastanza lontana dall’interpretazione vittoriana del “selvaggio”.
“Qui, come fra i popoli più selvaggi con cui ho convissuto, ero impressionato dalla bellezza della forma umana; una bellezza che la gente civile che se ne sta fra le quattro mura domestiche a stento riesce a concepire. Cosa sono le più belle statue greche in confronto a questi uomini che vivono, si muovono e respirano ogni giorno intorno a me?”

Wallace, 1869. The Malay Archipelago

word image 60486 4 Wallace riportò in patria non meno di 109.700 esemplari di Insetti, principalmente Lepidotteri e Coleotteri (Darby, 2022). Divertente il vivido racconto della giornata del naturalista e del suo aiutante Charles con il quale condivideva tutto: osservazioni naturalistiche, cattura e preparazione dei materiali:
L’Arcipelago malese – Singapore, Malacca, Borneo (Cap. XXI)
“Vi dirò come si svolge ora una mia giornata. Sveglia alle cinque e mezza, bagno e caffè. Mi siedo quindi a ordinare e sistemare gli insetti del giorno prima, per poi collocarli in un posto sicuro a essiccare. Charles aggiusta i retini per gli insetti, riempie i portaspilli e si prepara per la giornata. … Quindi andiamo in giro sotto un’ombra deliziosa lungo i sentieri tracciati dai boscaioli cinesi fino alle due o le tre del pomeriggio, di solito torniamo con cinquanta o sessanta coleotteri, alcuni dei quali molto rari o molto belli e, a volte, con qualche farfalla. Ci cambiamo d’abito e ci sediamo a uccidere e a fissare gli insetti con gli spilli, Charles lavora su mosche, vespe e cimici; non mi fido ancora di lui rispetto ai coleotteri.

Wallace, 1905. My Life (I Vol.), pag. 338

word image 60486 6 Ancora prima di scrivere L’arcipelago Malese Wallace aveva a lungo ragionato sulla distribuzione geografica degli animali e aveva iniziato ad intuire che i popolamenti non erano solo il risultato di quelle che chiamava “Produzioni Naturali”, risultato diretto dell’influenza ambientale.
“Ma ciò che soprattutto sorprende è che non esiste nulla nell’aspetto o nel carattere fisico di queste isole che ci induca ad aspettarci una tale diversità; le loro differenze fisiche e geologiche non coincidono con le loro differenze zoologiche. C’è un’impressionante omogeneità nelle due metà dell’arcipelago” Wallace, 1860
A questo argomento dedicò il libro The geographical distribution of animals with a study of the relations of living and extinct faunas as elucidating the past changes of the Earth’s surface. Wallace A. R., 1876. 2 voll., Macmillan & Co., London & New York. La posizione di Wallace rispetto all’antico problema della distribuzione delle specie animali è complessa, frutto di cambiamenti e revisioni teoriche: partendo da una posizione “estensionista” che vedeva le distribuzioni delle specie affini come un’estensione di specie ancestrali inizialmente unitarie, arrivò ad un paradigma più vicino a quello darwiniano, un’approccio “permanentista”, secondo il quale la dispersione e l’evoluzione adattativa sono fattori necessari e sufficienti. È assolutamente centrale l’idea, ancora adesso dibattuta, di quando e come intervenga la divergenza delle specie (Bueno Hernandez A., Llorente Bousquets J., 2003). Consideriamo che Wallace e Darwin non conoscevano i complessi problemi legati alla tettonica delle placche e, conseguentemente, ai rilevanti cambiamenti geologici. Ma, aveva anche riflettuto, quasi profeticamente:
“E a quelli che creerebbero un continente per spiegare la migrazione di uno scarabeo, nulla sembrerebbe più probabile di un continente sudatlantico, le cui parti un tempo unite sono le attuali Africa e America meridionale. Ci sono tuttavia così tante prove della stabilità generale di ciò che ora sono i grandi continenti e i profondi oceani…”

Wallace, 1876, pag. 156

word image 60486 8  La riflessione biogeografica di Wallace proseguì con Island life or, the phenomena and causes of insular faunas and floras, including a revision and attempted solution of the problem of geological climates. Wallace A. R., 1880. Macmillan & Co., London & New York. Con la pubblicazione di questo libro Wallace approfondisce il tema della distribuzione delle specie,
“con la ferma convinzione che così facendo otterremo una visione più chiara e più completa del corso della natura, e sempre più certi del fatto che il poderoso caos dell’Essere che vediamo ovunque intorno a noi non è sprovvisto di un piano” 

(Wallace 1903, III edizione).

Nella parte finale della propria vita Wallace si impegnò in problemi sociali e politici abbracciando opinioni socialiste, in parte lontane dalla visione marxiana.
“La mente del tutto materialistica della mia giovinezza e della mia prima maturità si è lentamente modellata in quella socialista, spiritualistica e teista di oggi.”

lettera all’amico ed editore Marchant (in Fichman, 2001)

“Tuttavia alla fine, nel 1889, le mie idee cambiarono radicalmente e da allora sono assolutamente convinto che il socialismo non solo sia perfettamente attuabile, ma sia anche l’unica forma di società degna di uomini civili.”

Wallace, 1905. My Life, a Record of Events and Opinions

word image 60486 9  In Bad Times (1885) affrontò i classici temi socialisti, sottolineando l’aumentare del divario economico tra le classi povere rispetto a quelle ricche. Il sottotitolo dell’opera richiama aspetti tuttora presenti nella nostra economia nazionale e globale.
Un saggio sull’attuale ristagno del commercio, individuando le sue cause negli enormi prestiti stranieri, l’eccessiva spesa per la guerra, l’aumento della speculazione dei milionari, e lo spopolamento delle aree rurali; con suggerimenti sui rimedi”
Nel diagramma III, qui raffigurato, accostò empiricamente i dati relativi all’incremento dell’imposta sul reddito, la povertà che lo Stato supporta, e l’aumento di popolazione dal 1844 al 1882.
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Incremento dell’imposta sul reddito Da Bad Times, 1885, A. R. Wallace

“Nostro padre, nel fiore degli anni, era alto un metro e ottantacinque, con spalle quadrate, ma non molto ampie. Al tempo in cui risalgono i nostri primi chiari ricordi, aveva già la schiena un po’ curva, per le lunghe ore passate alla scrivania; un aspetto, questo, che gli si accentuò con l’età; fu però sempre alto, magro e molto attivo. Camminava con passo sciolto, lungo e dinoccolato, che mantenne per tutta la vita.”

Da Marchant, 1916 in Focher, 2006, pag. 223

“Quando apriva un pacco, se poteva sciogliere il nodo, non tagliava mai lo spago, ma, levatolo, lo riavvolgeva prima di togliere la carta, e anche questa veniva poi ripiegata con cura.”

Da Marchant, 1916 in Focher, 2006, pag. 224

Questi alcuni dei ricordi dei figli William e Violet di Wallace, un naturalista di “incrollabile fiducia nella bontà umana”, talvolta contradditorio e discutibile, ma onesto e gentile.

Immagine2 Bibliografia essenziale: Bueno Hernandez A., Llorente Bousquets J., 2003. L’evoluzione di un evoluzionista. Alfred Russell Wallace e la geografia della vita (Boringhieri edizione italiana). Darby M., 2022. British Coleopterists. Biographies, Collections, Sources. Fichman M., 2004. An Elusive Victorian. The Evolution of Alfred Russell Wallace. Focher F., 2006. L’uomo che gettò nel panico Darwin. Boringhieri Ed. Raby P., 2001. Alfred Russell Wallace. A Life. Smith Charles H., Beccaloni George, 2010. Natural Selection and Beyond: The Intellectual Legacy of Alfred Russel Wallace. Van Wyhe J., Rookmaaker K., 2012. A new theory to explain the receipt of Wallace’s Ternate Essay by Darwin in 1858. Biol. Journal of the Linnean Society, 2012, 105, 249–252. Wallace A. R., 1890. L’Arcipelago malese (Mimesis, edizione italiana 2013). Wallace A. R., 1905. My Life, a Record of Events and Opinions. Wilson J. G., 2000. The Forgotten Naturalist. In search of Alfred Russell Wallace.